Acquisizione del Castello: scoppia la protesta

  • Categoria: Territorio
  • Pubblicato: Mercoledì, 10 Dicembre 2025 12:40
  • 10 Dic

La battaglia politica attorno all’acquisizione del castello visconteo-sforzesco da parte del Comune di Vigevano entra nel vivo. Ieri mattina il piano di acquisizione e valorizzazione è stato pesantemente contestato dal gruppo “Vigevano Aumentata” e dagli ambientalisti di “Sostenibilità Equità Solidarietà”, che hanno definito l’operazione «insostenibile» per le casse pubbliche.

A guidare la mobilitazione sono l’ex assessore alla Cultura Mario Cantella e Massimo Gallina, i quali hanno smontato la proposta dell’amministrazione Ceffa utilizzando – paradossalmente – proprio i documenti prodotti dal Comune: il piano di valorizzazione del 2023 e i dati sui ricavi museali e sugli ingressi.

Gli oppositori hanno scelto una strategia su due fronti: da un lato informare i consiglieri comunali, chiamati prima o poi a esprimersi sulla questione; dall’altro inviare una lettera al Demanio, alla Soprintendenza, alla direzione regionale Musei e allo stesso Comune per chiedere uno stop dell’iter.

Secondo Cantella, infatti, «il piano non rispetta le linee guida del 2021. Se non è conforme, la procedura deve essere bloccata: lo afferma la stessa lettera del Demanio». L’iter, avviato nel 2015, ha visto un passaggio cruciale nel 2023 con l’approvazione del piano elaborato da una società milanese.

I dati economici rappresentano il nodo principale. «Gli incassi del castello sono imbarazzanti – attacca Cantella – appena 28 mila euro all’anno, a fronte di costi di gestione che arriverebbero a 1,3 milioni». Da qui la richiesta di rinviare l’intera operazione alla prossima amministrazione.

Il calcolo dei costi si basa sui 547 mila euro di gestione attuale, a cui si aggiungerebbe l’ammortamento quinquennale per i nuovi spazi previsti dal piano (circa 1,2 milioni), oltre alle retribuzioni delle figure specializzate da assumere. Sul fronte dei ricavi, invece, i numeri oscillano tra gli 80 mila euro del 2023 e i 146 mila del 2024, con un afflusso di visitatori in calo anche nel periodo post-pandemico.

Non mancano altre criticità. «Le associazioni ora devono pagare 120 euro a weekend per utilizzare gli spazi – denuncia Gallina – mentre prima erano gratuiti». Cantella sottolinea inoltre l’assenza di coinvolgimento delle categorie produttive e dei professionisti nella stesura del piano, contrariamente a quanto accaduto con il nuovo Pgt. A ciò si aggiunge, secondo i contestatori, la mancanza di risorse per il marketing turistico – annunciato ma mai finanziato – e l’assenza del tema castello nell’ultimo piano economico di gestione.

A complicare ulteriormente il quadro, i tempi stretti imposti dal Demanio: dagli originari dieci anni della prima bozza, si è passati a cinque. «Così si creerebbe un disavanzo di un milione all’anno – avvertono Cantella e Gallina – e il Comune dovrebbe coprirlo a bilancio».

Intanto il sindaco Ceffa ha espresso la volontà di discutere l’operazione con i partiti della coalizione non appena il Demanio completerà il proprio iter.

Il fronte del dissenso si allarga. «Prima di indebitare il Comune per i prossimi secoli – ironizza Luca Bellazzi, capogruppo del Polo Laico – il sindaco convochi subito le commissioni che abbiamo richiesto il 30 settembre».

Il segretario cittadino del Pd, Marco Vassori, punta invece il dito sui risultati culturali: «L’unico spazio espositivo che funziona davvero è il Museo Archeologico della Lomellina, che però dipende dal Ministero, non dal Comune».

Critici anche i 5 Stelle. «L’operazione è stata condotta senza trasparenza – afferma la consigliera Silvia Baldina – e rischia di esporre il Comune a spese fuori bilancio enormi».

Il dibattito, insomma, è tutt’altro che chiuso. Sul futuro del castello si gioca ora una partita politica destinata a incidere profondamente sulle scelte della città.