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17/10/2024 16:21
Li vediamo in giro con la pioggia e con il sole, sempre in sella alla loro bicicletta, pedalano ore e ore al giorno e ricevendo paghe da fame, è la realtà inquietante che si nasconde dietro il mondo del food delivery, in cui i rider tra turni massacranti ed infortuni mai denunciati sono costretti a lavorare.

Dall’ultima indagine della Nidil- Cgil, emerge così come oltre il 70 per cento dei ciclo fattorini lavori sei o sette giorni a settimanali con orari che superano le dieci ore al giorno. La maggior parte di loro, guadagna tra i 2 e i 4 euro lordi per ogni consegna, mentre solo il 7% arriva a 6-8 euro. Con spese mensili di circa 200 euro per la manutenzione di bici e mezzi, molti riders affrontano una vita di stenti, specialmente in città come Milano.
La maggior parte dei rider intervistati sono di origine straniera, e sono inquadrati con la formula ultra precaria della partita Iva.

Ma non è solo una questione di stipendi. Il 23% dei rider ha subito infortuni, spesso causati da condizioni meteo avverse, e la maggior parte di loro non denuncia per paura di perdere il lavoro. Solo un 15 per cento ha denunciato la caduta ma non sempre ha ricevuto un indennizzo da parte dell’azienda
C’è poi il problema del furto della bici, denunciato da un rider su 3 che fa venir meno la possibilità di lavorare. Infine, solo l’11 per cento dei rider lavora per una sola piattaforma, mentre il 44 per cento per riuscire a portare a casa qualcosa è costretto a lavorare per due o più piattaforme in contemporanea.
Dall’altro lato però l’indagine sulle condizioni di lavoro dei rider arriva nei giorni in cui uber eats ha firmato un accordo storico con i sindacati stanziando 3,8 milioni di euro per risarcire 1.400 rider dopo essersi ritirato dall'Italia, ora però la sfida resta nel rintracciare chi ha diritto a questo risarcimento.