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25/06/2025 18:08
Tesi contrapposte a confronto, mercoledì a palazzo di giustizia durante una nuova udienza sul giallo di Canavera, piccolo borgo tra le colline di Colli Verdi, in Oltrepò, dove a febbraio dell’anno scorso il pensionato di 89 anni Carlo Gatti fu ritrovato riverso a terra in un lago di sangue nella sua camera da letto.
Per la Procura e per i Ris si trattò di omicidio, commesso dalla nipote acquisita Liliana Barone, da allora in carcere a Vigevano e oggi presente in aula, che lo avrebbe colpito alla testa per poi lasciarlo morire sul pavimento.
Per la difesa, al contrario, la donna è innocente e si sarebbe trattato di un tragico incidente: lo stato di confusione mentale derivante dallo shock unito all’assunzione di alcool avrebbero contribuito a far aumentare i sospetti sulla donna, che lo aiutava nelle faccende domestiche, con ricostruzioni dei fatti incongruenti e ammissioni di colpe che, in realtà, non ci sarebbero state.
Durante l’udienza sono stati ascoltati i carabinieri del nucleo investigativo di Pavia, che hanno svolto i primi accertamenti, e il consulente della difesa, il criminologo Dario Redaelli, di recente ingaggiato anche dalla famiglia Poggi nell’ambito delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, che ha fornito una ricostruzione antitetica a quella della Procura.
Il prossimo 14 luglio il giudice Luigi Riganti sentirà il perito nominato da tribunale che dovrà riferire sulle condizioni psichiche dell’imputata, la settimana successiva, il 21 luglio è in programma la discussione finale. La sentenza potrebbe arrivare subito dopo l’estate.