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07/08/2025 14:47
Dal forte odore di benzina sui vestiti, fino alle tracce di veleno sul suo corpo. Sono gli elementi al vaglio dell’Istituto di medicina legale di Milano, che dovrà esaminare il feretro di Francesco Ancona, il 48enne mortarese ritrovato cadavere nel febbraio di 38 anni fa, sul ciglio della strada che da Mortara porta a Ceretto.
Nei giorni scorsi la salma è stata riesumata dal cimitero di Castellamare del Golfo, in provincia di Trapani, dove era stato sepolto, dopo che la Procura di Pavia ha riaperto il caso, inizialmente archiviato come suicidio. L’ipotesi ora al vaglio degli inquirenti è che si tratti di omicidio.
Sono due gli indagati con l’accusa di omicidio aggravato in concorso e con soggetti terzi, non specificati. Si tratta della moglie di Francesco Ancona, Giovanna Navarra, e Domenico Scarfò, il presunto sicario, che all’epoca dei fatti frequentava la casa degli Ancona.
Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia, i cui risultati si conosceranno alla fine di ottobre. Diverse le incongruenze segnalate dai legali delle figlie, che si sono costituite parte offesa nell’inchiesta. Secondo le ricostruzioni della Procura di allora, Ancona si sarebbe avvelenato e dopo si sarebbe gettato volontariamente contro una betoniera.
Ora l’accusa sostiene i due indagati avrebbero indebolito fisicamente la vittima con del veleno, poi l’avrebbero aggredita con un oggetto contundente, sferrandole diversi colpi. Il corpo sarebbe stato quindi cosparso di benzina. Infine l’investimento mortale contro una betoniera, al fine di inscenare il suicidio.
A non convincere, in particolare, il fatto che sul cadavere di Ancona non fossero state trovate allora tracce di contusioni compatibili con un investimento mortale. La vittima era stata ritrovata infatti con il cranio fracassato e lesioni in faccia e sul collo. Saranno quindi i tre periti incaricati dalla Procura per compiere gli accertamenti medico-legali, a fare chiarezza sulla vicenda nei prossimi mesi e cercare di ristabilire la verità.