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14/02/2025 18:29
Una cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni è morta nelle scorse settimane a casa sua, nella località dove viveva, in Lombardia, a seguito dell'auto-somministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria. È la prima volta che quello che viene comunemente chiamato suicidio assistito, avviene in Lombardia, la sesta in Italia.
La donna, a causa della malattia, era paralizzata e costretta a una condizione di totale dipendenza e necessità di assistenza continuativa. Nel suo ultimo messaggio ha spiegato di aver avuto una vita “breve, ma intensa e felice. “L'ho amata all'infinito e il mio gesto di porvi fine non ha significato che non l'amassi”
Una battaglia, quella sul fine vita, che vede in prima linea l’associazione Luca Coscioni di Marco Cappato e Filomena Gallo, che sottolineano come Regione Lombardia abbia “fornito l'aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere farlo, confermando nei fatti ciò che avevamo sostenuto anche in occasione dell'irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiararsi incompetente in materia". Dopo gli ultimi eventi, chiedono al presidente Fontana di tornare sulla materia e riesaminarne il contenuto.
Il governatore però tiene a sottolineare che “non è una questione di autorizzare" il suicidio medicalmente assistito. “L'autorizzazione –spiega infatti - l'ha data la Corte costituzionale con le proprie sentenze, mentre noi non abbiamo fatto altro che, attraverso il codice etico, trovare delle linee di condotta che verranno estese a tutta la Regione". Fontana ha anche ribadito la necessità di una legge nazionale sul tema.
Attacca il PD lombardo, con il capogruppo Pierfrancesco Majorino che parla di un quadro inquietante in Regione e annuncia un accesso agli atti “per fare chiarezza sulla procedura seguita nel primo caso di suicidio assistito in Lombardia, visto che, per scelta della maggioranza, la Lombardia non ha una legge che regolamenta la procedura stessa”.
Sul tema però potrebbe anche aprirsi un fronte interno alla maggioranza. Matteo Forte di Fratelli d’Italia, storica anima delle correnti cattoliche milanesi di centrodestra, presenterà un'interrogazione all'assessore al Welfare Guido Bertolaso. “È molto grave - spiega Forte - perché sull'identificazione e sulla prescrizione del farmaco, ad oggi non esiste alcuna competenza del Servizio sanitario”.
Sul tema, Bertolaso ha spiegato che la regione ha “semplicemente seguito il dettame della Corte costituzionale, una sentenza della Consulta significa che diventa un diritto costituzionalmente acquisito".