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13/03/2025 18:05
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, torna a esprimersi sul caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Nel 2017, lo stesso magistrato aveva firmato la richiesta di archiviazione per Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, oggi nuovamente indagato.

Venditti ribadisce la sua convinzione: non ci sono elementi nuovi contro Sempio. Già all'epoca, le tracce di DNA rinvenute sulle unghie della vittima erano state considerate labili e non utilizzabili. Inoltre, Sempio frequentava abitualmente casa Poggi e l’alibi fornito – uno scontrino di un parcheggio a Vigevano – era stato ritenuto solido. Anche altri dettagli, come il numero di scarpe e il tipo di bicicletta dell'indagato, non coincidevano con quelli dell’assassino.

Per l’ex procuratore, si tratta dell'ennesimo tentativo della difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere, di riaprire il caso.

D'altro canto, la madre di Alberto Stasi, Elisabetta Ligabò, ha espresso il suo stato d’animo in un’intervista a un quotidiano. Provata dagli anni di battaglie giudiziarie, ha parlato di una nuova speranza per fare luce sul caso e rendere giustizia alla vittima.
Stasi continua a dichiararsi innocente. La mamma si augura che le nuove indagini possano portare a una svolta e alla verità sul delitto avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.

L'avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, ha replicato alle dichiarazioni di Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, il quale, dopo il prelievo del DNA del suo assistito presso la Caserma Montebello di Milano, ha parlato di una "macchinazione". De Rensis ha commentato con sarcasmo, affermando che tali parole sono "musica per le sue orecchie" e auspicando che l’accusa di macchinazione venga formalmente portata all'attenzione della Procura della Repubblica, sottolineando la gravità dell’affermazione.
Nel frattempo, gli ex legali di Alberto Stasi annunciano querela contro Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, per le sue dichiarazioni ritenute "gratuite e gravemente lesive" in merito a una presunta "macchinazione" che avrebbe portato all’indagine su Sempio nel 2017. Gli avvocati ribadiscono l’intenzione di difendere la propria reputazione nelle sedi opportune, auspicando una chiusura definitiva della vicenda.