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06/10/2025 14:04
Milano, la Galleria Vittorio Emanuele II torna al centro di una sentenza che ridisegna i confini della tutela culturale nel cuore della città. Il Consiglio di Stato ha messo un punto — o meglio, due. Primo: non solo la Galleria, ma anche gli edifici che la circondano sono intoccabili. Secondo: all’interno, invece, si potrà intervenire, con qualche libertà in più.
Il verdetto arriva dopo i ricorsi di alcune società proprietarie di immobili in via Pellico, piazza Duomo e via San Raffaele — palazzi che ospitano hotel, boutique e uffici — contro il vincolo monumentale imposto nel 2022 dal Ministero della Cultura. Per i giudici, però, l’intero blocco architettonico che si estende tra via Mengoni, via Marino e via San Raffaele rappresenta un’opera unica, nata da un progetto coerente: quello di Giuseppe Mengoni, lo stesso architetto che nel 1800 ridisegnò il volto del centro cittadino e costruì “il salotto di Milano”.
Tradotto: tutto ciò che si affaccia sulla Galleria o ne completa la cornice fa parte di un’unica visione estetica e storica, e come tale non può essere alterato. Niente modifiche alle facciate, ai portici o agli elementi strutturali che compongono il celebre quadrilatero tra il Duomo e la Scala.
Diverso il discorso per gli interni, che nel corso dei decenni hanno cambiato più volte funzione — da abitazioni a negozi, da uffici a ristoranti — e quindi non conservano lo stesso valore storico-artistico. Qui, spiega la sentenza, si potrà continuare a ristrutturare e adattare gli spazi, purché non si intacchi l’armonia complessiva del complesso.
In sintesi: all’esterno tutto resta com’è, dentro si può innovare. Il risultato è una linea di equilibrio fra tutela e vivibilità, che lascia respirare il salotto di Milano senza snaturarne l’anima.