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22/04/2025 17:15
È attesa per mercoledì 23 aprile l’udienza di convalida del fermo di Dawda Bandeh, il 28enne originario del Gambia accusato dell’omicidio di Angelito Acob Manansala, domestico filippino di 61 anni. Un delitto che ha scosso la città e che si è consumato nella quiete apparente di una villa liberty in via Randaccio, in zona Arco della Pace, durante la domenica di Pasqua.

Il sospettato è attualmente detenuto a San Vittore, fermato con l’accusa di omicidio dopo un’escalation di comportamenti anomali e aggressivi cominciata già nei giorni precedenti. I contorni della vicenda sono oggetto di indagine da parte della magistratura milanese, che dovrà ora fare chiarezza su quanto accaduto.

L'episodio più grave è avvenuto alle 8.38 di domenica 20 aprile, quando le telecamere di videosorveglianza della villa in via Randaccio riprendono Bandeh mentre si introduce nella proprietà, apparentemente dopo aver scavalcato la recinzione. Secondo le prime ricostruzioni, il giovane avrebbe colto un momento di assenza del domestico per introdursi nell’abitazione.

Al rientro, Angelito Manansala sarebbe stato aggredito e strangolato. Il suo corpo sarà ritrovato solo in serata, quando il proprietario di casa – un 52enne cittadino israeliano, figura di rilievo in un’organizzazione filantropica – torna in città dopo le vacanze pasquali, insieme alla figlia. Trova il collaboratore riverso a terra e intravede un estraneo in casa. Riesce a chiudere la porta e chiama subito il 112.

L’arrivo delle Volanti è tempestivo. Bandeh non tenta la fuga, ma oppone resistenza agli agenti: per immobilizzarlo si rende necessario l’uso del taser. In tasca ha solo 80 euro. Sarà poi condotto all’ospedale Fatebenefratelli per i controlli di rito e successivamente trasferito in carcere su ordine del pm di turno, Andrea Zanoncelli.

Quella di Pasqua, però, è solo l’ultima tappa di un fine settimana inquietante. La mattina del sabato precedente, Bandeh si era introdotto su un balcone in via Crema, zona Porta Romana, rubando un ombrello e un paio di jeans. Fermato e identificato, era stato denunciato a piede libero per furto.

Il giorno seguente, all’alba, un nuovo episodio: verso le 5.30 del mattino, viene sorpreso a scalare i piani di un condominio tra via Melchiorre Gioia e via Cagliero. Due residenti chiamano il 112, ma il giovane riesce a fuggire prima dell’arrivo dei carabinieri. Sarà però rintracciato poco dopo in via Sammartini. Anche in questo caso, scatta una denuncia per violazione di domicilio, ma nessun segnale lascia presagire l’epilogo drammatico che si consumerà solo tre ore dopo.

Gli investigatori stanno ora cercando di capire cosa abbia spinto il giovane gambiano a trasformarsi, nel giro di 48 ore, da ladro maldestro ad aggressore letale. Non risultano al momento segnalazioni di disturbi psichiatrici o ricoveri, ma la sua condotta lascia ipotizzare uno stato di alterazione mentale o disagio profondo.