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03/06/2025 17:52
Salvaguardare il santuario della Bozzola. L'appello lo lancia la diocesi di Vigevano, che afferma la propria decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare “da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere”. Il riferimento esplicito è a un collegamento tra il santuario della Bozzola a la nuova indagine della procura di Pavia sull'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. Per l'omicidio c'è un condannato in via definitiva che è l'ex fidanzato Alberto Stasi, ma è indagato anche l'amico del fratello di Chiara Andrea Sempio. La procura, a seguito di alcune indiscrezioni e di un'intervista rilasciata da Flavius Savu, condannato per estorsione ai danni dell'ex rettore del santuario Gregorio Vitali (nell'ambito di uno scandalo sessuale), ha acquisito le carte di quel procedimento. "In relazione alle notizie diffuse negli ultimi giorni dai media riguardanti un possibile collegamento tra il Santuario della Bozzola e la nuova indagine della Procura di PAVIA la Diocesi di Vigevano – si legge in una nota - afferma la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere. L'unico interesse della Diocesi è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario, nel pieno rispetto dei religiosi oggi impegnati a organizzarle e a svolgerle e dei tanti fedeli che frequentano questo luogo mariano per partecipare a celebrazioni e incontri". Si fa poi riferimento proprio a quel processo che viene da molti collegato alla morte di Chiara Poggi. "In relazione ai fatti verificatisi nel 2014 e che erano stati al centro di un'altra inchiesta della magistratura - conclude la nota -, viene ribadito che gli organismi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza". Savu e un altro connazionale furono condannati per estorsione ai danni del rettore, che avevano adescato con l'intento di filmarlo in situazioni compromettenti e poi ricattarlo. Il contenuto delle riprese era a carattere sessuale. Dopo aver ottenuto il video, cominciarono a minacciarlo, chiedendogli denaro per non diffondere il filmato.