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Videonews


13/11/2025 19:57
“È impossibile recuperare il capitale sociale”. La doccia fredda, per le centinaia di agricoltori soci di Terre d’Oltrepò che, giovedì pomeriggio, si sono riuniti in assemblea a Broni, è arrivata per bocca del commissario liquidatore Luigi Zingone, nominato in fretta e furia ad agosto dal Ministero.
Circa 12 milioni di euro evaporati, i risparmi di una vita, la sicurezza di una vecchiaia serena, per molti, cancellati, azzerati. All’annuncio dalla platea si leva un brusio di disapprovazione, ma i numeri sono numeri, e dicono che, ad oggi, in totale, tra le due società, Spa e cooperativa, ci sono debiti per circa 36 milioni di euro e un valore di mercato della cantina, stimato l’anno scorso e quindi da verificare, praticamente uguale.
Cioè, se si riuscisse a vendere tutta la Spa (ovvero le tre cantine e il vino in magazzino) a prezzo pieno (cosa anche questa altamente improbabile) il saldo sarebbe zero.
Tuttavia, ha precisato il commissario, nello scoramento generale, non tutto è perduto per la vendemmia 2024: la vendita di tutti i beni, su cui dovrà decidere l’amministratore unico ma che sembra altrettanto inevitabile, potrebbe sbloccare risorse per pagare i soci, in tutto si parla di 6,5 - 7 milioni.
Per questo durante l’assemblea è fissato il prezzo medio dell’uva: 42 euro al quintale.
Verso la fine, dalla platea si è levata una voce: “Dove sono tutti i nostri soldi? Non possono essere spariti nel nulla!”. Il commissario ha assicurato la verifica puntuale di tutte le spese sostenute negli ultimi anni.
“Con l’amministratore delegato Umberto Callegari”, figlio dell’ex presidente Lorenzo, e unico dipendente della Cooperativa, “è stato risolto il contratto - ha riferito Zingone rispondendo alla domanda di un socio - alcune settimane fa”.