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18/04/2025 15:45
Tentava di lasciare l’Italia senza versare un euro, ma il Tribunale di Milano ha imposto a Uber Eats di pagare il conto. E non è leggero: circa 7 milioni di euro destinati ai suoi ex rider.
La somma complessiva copre due fronti. Da un lato, gli accordi individuali con chi ha fatto causa alla piattaforma dopo la chiusura delle attività; dall’altro, l’intesa collettiva firmata lo scorso ottobre davanti al Ministero del Lavoro, in tutto 1.391 ciclofattorini licenziata. Un’uscita che si voleva silenziosa, quella di Uber, bloccata però da una sentenza che ha fatto giurisprudenza: la società, pur avendo inquadrato i rider come autonomi, non poteva evitare gli obblighi previsti in caso di delocalizzazione e licenziamento collettivo.
Gli indennizzi, che vanno da mille fino a oltre 11.000 euro a persona, saranno calcolati in base alla media delle consegne e ai ricavi mensili. Secondo Nidil Cgil, che ha seguito tutta la vertenza, i bonifici legati all’accordo collettivo dovrebbero arrivare entro luglio. Più frammentata la situazione di chi ha scelto la via giudiziaria: alcuni sono già stati liquidati, altri sono ancora in attesa.
Intanto il settore continua a mostrarsi fragile. Una recente indagine dell’Università Statale di Milano ha rilevato che il 29% dei rider ha avuto incidenti con conseguenze ospedaliere, il 12% è stato vittima di aggressioni, e oltre il 60% lamenta problemi di salute legati al lavoro. A dicembre anche la piattaforma Stuart ha lasciato il Paese da un giorno all’altro, senza tutele per i lavoratori. La gig economy, in Italia, resta ancora terreno instabile.