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24/01/2025 17:35
Per la prima volta, uno dei tanti fascicoli aperti dalla Procura di Milano sull’urbanistica si trasforma in processo. Otto persone, tra imprenditori, tecnici e funzionari comunali sono infatti stati rinviati a giudizio per il caso della Torre Milano di via Stresa.
Inutile dire che la notizia ha attivato tutte le antenne politiche di chi governa la città. Per il centrosinistra, infatti, il tema adesso è spingere il Senato ad approvare il cosiddetto Salva Milano in tempi rapidi. Per questo, Filippo Barberis, capo di gabinetto del sindaco, sarà in missione a Roma, nei saloni di Palazzo Madama a perorare la tesi del Comune.
Missione tutt’altro che semplice, visti i tanti nasi storti tra le fila della stessa opposizione, dove molti senatori puntano a modificare il testo già approvato dalla Camera. Il nodo però sta tutto qui: nei tempi. Il senato non affronterà la discussione prima di aprile e se dovesse passare anche solo una piccola modifica, il testo dovrebbe ritornare a Montecitorio, spingendo un’eventuale approvazione definitiva al 2026. Decisamente troppo in là per Palazzo Marino, che ha bisogno del Salva Milano per farsi scudo da nuovi fascicoli che potrebbero aprirsi in Procura.
Insomma, in questo caso, il processo è arrivato prima della legge. Sul caso specifico della torre di via Stresa, spacciata come semplice ristrutturazione di un edificio molto più basso, il Comune si dimostra però tranquillo e non sorpreso del rinvio a giudizio.
La decisione del gup Teresa De Pascale porterà al dibattimento il prossimo 11 aprile, con le accuse di abuso edilizio e lottizzazione abusiva. In base alle imputazioni, i due ex dirigenti comunali coinvolti avrebbero procurato un "ingiusto vantaggio economico" agli imprenditori-costruttori grazie auna determina che non teneva conto che si trattava di un edificio di nuova costruzione.