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24/10/2025 16:38
Rompere il silenzio, spezzare un tabù che ancora oggi segna la vita di milioni di donne nel mondo.
Le mutilazioni genitali femminili non sono una realtà lontana: anche in Italia ci sono donne che le hanno subite.
Secondo un nuovo studio condotto dall’Università Bicocca di Milano e dall’Università di Bologna, sono circa 88.500 le donne presenti nel nostro Paese che hanno vissuto sulla propria pelle questa violenza. La grande maggioranza, il 98%, è nata all’estero: somale, nigeriane, egiziane, etiopi. Donne che hanno subito la mutilazione da bambine, nei Paesi d’origine, prima di arrivare in Italia.
Ma ci sono anche casi, più rari ma non assenti, di bambine mutilate in modo clandestino, o portate nei Paesi d’origine per subire la pratica, nonostante in Italia sia vietata per legge.
Le bambine potenzialmente a rischio oggi nel nostro Paese sono circa 16 mila, di cui 9 mila nate in Italia.


Numeri che fanno paura, ma che raccontano anche un cambiamento generazionale.
Dalla Sala Consiglio di Palazzo Isimbardi, dove si è tenuto l’incontro promosso dalla Bicocca, dall’università di bologna Bologna e Amref, arriva un messaggio di speranza: le seconde generazioni stanno rompendo il muro del silenzio. Giovani donne e uomini con background migratorio che scelgono di parlare, di confrontarsi, di trasformare il dolore in consapevolezza.
Un segnale che si riflette anche a livello globale: nel mondo le mutilazioni genitali femminili, che colpiscono 230 milioni di donne, sono in diminuzione tra le più giovani, grazie a istruzione, dialogo e interventi nelle comunità.
Un cammino lungo, ma possibile: perché ogni voce che si alza contro questa pratica è un passo verso la libertà e la dignità di tutte le donne.