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21/02/2025 17:52
Più voce in capitolo per le piccole aziende di filiera, da sempre ai margini delle decisioni più importanti. Il nuovo sistema di voto del Consorzio dei vini dell’Oltrepò prova a risolvere uno dei problemi più diffusi nei consorzi italiani, ovvero la differenza di “peso” politico tra aziende (cantine in questo caso) piccole, che in termini numerici rappresentano sempre la maggioranza, e quelle più grandi, che pur se numericamente inferiori pesano molto di più per il volume di produzione.
Insomma, chi produceva (e pagava) di più, decideva. E, giustamente, anche le grandi aziende, soprattutto imbottigliatrici in questo caso, hanno le proprie ragioni a rivendicarlo, e non per nulla alcune piuttosto importanti hanno deciso di dire addio al Consorzio che stava per imboccare questa strada.
Un rompicapo, insomma, di cui si parla da decenni ma che, fino ad oggi, non aveva trovato una soluzione. Ecco allora come funziona il nuovo statuto appena approvato a larghissima maggioranza.
Primo punto: ogni socio, a prescindere dalla produzione, ha un numero minimo di 10 voti. “Significa - hanno spiegato dall’ente - decuplicare il peso dei piccoli produttori e renderli più protagonisti delle scelte, garantendo l’equilibrio generato dal criterio di proporzionalità”. Questa - secondo il nuovo statuto - sarebbe “perfetta”, poiché tiene conto della produzione denunciata, della quota pagata e del numero di voti disponibili: l’obiettivo è promuovere la democraticità tra i soci.
Infine, con il nuovo statuto è stato introdotto un premio per chi si occupa dell’intera filiera: in pratica le aziende che svolgono tutte le fasi della produzione (dal vigneto alla bottiglia, passando per la cantina) potranno contare di più grazie all’applicazione di un moltiplicatore del 25% dei voti.
Questa soluzione - spiegano da Torrazza Coste - “è innovativa in Italia per risolvere una criticità del sistema di rappresentatività nei Consorzi” ed è stata supportata da Federdoc e dal Ministero delle Politiche Agricole.