Eventi a Vigevano:

Cerca nel sito

Cerca telefono

cognome o nome azienda

Videonews


22/01/2025 19:07
“Il mio assistito non c’entra nulla con questa storia, lo dimostreremo”. Così l’avvocato difensore di Davide Del Bò, il 40enne di Bressana accusato di aver preso parte all’efferato omicidio del pensionato Enore Saccò ucciso e bruciato nella sua casa di Bressana esattamente un anno fa.
Del Bò è il quarto uomo alla sbarra, l’unico ad aver continuato a sostenere la propria innocenza ed estraneità ai fatti, dopo che gli altri tre imputati sono stati condannati a novembre, tra cui il principale indagato, Omar Cosi, a cui sono stati inflitti 16 anni di carcere con il rito abbreviato. A differenza degli altri due sodali di Cosi, che lo avrebbero aiutato in qualche modo e che hanno patteggiato pene tra un anno e mezzo e 3 anni di reclusione, Del Bò si è sempre dichiarato estraneo ai fatti ed è l’unico dei quattro ad aver deciso di affrontare il dibattimento.
Il processo si è aperto mercoledì mattina con la prima udienza in cui sono state fissate le prossime tappe che prevedono innanzitutto l’audizione dei testimoni e dei periti. Secondo il suo difensore Rosario Tripodi, Del Bò sarebbe del tutto estraneo ai fatti e ciò sarà dimostrato grazie a testimoni chiave che gli forniranno alibi di ferro.
Secondo quanto riferito dal legale il 40enne conosceva il pensionato ucciso e lo aveva anche aiutato in passato a sbrigare alcune faccende: è questa la ragione delle impronte trovate sul furgone della vittima, trovato nei giorni successivi al delitto lungo l’argine del torrente Coppa con evidenti tracce di sangue. Secondo la procura sarebbe stato proprio lui a portarlo lì, nel tentativo di depistare le indagini.
Sarà il processo a chiarire questo aspetto, dato che il movente e la maggior parte dei dettaglia dell’accaduto sembra siano stati ormai in buona parte acclarati. Nei mesi precedenti il delitto Omar Cosi aveva rilevato un bar in paese di proprietà di Saccò impegnandosi a pagare un affitto di 1000 euro al mese. Il canone di gennaio però non sarebbe stato pagato e il proprietario aveva minacciato lo sfratto.
La sera dell’omicidio Cosi con la compagna e alcuni degli indagati era andato a casa del pensionato per trovare un accordo, ma era scoppiata una violenta lite finita con l’omicidio. Per sbarazzarsi delle prove Cosi avrebbe chiesto aiuto agli altri indagati, che lo avrebbero aiutato a dar fuoco alla casa e far sparire, portandolo, lontano alcuni kilometri, il furgone bianco di Saccò.