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17/09/2025 18:19
Le Olimpiadi invernali di Milano Cortina finiscono inevitabilmente intrecciate con lo scenario internazionale. Negli ultimi giorni è esplosa la polemica sull’ipotesi di escludere Israele dalle competizioni, alla luce del conflitto che si sta consumando a Gaza: un appello arrivato dal premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha paragonato il caso a quello di Russia e Bielorussia. Ma il Comitato Olimpico Internazionale ha respinto l’istanza, ribadendo che sia Israele sia Palestina hanno i loro comitati nazionali, riconosciuti da anni e pienamente conformi alla Carta Olimpica.
Una partita delicata, che non riguarda i governi ma la cornice olimpica e il principio di neutralità dello sport. Israele e Palestina, ricordano dal Cio, convivono da quasi trent’anni all’interno dei Giochi, con delegazioni che hanno sempre preso parte alle edizioni più recenti. Proprio su questo tema è intervenuto l’ex numero uno del CONI Giovanni Malagó.
In questo quadro, prende forma un altro passaggio simbolico: la firma della tregua olimpica, attesa il 19 novembre a New York. Una tradizione che accompagna ogni Olimpiade, un appello rivolto alla comunità internazionale per sospendere i conflitti durante i Giochi. Un passaggio che assume un significato particolare: l’Italia si prepara a ospitare il più grande evento sportivo della sua storia recente, ma lo farà con un mondo che, per ora, resta segnato da guerre ed escalation anche se, a 142 giorni dall’inizio delle competizioni, resta la speranza che lo scenario possa cambiare.