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05/05/2025 16:58
Sette nuovi arresti scuotono ancora una volta il mondo del tifo organizzato milanese. Cinque persone sono finite in carcere e due agli arresti domiciliari in un ulteriore sviluppo della maxi inchiesta sulle curve dello stadio San Siro.

Il nuovo filone dell’indagine – che lo scorso settembre aveva già portato a una raffica di arresti tra i capi ultrà della curva Nord dell’Inter e della Sud del Milan – punta i riflettori su gravi episodi di usura, estorsione e frode fiscale, aggravati, in alcuni casi, dalla finalità mafiosa per l’agevolazione della cosca della famiglia Bellocco, potente clan della ’ndrangheta calabrese.

Al centro delle accuse un intreccio pericoloso tra criminalità organizzata e ambienti ultrà. Tra gli episodi più inquietanti, un prestito di circa 400 mila euro con interessi fino al 400% a un imprenditore comasco, titolare di una società attiva nella produzione televisiva. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Domenico Santoro, l’imprenditore sarebbe stato oggetto di pesanti minacce: “Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei”, gli avrebbe detto uno degli indagati, riferendosi ad Antonio Bellocco, giovane esponente della cosca, ucciso lo scorso settembre proprio dall’ex capo ultrà interista Andrea Beretta, oggi collaboratore di giustizia.

Beretta – già detenuto per l’omicidio – ha fornito elementi chiave alle indagini, insieme alle testimonianze delle vittime e a verifiche economico-finanziarie approfondite. I pm parlano di una rete estorsiva che includeva pagamenti estorti al gestore dei parcheggi dello stadio Meazza, per “tranquillità ambientale” durante le partite, e pressioni per escludere Beretta dalla sua società di merchandising.

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere per Francesco Intagliata, già arrestato nel blitz di settembre, Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio, Davide Scarfone e Domenico Sità. Agli arresti domiciliari, oltre a Carmelo Montalto, è finito anche Mauro Russo, imprenditore del mondo dei parcheggi del Meazza, socio d’affari dell’ex storico capitano del Milan Paolo Maldini e della bandiera dell'Inter Bobo Vieri.

Davide Scarfone, secondo le indagini, sarebbe stato molto vicino a Bellocco, tanto che quest’ultimo avrebbe interceduto affinché Javier Zanetti, vicepresidente dell’Inter, presenziasse a un evento legato agli affari imprenditoriali dello stesso Scarfone. Questo particolare emerge chiaramente nell’ordinanza cautelare, dove si parla di un “rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della curva Nord e la società interista”.

Oltre a usura ed estorsioni, viene contestato anche l’uso di una società per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, finalizzate all’evasione dell’IVA. Anche questo fronte era inizialmente collegato ad Antonio Bellocco.