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23/04/2025 15:59
Non è un’eccezione, è la regola: al carcere minorile Beccaria la tensione è ormai cronica. L’ultima rivolta, l’ennesima di una lunga serie, è scoppiata nelle scorse ore. A denunciarlo è il Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che parla di una nuova aggressione ai danni di due agenti: uno colpito al volto con una mattonella staccata dalla cella, l’altro morso alla mano nel tentativo di contenere la protesta.
Motivo del caos, secondo quanto riportato dal sindacato, la protesta per il trasferimento di un detenuto. Un pretesto, forse, ma che ha nuovamente trasformato i corridoi dell’istituto in un campo di battaglia. A farne le spese, come spesso accade, è stato il personale di sorveglianza, sempre più esposto a pericoli e violenze in un contesto definito “insostenibile”.
Il Sappe denuncia da tempo una situazione fuori controllo. Il segretario lombardo Alfonso Greco parla di un clima esasperato in cui gli agenti, nonostante la carenza di risorse e l’assenza di tutele adeguate, continuano a garantire la sicurezza con dedizione. Ma il prezzo da pagare è alto, e la sensazione è che il Beccaria stia diventando un simbolo del fallimento di un sistema incapace di garantire ordine e protezione.
La rivolta di ieri si aggiunge a una lunga lista di episodi simili: solo a marzo scorso, al secondo piano dell’istituto, i detenuti avevano dato fuoco ai materassi e lanciato piastrelle contro gli agenti. Anche allora ci furono feriti e ricoveri. Anche allora, promesse e appelli.
Il Sappe ribadisce la necessità di un cambio di rotta immediato: più agenti, maggiori misure di sicurezza e una gestione diversa di un carcere che sembra vivere in stato d’emergenza permanente. Perché al Beccaria, ormai, la vera notizia sarebbe il contrario: un giorno senza violenza.