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17/03/2025 17:28
Dazi del 25, poi del 100, infine del 200% sul vino prodotto in Europa e diretto negli Stati Uniti. L’ultima “sparata” del presidente Donlad Trump ha allarmato, e non poco, il comparto vitivinicolo italiano e, di conseguenza quello dell’Oltrepò pavese, dove le cantine che hanno un canale di vendita aperto con gli Usa non stanno dormendo sonni tranquilli. Perché se i dazi del 25% annunciati prima rischiavano già di per sé di trascinare verso il basso il fatturato delle cantine pavesi, quelli del 200 potrebbero diventare una pietra tombale sulle ambizioni commerciali oltrepadane nel mercato a stelle e strisce.
Un mercato che, per l’Oltrepò vale 2,7 milioni all’anno, un’inezia rispetto ad altri territori come il Trentino o il Piemonte che con alcune denominazioni stanno facendo numeri decine di volte più grandi. Ma, ancora una volta, di sicuro, per ora, c’è poco. Il fatto che, nonostante l’aumento delle vendite registrato negli anni scorsi, i vini pavesi siano ancora poco conosciuti oltreoceano, limita l’impatto potenzialmente devastante sull’economia del territorio, ma allo stesso tempo l’introduzione dei dazi potrebbe rappresentare un freno lo sviluppo di un mercato ricco di potenzialità.
Si aggiunga il fatto che i prodotti più penalizzati - secondo il Consorzio di tutela - sarebbero quelli di fascia media, ovvero fra i 4 e gli 8 euro per i vini e tra i 10 e i 20 per gli spumanti. Gli osservatori al momento concordano nel dire che i mega dazi del 200% potrebbero essere di fatto inapplicabili, per la forte contrarietà che susciterebbero dentro gli Stati Uniti, fra gli stessi importatori, mentre quelli al 25% potrebbero costituire una barriera si pesante ma non insuperabile.