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22/10/2025 16:41
Un voto segreto, una manciata di schede, e la crepa nella maggioranza è servita.
Federica Picchi, sottosegretaria allo Sport e ai Giovani della Regione Lombardia, si salva per appena due voti, ma il dato politico resta: anche dentro il centrodestra c’è chi non la vuole più.

A far esplodere la miccia, la mozione urgente di censura presentata dal Pd e firamata da tutta la minoraza dopo le storie No Vax rilanciate su Instagram, in cui Picchi aveva condiviso un video complottista sui vaccini ai neonati e una possibile correlazione con l’autismo. La richiesta era di discuterla subito in Aula, quindi riconoscendo l’urgenza: 40 consiglieri su 63 hanno detto sì. Ne bastavano 42 per raggiungere i 2/3 dell’aula e aprire il dibattito. Tradotto: almeno 17 voti “ribelli” sarebbero arrivati proprio dai partiti di maggioranza.

Franchi tiratori che spuntano da Forza Italia, Lega e persino Fratelli d’Italia, il partito della stessa Picchi. Un segnale politico che pesa, e che molti leggono come un messaggio interno: “la sottosegretaria non ha più la fiducia di tutti”.
C’è chi però prova a ridimensionare: qualcuno avrebbe votato a favore solo per togliersi la patata bollente, evitando che la mozione tornasse più avanti, cosa che avverrà il prossimo 4 novembre. Ma il risultato resta comunque un campanello d’allarme per la tenuta della coalizione.

Un segnale politico pesante per una sottosegretaria già finita nel mirino per la gestione autoritaria del suo staff e i rapporti tesi con la ex collaboratrice roberta Capotosti vicina a La Russa.
Nel giorno della sua autodifesa in Consiglio, Picchi esce quindi più indebolita che assolta: la maggioranza traballa, e i conti — politici e personali — potrebbero non essere finiti qui.