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23/04/2025 17:17
Si è svolto mercoledì davanti al giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro l’interrogatorio di garanzia per Dawda Bandeh, il 28enne di origini gambiane fermato la sera di Pasqua all’interno di una villa in via Randaccio con l’accusa di omicidio. L’uomo è sospettato di aver strangolato Angelito Acob Manansala, 61 anni, collaboratore domestico dei proprietari dell’abitazione.

Durante l’interrogatorio, Bandeh è apparso tranquillo e ha ammesso di essere entrato nella casa, dove avrebbe trascorso diverse ore mangiando e dormendo. Tuttavia, ha dichiarato di non avere alcun ricordo dell’uccisione del domestico filippino. Alla luce di queste dichiarazioni, l’avvocata difensore Federica Scapaticci potrebbe chiedere una perizia psichiatrica per accertare la capacità di intendere e di volere del suo assistito.

La decisione del giudice sull’arresto è attesa nelle prossime ore, mentre proseguono le indagini coordinate dalla Questura di Milano. Bandeh è stato trovato all’interno della villa domenica sera, dopo che il proprietario – un 52enne cittadino israeliano – aveva allertato i carabinieri al suo rientro da una breve vacanza, trovando la porta aperta e, all’interno, il corpo senza vita del domestico e il giovane gambiano ancora presente.

Un dettaglio inquietante emerge dalle indagini: poche ore prima del ritrovamento, Bandeh era già stato fermato dai carabinieri per un altro tentativo di furto, ma era stato rilasciato su disposizione dell’autorità giudiziaria. Gli inquirenti ipotizzano che il 28enne fosse entrato nella villa con l’intento di rubare, prima che la situazione degenerasse tragicamente.