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28/05/2025 18:33
L’anno scolastico sta per concludersi m, ma dietro le quinte si sta giocando una partita che rischia di compromettere il prossimo. In Lombardia, i posti vacanti dopo la mobilità dei docenti sfiorano quota 13mila, un’emergenza che coinvolge soprattutto la scuola primaria e il sostegno.
Milano guida questa lunga lista con oltre 4.600 cattedre scoperte. Seguono Brescia, Bergamo e Varese, con numeri comunque a quattro cifre. È la primaria il fronte più critico: mancano quasi 7mila insegnanti, di cui più di 4mila specializzati per l’inclusione. Nelle superiori la situazione non migliora, con quasi 3.700 posti liberi, centinaia dei quali per studenti con bisogni speciali.
“Il problema non è solo riempire i banchi, ma garantire stabilità,” spiega Massimiliano De Conca, segretario della Cgil Lombardia. L’anno scorso, su 11mila assunzioni, solo 7mila sono state a tempo indeterminato. Ai vuoti ufficiali si aggiungono organici provvisori e migliaia di supplenze, una vera corsa contro il tempo.
Anche i concorsi non bastano: ricorsi, precedenze, procedure complesse rallentano le nomine e tengono molti posti scoperti a lungo.
Il nodo più grosso resta la preparazione. Ogni anno la laurea in scienze della formazione primaria sforna 5mila nuovi insegnanti in Italia, ma in Lombardia ne servono almeno 2.500. Un gap difficilmente colmabile, visto che le università locali non riescono a organizzare corsi abilitanti a sufficienza. Molti devono cercare altrove la formazione, con costi a carico proprio e tempi lunghi.
Così la Lombardia fatica ad attrarre e trattenere i docenti: spesso chi arriva qui la considera solo una tappa, non una scelta di vita. Questo si traduce in turnover elevato e difficoltà a garantire continuità nelle classi.
Con la campanella del prossimo anno alle porte, il sistema scolastico lombardo deve affrontare una sfida delicata, tra posti vuoti e l’urgenza di stabilizzare un corpo docente che fatica a reggere il passo.