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25/05/2023 17:06
Risulta sequestrato il depuratore biologico della raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi. Secondo l’avviso affisso sui sigilli posti all’impianto, il provvedimento di sequestro è stato notificato dai carabinieri forestali su richiesta della procura di Pavia. Massimo riserbo, al momento, sui contenuti dell’indagine. Alcune indiscrezioni parlano di presunte anomalie nel funzionamento, ma non ci sono conferme ufficiali. Il nome tecnico dell’impianto è TAE – trattamento acque affluenti. Ha il compito di convogliare tutte le acque che vengono a passare per la raffineria, sia quelle derivanti dalle piogge sia quelle dei processi lavorativi, e di depurarle. Tra le sue funzioni c’è anche quella di eliminare gli idrocarburi inquinanti. L’impianto è interno allo stabilimento Eni. Le acque, passando il ponticello sopra la provinciale, finiscono in alcune cisterne situate nei pressi del campo da baseball. Da lì, una volta depurate, vengono immesse in un canale che porta verso il fiume Po. Il processo di depurazione è completo, tanto che le acque uscite dall’impianto di trattamento possono essere utilizzate per l’irrigazione dei campi agricoli. Il sequestro operato dai carabinieri forestali non comprende soltanto l’impianto Eni, ma anche il canale dove vengono immesse le acque depurate: il cavo Roggione, che risulta sotto sequestro dal punto in cui si trova il depuratore fino alla confluenza con il rio Ariazzolo.