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28/05/2025 17:11
Se sul lato della produzione il 2024, funestato dalle malattie della vita che hanno dimezzato i raccolti, è un anno da dimenticare in fretta, è andata meglio su quello degli affari e il trend rimane positivo anche nella prima parte del 2025. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato dall’area studi di Mediobanca. I big del vino stimano una crescita delle vendite complessive dell'1,7%, e del 2% dell'export. Sul settore però incombono alcune minacce tra cui i dazi americani.
Secondo i dati, nella prima parte dell’anno continua la crescita delle bollicine con una stima del +4,4% dei ricavi complessivi, soprattutto all’estero, mentre i vini fermi si aspettano un +0,9% ed un aumento dell'1,2% dell’export.
Positivi ma meno entusiasmanti i risultati del 2024 con i maggiori produttori italiani di vino che ha chiuso senza variazioni significative.
Aproposito di export, oggi quasi una bottiglia su due viene consumata in un Paese diverso da quello che l'ha prodotta. L’Italia è, inoltre, il primo esportatore di vino per quantità, con 21,7 milioni di ettolitri nel 2024, e il secondo per valore dietro solo agli 11,7 miliardi della Francia. Veneto, Toscana e Piemonte dominano come di consueto il settore, mentre la Lombardia e soprattutto l’Oltrepò pavese, ad eccezione di rari casi, non riescono a sfondare nelle esportazioni.
Sul fronte dei timori per le prospettive di crescita, oltre ai dazi americani, metà delle imprese vede come una 'minaccia' il nuovo codice della strada, il 30% teme gli effetti del cambiamento climatico. Secondo la maggioranza delle imprese del vino, quasi l’80%, le difficoltà della domanda possono essere superate con l'apertura di nuovi mercati