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27/03/2025 17:14
Si terrà il 19 giugno il processo, con il rito abbreviato, sulla presunta violenza sessuale che avrebbe subìto Jordan Tinti, il trapper 26enne noto come Jordan Jeffrey Baby, trovato morto nel marzo di un anno fa nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. Nel procedimento sui presunti abusi subìti dal trapper in carcere, è coinvolto il compagno di cella, un uomo di 50 anni che si trova ancora recluso.
I fatti risalgono alla notte tra il 25 e 26 gennaio di due anni fa. Secondo l’accusa, il 50enne avrebbe toccato Jordan Tinti nelle parti intime mentre lui dormiva. Il trapper si era quindi svegliato di colpo, chiedendo immediatamente l’intervento della sorveglianza. Tuttavia la denuncia non era arrivata subito, un ritardo che aveva spinto inizialmente la Procura di Pavia a chiedere l’archiviazione, una richiesta a cui si è opposto il legale della famiglia.
Il giudice Luigi Riganti ha accolto la tesi della difesa, riaprendo il caso con l’imputazione coatta del compagno di cella del trapper. Decisiva la testimonianza di un altro detenuto, secondo cui Jordan avrebbe raccontato subito l’accaduto e chiesto spiegazioni al presunto aggressore.
Oltre al processo per violenza sessuale, rimane ancora aperta l’indagine sulla morte del trapper. Per ora c’è un fascicolo aperto con l’ipotesi di omicidio colposo. La famiglia di Jordan Tinti, che si è costituita parte civile, non crede all’ipotesi di suicidio e contesta le condizioni a cui il ragazzo era stato sottoposto, vittima di maltrattamenti e violenze, al punto da tentare più volte il suicidio in carcere.
Lo scorso autunno c’era già stata una condanna, quella del trapper Gianmarco Fagà, in arte Traffik, condannato in primo grado a tre anni e un mese di reclusione per i maltrattamenti nei confronti del 26enne. Per questo filone ci sarà ricorso in appello.