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10/07/2025 17:36
Il processo per la presunta frode del vino alla cantina sociale di Canneto Pavese inizia con un rinvio a fine anno, per una questione di incompatibilità di uno degli avvocati, mentre sono trascorsi ormai quasi 8 anni dall’avvio delle indagini e a 5 anni e mezzo dal bltiz di Guardia di finanza, Carabinieri e Repressione frodi, diretto dalla Procura di Pavia. Era il gennaio 2020.
Fu allora che gli investigatori, dopo le verifiche in cantina, registrarono un ammanco di vino di un milione e 600mila litri di vino.
Era la prova, secondo la pubblica accusa, che quel prodotto esisteva solo sulla carta e che il vuoto veniva riempito con prodotto scadente e a poco prezzo ma venduto per vino di ottima qualità, a indicazione geografica o persino biologico.
Così sono finite a processo 10 persone tra ex vertici della cooperativa, tecnici e conferitori, ritenuti compiacenti, mentre la società Cantina di Canneto Pavese è allo stesso tempo imputata e parte civile, su richiesta del liquidatore.
L’accusa è in sostanza quella di frode in commercio e contraffazione, ma per alcuni è stata contestata anche l’associazione a delinquere.
Delle oltre 20 posizioni arrivate al vaglio dell’udienza preliminare, diverse, relative ad agricoltori che portavano l’uva, sono state stralciate con la formula della “particolare tenuità del fatto”, mentre altri agricoltori hanno chiesto di poter fare lavori socialmente utili: la loro colpa sarebbe quella di avere “taroccato" le bolle di consegna, dichiarando di avere portato più uva del reale (o di tipo diverso), consentendo così alla cantina di “barare” producendo falso vino Doc, Igt o Biologico.
La prossima udienza è fissata per il 27 novembre.