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21/02/2025 14:16
Dopo un anno, il curatore fallimentare del Clir torna alla carica nel chiedere i crediti delle fatture del 2020, quelle con gli aumenti della tariffa rifiuti. Ma gli ex Comuni soci rispediscono al mittente tutte le richieste. Gli aumenti della Tari al 18%, decisi dal consiglio di amministrazione dell’azienda, non sono stati mai stati ratificati dall’assemblea dei soci dell’ex consorzio che gestiva la raccolta rifiuti in Lomellina. Quindi le cifre richieste non sono dovute.
Questo, in sintesi, il pensiero dei Comuni soci che nei giorni scorsi, in una lettera, hanno risposto al curatore fallimentare dell’azienda, Andrea Nannoni. Sul tavolo ci sono richieste di denaro complessive per oltre un milione di euro per estinguere il debito. Per citare soltanto due esempi, se a Mortara, maggior azionista del Clir, sono stati chiesti ben 314mila euro di arretrati, a Mede la richiesta ammontava oltre i 220mila euro.
Gli aumenti della Tari al 18% sono stati alla base della spaccatura del Clir. Aumenti di cui, stando a quanto si apprende, l’assemblea dei soci, nel settembre di quasi cinque anni, si è limitata solamente a prendere atto, senza però prendere alcuna decisione sul punto.
Sono stati in tutto 26 i Comuni che, ormai quasi quattro anni fa, non avevano aderito ai conguagli sulla Tari del 2020. Per garantire la continuità dell’azienda, sarebbe inoltre servito sottoscrivere un contratto di servizio con l’azienda. Cosa che venne fatta solamente da un numero esiguo di soci. Da qui la messa in liquidazione dell’azienda, decretata ufficialmente nel luglio del 2022. Una controversia vecchia, quella legata al fallimento del Clir, di cui oggi viene presentato ancora il conto.