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06/11/2025 17:14
Accusato per i reati fiscali e ambientali legati all’incendio che mandò in fumo la fabbrica di rifiuti in via Fermi, Vincenzo Bertè ha chiesto una riduzione della pena da sei a quattro anni. Giovedì mattina la prima udienza in Corte d’Appello a Milano del processo bis, in cui l’ex titolare della Eredi Bertè è imputato per i reati di bancarotta fraudolenta, traffico illecito di rifiuti e false fatturazioni.
In primo grado, Bertè era stato condannato a sei anni di reclusione. Nell’udienza di giovedì in tribunale a Milano, la difesa dell’imputato, in cambio della rinuncia all’appello, ha presentato richiesta di concordato, vale a dire una sorta di patteggiamento, chiedendo la riduzione della pena a quattro anni, da scontare ai domiciliari. Una richiesta accolta dal procuratore generale. Bertè avrebbe chiesto inoltre di uscire tutti i giorni per quattro ore. La Procura si è opposta, concedendo l’uscita libera per tre giorni a settimana.
Si attende quindi la decisione del giudice, prevista il prossimo 17 dicembre. In quella data dovrebbe decidersi anche la sorte degli altri due imputati nel processo Bertè bis. Si tratta dell’ex socio di Vincenzo Bertè, Carlo Andrea Biani, condannato a sette anni di reclusione, e di Vincenzo Ascrizzi, all’epoca consulente della Eredi Bertè, che ha ricevuto una pena di due anni per riciclaggio. Entrambi hanno chiesto l’assoluzione da tutte le accuse. Nel procedimento si sono costituiti parte civile il Comune di Mortara e l’associazione ambientalista “Futuro sostenibile in Lomellina”.
Il 19 dicembre è poi prevista l’udienza d’appello del primo processo Bertè, quello legato all’incendio del 6 settembre del 2017 che distrusse la fabbrica. In primo grado Bertè era stato ritenuto responsabile di aver appiccato volontariamente il rogo ed è stato condannato a quattro anni per incendio doloso. Per lui è stata disposta anche la pena accessoria di quattro anni di interdizione dall’attività imprenditoriale.