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21/10/2025 17:51
A sole trentasei ore dal femminicidio di Pamela Genini, Milano si risveglia con un’altra storia di violenza che poteva finire nello stesso modo. Ma questa volta, grazie alla prontezza di un amico e all’intervento delle forze dell’ordine, la tragedia è stata evitata per un soffio.
Siamo in zona Darsena, dove una donna – una ex modella brasiliana – vive da settimane sotto la minaccia del suo compagno. Dopo giorni di botte, insulti e persecuzioni, giovedì mattina è riuscita a chiuderlo fuori di casa. Al telefono con un amico gli racconta di essere al sicuro, ma dall’altra parte della cornetta si sente solo il suono insistente del citofono. L’uomo è ancora lì, furioso, deciso a entrare. L’amico non esita: chiama il 112.

Quando gli agenti arrivano, trovano il trentunenne nascosto dietro un muro, con il fiato corto e le mani che tremano. In casa la donna è in lacrime, con lividi sul corpo e una costola fratturata per le botte subite cinque giorni prima. Ai poliziotti racconta di un inferno quotidiano fatto di gelosia e controllo: lui pretendeva di leggere i messaggi, ascoltare le telefonate, sapere tutto di ogni incontro. E quando lei provava a ribellarsi, partivano minacce come “Ti do fuoco, ti ammazzo davvero”.

L’uomo è stato arrestato in flagranza per stalking e lesioni aggravate e portato nel carcere di San Vittore. Un intervento tempestivo che ha evitato l’ennesimo dramma, in una settimana segnata da nuovi episodi di femminicidio.

Un caso che arriva mentre Milano fa ancora i conti con la morte di Pamela Genini e che riaccende la domanda più dolorosa: quante altre volte bisognerà arrivare a un passo dal peggio perché la violenza venga riconosciuta e fermata in tempo?