Cerca nel sito

Cerca telefono

cognome o nome azienda

Videonews


14/11/2025 19:09
In Lombardia, il rischio di subire un arresto cardiaco può aumentare in giornate con alti livelli di inquinamento atmosferico. Lo segnala uno studio condotto dal Politecnico di Milano su 38mila casi avvenuti nella regione fuori dagli ospedali tra il 2016 e il 2019.
Valutando per ogni episodio le concentrazioni giornaliere di vari inquinanti, i ricercatori hanno osservato una forte associazione con il biossido di azoto, l’NO2. Per ogni incremento di 10 microgrammi per metro cubo il rischio di arresto cardiaco cresce del 7% nelle 96 ore successive al contatto. Anche le polveri sottili PM₂.₅ e PM₁₀ mostrano un aumento del rischio, rispettivamente del 3% e 2,5%, già nello stesso giorno dell’esposizione.
L’effetto è più marcato nelle aree urbane ma si osservano associazioni significative anche nei centri rurali. Il rischio di subire un arresto cardiaco cresce nei mesi caldi e può avvenire anche se i livelli degli inquinanti sono inferiori ai limiti di legge. Non esiste, quindi, una soglia sicura di esposizione. In Lombardia, però il rischio è maggiore in inverno, quando l’accensione delle caldaie e la scarsa dispersione atmosferica peggiorano la qualità dell’aria.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’inquinamento atmosferico è il secondo fattore di rischio ambientale per le malattie non trasmissibili, responsabile ogni anno di milioni di morti nel mondo. Per meglio analizzare l’impatto delle condizioni ambientali sulla salute pubblica e sui servizi medici di emergenza parte il nuovo progetto CLIMA-CARE. Finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, il programma utilizzerà i dati inviati dai satelliti per effettuare proiezioni climatiche su medio e lungo periodo e sarà attivo anche sul territorio lombardo.