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22/04/2025 15:20
Se n’è andato alle 7.35 del 21 aprile, il giorno dopo Pasqua. E come in una parabola che si chiude, Papa Francesco ha lasciato la terra nel tempo liturgico della resurrezione. Era il pontefice del popolo, dei poveri, delle periferie. Ma soprattutto: era il Papa del dialogo. Quello che abbatteva barriere e costruiva ponti, tra fedi, culture, mondi lontani. Bergoglio ha sempre parlato a tutti: a chi prega in una lingua diversa, a chi ha una tradizione spirituale differente. Ma crede nei valori comuni: la pace, la solidarietà, il rispetto reciproco.

A Milano ha lasciato un’impronta indelebile. Il 25 marzo del 2017, nel cuore della sua visita pastorale, radunò un milione di persone al Parco di Monza per una Messa che è entrata nella storia della città. Prima, però, passò per le case popolari di via Salomone, incontrò i detenuti di San Vittore, pranzò con i senzatetto alla Caritas di Porta Nuova. Non una visita di rappresentanza: una scelta precisa, coerente con tutto il suo pontificato. I margini prima di tutto. Un Papa globale, sì, ma anche profondamente vicino. Capace di parlare al cuore della gente, di farsi comprendere da chiunque.