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06/05/2025 17:26
Morire di lavoro nel 2025, a cinque giorni dal Primo Maggio dedicato alla sicurezza sul lavoro. È successo ancora. E questa volta, il dramma assume contorni ancora più gravi e simbolici: la vittima è un uomo di 60 anni, già in pensione, travolto da una motrice nella notte nel piazzale di un polo logistico a Carpiano, nel Milanese. Era lì per lavorare, per integrare una pensione insufficiente in tempi di caro vita. Oltre al sessantenne morto a Carpiano, un giovane muratore di 24 anni, Endrit Ademi, è morto precipitando da un ponteggio in via Bassini, zona Lambrate, a Milano a distanza di poche ore.

I tragici episodi hanno scatenato la reazione immediata dei sindacati.

Non solo la Cgil ma anche l’Ugl in una nota ha espresso la sua:
“L’ennesima vittima di un incidente sul lavoro dimostra quanto sia urgente e necessario intensificare gli sforzi per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. È inaccettabile che si continui a morire svolgendo il proprio dovere professionale”, affermano Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, e Maurizio Buonfino, segretario Ugl Lombardia.

Ma è la Uil Trasporti a lanciare l’attacco più duro. “Oltre all’assurdità della morte sul lavoro, c’è l’inconcepibilità che questo accada a un pensionato costretto a lavorare per sopravvivere”, denuncia Domenico Albanese, coordinatore della Uil Trasporti Lombardia, che ha chiesto un incontro urgente con la prefettura di Milano e con l’azienda.

Albanese punta il dito contro le “briciole stanziate per la sicurezza” e le parole giudicate insufficienti del Governo. “

A parlare di “strage continua” è anche Vincenzo Greco della segreteria Cgil di Milano, che richiama l’attenzione su una realtà ormai cronica: “Non bastano più i minuti di silenzio e le promesse di intervento. A Milano ci sono solo 20 ispettori del lavoro. Servono formazione, regole e responsabilità chiare. Servono aziende e istituzioni che mettano la vita e la sicurezza delle persone al centro”.

Due morti, due nomi, due storie che si aggiungono a una lunga lista. La sicurezza sul lavoro, invocata ogni anno, resta ancora una promessa incompiuta. E a pagare, come sempre, sono i lavoratori. Anche quelli che non dovrebbero più essere costretti a lavorare.