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05/11/2025 19:02
Ventiquattro anni di carcere per Alessia Pifferi. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha riformato la sentenza di primo grado, riducendo l’ergastolo inflitto in precedenza alla donna accusata dell’omicidio aggravato della figlia Diana, di appena diciotto mesi, lasciata morire di stenti nell’estate del 2022.

Secondo i giudici, Pifferi era capace di intendere e di volere, ma soffriva di fragilità cognitive e immaturità affettiva: elementi che, pur non escludendo la piena responsabilità, hanno consentito di riconoscerle le attenuanti generiche, bilanciandole con le aggravanti e portando la condanna a ventiquattro anni.

Durante la lettura del dispositivo, l’imputata è rimasta impassibile. L’avvocata Alessia Pontenani, che la difende, ha parlato di una decisione non del tutto soddisfacente: per la legale, la Corte ha riconosciuto solo in parte le gravi carenze cognitive della donna, emerse dalla perizia psichiatrica che la descrive come una persona «buona e fragile, incapace di ragionare in modo controfattuale».

Di tutt’altro segno la reazione della sorella di Alessia, Viviana, presente in aula assieme alla mamma, che ha parlato di “giustizia mancata”, esprimendo amarezza e sgomento per una sentenza che, a suo dire, non restituisce dignità alla piccola Diana.