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15/09/2025 17:05
Sulla proliferazione degli inceneritori in Lombardia serve al più presto un tavolo di confronto con la Regione. A richiederlo sono state sette associazioni, attive nella tutela dell’ambiente e della salute, che hanno inviato un documento al governatore Attilio Fontana e a tutto il consiglio regionale.
A richiederlo sono state Rete Ambiente Lombardia, Associazione Medici per l’Ambiente, Medicina Democratica, Zero Waste Europa e Italia, Zero Sprechi, 5R Zero Sprechi e Cittadini per l’Italia. La Lombardia detiene il primato per il numero di inceneritori attivi, in tutto 12. Due si trovano nella provincia di Pavia, a Parona e Corteolona.
Inoltre, secondo l’ultimo rapporto Ispra, che prende in considerazione il 2023, il 43% dei rifiuti bruciati proviene da fuori regione. Due anni fa, nei 12 impianti attivi per incenerire i rifiuti, sono state bruciate due milioni e 289mila tonnellate di rifiuti, a fronte di una capacità autorizzata di oltre tre milioni. A questi si aggiungono poi cinque cementifici che praticano la combustione dei rifiuti e 11 inceneritori industriali.
Nel mirino la pratica di incenerimento dei rifiuti, una tecnologia giudicata “obsoleta e in contrasto con l’economia circolare” e contribuisce a determinare danni ambientali e sanitari, tra cui le emissioni di sostanze inquinanti, tra cui diossina, che per i rifiuti pericolosi a loro volta prodotti”. Le associazioni denunciano la completa assenza di programmi di monitoraggio sulla salute, che in Lombardia mancano, a differenza di quanto fatto da Piemonte ed Emilia Romagna.
Tra le richieste presentate dalle associazioni, ci sono quindi la graduale chiusura degli impianti sovrabbondanti rispetto alle esigenze del territorio, un freno alla costruzione di nuovi inceneritori e all’ampliamento di quelli esistenti. Si sottolinea poi l’esigenza di uno studio epidemiologico sulla salute dei cittadini esposti all’impatto ambientale.
Si chiede infine di adeguare il piano regionale di gestione dei rifiuti, in scadenza nel 2027, con pratiche più virtuose. “È dimostrato”, fanno sapere le associazioni, “che una consistente quota di rifiuti destinata all’incenerimento sia ancora recuperabile”.