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06/11/2025 18:16
Ha deciso di non presentare ricorso in appello e di scontare la condanna a vent’anni di carcere Riccardo Chiarioni, il ragazzo che a diciassette anni, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2024, ha ucciso padre, madre e fratellino di dodici anni nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, nel Milanese.
Una scelta che rende definitiva la sentenza emessa a giugno dal Tribunale per i minorenni di Milano, dove il ragazzo era stato condannato alla pena massima prevista per il triplice omicidio.
Secondo le motivazioni della giudice Paola Ghezzi, il giovane agì “spietatamente”, mosso da un pensiero distorto: il progetto di raggiungere una sorta di immortalità eliminando la sua famiglia. Una follia lucida — così l’ha definita la Corte — pianificata almeno un giorno prima della strage, dopo la festa di compleanno del padre, quando tutti dormivano.
La perizia psichiatrica, firmata dallo specialista Franco Martelli, aveva accertato un vizio parziale di mente, ma non sufficiente a escludere la sua capacità di intendere e volere. Per la giudice, Chiarioni era perfettamente consapevole delle proprie azioni, guidato da rabbia e odio repressi nel tempo.
Il suo legale, Amedeo Rizza, non ha mai condiviso questa impostazione, sostenendo che la malattia mentale abbia avuto un ruolo determinante nel delitto.
Oggi, a diciannove anni, Chiarioni sta scontando la pena in un istituto minorile. Qui ha conseguito la maturità scientifica e si è iscritto all’università — un tentativo, forse, di dare un senso al futuro dopo quella notte che ha cancellato la sua famiglia e segnato per sempre la sua vita.