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30/10/2024 18:41
Continuano i timori per le falle nei sistemi informatici nazionali, in particolare nelle banche dati strategiche del Paese, dopo l’esplosione dell’inchiesta della Procura di Milano sulla società Equalize e sul gruppo di hacker che faceva capo all’ex super poliziotto Carmine Gallo, oggi ai domiciliari, e all’amministratore delegato di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, oggi autosospesosi.
Il governo veste i panni del pompiere e cerca di spegnere ogni incendio. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi assicura che “la sicurezza in Italia non è a rischio” e che “le banche dati degli Interni si stanno rivelando sicure”.
Più allarmato, invece, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani che ammette come il Paese sia di fronte ad un rischio per la democrazia. “Violare il diritto della persona è l'elemento più grave – spiega il ministro – è un attentato alla libertà”.
Ma tutta la vicenda ruota, inevitabilmente, intorno alla figura di Enrico Pazzali, che secondo le carte dell’inchiesta avrebbe anche tirato in ballo il governatore lombardo Attilio Fontana. Sarebbe stato proprio il presidente della Fondazione Fiera, nel 2022, a chiedere a Gallo di fare ricerche su Paolo Scaroni, oggi presidente del Milan e all’epoca tra i papabili per la guida della Fondazione Milano-Cortina. In una conversazione intercettata tra i due, Pazzali avrebbe detto a Gallo: “Carmine, Fontana mi chiede se Scaroni ha precedenti o cose in corso”. Gli investigatori starebbero attribuendo tale richiesta al presidente lombardo, del cui coinvolgimento, precisano però i pm, “non v’è alcuna prova”. In altre parole, Pazzali potrebbe aver fatto il nome di Fontana solo per dare un valore particolare alla sua richiesta.
Fontana commenta così.