Eventi a Vigevano:

Dal 06-04-2024 al 18-05-2024
FREEDOM – Cambio Spazio
Dal 10-05-2024 al 26-05-2024
IL RUMORE DEL TEMPO
Dal 12-05-2024 al 12-05-2024
LEO GASSMANN Live Charity Concert
Dal 14-05-2024 al 14-05-2024
IL SALOTTO OLISTICO CON PIA AHRBERG
Dal 16-05-2024 al 16-05-2024
Slow Food Vigevano e Lomellina - A cena con l'Asparago Rosa di Cilavegna

Vedi tutti

Grazie a

Cerca nel sito

Cerca telefono

cognome o nome azienda

Videonews


26/04/2024 16:13
C’è un doppio, forse triplo binario su cui corre la cronaca di questo 25 aprile. Il primo è certamente quello che ha occupato tutte le settimane di preparazione del grande corteo e si è preso le prime pagine dei giornali. Il sindaco Sala aveva auspicato che la Festa della Liberazione non si trasformasse in un derby tra Israele e Palestina, ma così è stato.
La Brigata Ebraica si presenta ai blocchi di partenza del corteo, pronta a far da testa al serpentone umano di oltre 100mila persone. Pochi metri più avanti, il primo avamposto di bandiere palestinesi, che fanno presagire un corteo tutt’altro che calmo.
Solo dopo una buona mezzora, grazie a un doppio cordone di sicurezza, la brigata ebraica sfila indenne davanti ai manifestanti. Ma – dicevamo – è solo un primo avamposto. Piazza Duomo è piena già da ore di bandiere palestinesi. Anche il monumento a Vittorio Emanuele è avvolto nei colori rosso, verde, bianco e nero. I primi 20 metri di folla sotto al palco sono una massa granitica di sostenitori del popolo di Gaza. Ed è qui infatti che, mentre dal palco di susseguono gli interventi, esplodono le tensioni. Una parola di troppo, uno spintone in eccesso e la Polizia carica. Passano 10 minuti e la scena si ripete. In entrambi i casi – per fortuna – senza conseguenze.
Conseguenze che invece ci sono state a poche decine di metri, davanti al McDonald’s di piazza Duomo, dove un piccolo gruppo aggredisce le prime bandiere con la stella di David che passano di là. Vola una sedia, saltano fuori dei bastoni, un coltello. Il peggio lo evitano i City Angels, che fanno da scudo allo spezzone ebraico fino all’arrivo della Polizia, che atterra e porta via gli esagitati. Esito finale dello scontro, un ferito lieve per una coltellata. Alla fine della giornata invece sono dieci le persone portate in Questura per l’identificazione.
Il secondo filone narrativo di questa Festa della Liberazione è certamente quello politico. E a riassumerlo perfettamente è Antonio Scurati, che dal palco legge l’ormai celebre monologo, censurato in Rai.
L’accusa, insomma, a un governo che non riconosce pienamente il 25 aprile, che non si dichiara antifascista e che vuole riscrivere la Costituzione secondo i dogmi del premierato.
La giornata in realtà era iniziata ben prima del corteo pomeridiano, con la deposizione di corone di fiori a Palazzo Marino e al monumento ai caduti. Qui era presente anche Matteo Salvini, sommerso di critiche per aver deciso di presentare il suo libro proprio il 25 aprile, a poche centinaia di metri dalla partenza del corteo.
All’interno del corteo invece sfila la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che deve rispondere alle accuse di antisemitismo da parte della Comunità Ebraica nei confronti della sinistra italiana. La scelta nei fatti però è quella di non rispondere.
Infine, c’è il terzo filone. Che poi è quello della Festa della Liberazione in sé, la celebrazione della fine del ventennio, dell’occupazione nazifascista e della Seconda guerra mondiale. La coda del corteo si trova ancora a 500 metri dalla partenza mentre in piazza Duomo finiscono i discorsi dal palco. 100mila persone che – in larghissima parte – vogliono solo ricordare la storia costituente e democratica del nostro Paese. Una storia che però oggi sembra passa troppo in secondo piano davanti alle divisioni così profonde emerse nella giornata. Ma nonostante tutto, c’è ancora chi crede nell’unitarietà di una festa come quella del 25 aprile.