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23/10/2025 13:30
C’è chi la voce la perde per l’emozione, e chi la nasconde per paura.
Succede quando parlare diventa un motivo di vergogna: è il voice shaming, la derisione del modo di parlare, che colpisce soprattutto chi balbetta.
In Italia oltre sette persone su dieci con balbuzie dicono di aver subito prese in giro, imitazioni o esclusioni. Piccoli episodi che, nel tempo, lasciano segni profondi: ansia, depressione, isolamento. Il 50% delle vittime presenta sintomi depressivi e più dell’85% vive con uno stato costante di ansia.
Una ferita che spesso nasce tra i banchi di scuola, quando la voce incerta diventa motivo di scherno. Dalle elementari, dove scatta la risata, al liceo, dove la paura di essere giudicati può bloccare un’interrogazione o una semplice conversazione. E così le parole restano dentro, insieme alla paura di non essere accettati.
A ricordarlo è l’associazione Vivavoce, che in occasione della Giornata nazionale contro la balbuzie ha presentato in Regione Lombardia il nuovo rapporto dell’Osservatorio Voice Shaming.
Il documento evidenzia come la derisione amplifichi il disagio, creando un vero circolo vizioso tra discriminazione, ansia e scarsa autostima.
Il fenomeno del voice shaming ancora poco riconosciuto, riguarda così la salute mentale e il diritto all’ascolto. Perché — come ricorda Vivavoce — la voce non è solo un suono, è la propria identità. E nessuno dovrebbe vergognarsi del modo in cui parla.