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06/05/2025 13:29
C'è un pezzo di città che non vuole mollare. Un fronte che si allarga, compatto e trasversale, per dire no alla demolizione del vecchio Meazza. E non parliamo solo di nostalgici della curva o tifosi col cuore infranto: in prima linea ci sono architetti, urbanisti, docenti universitari, professionisti dell’area tecnica e creativa. Oltre 500 firme già raccolte. E il conto continua a salire.
Dietro l’appello c’è il comitato “Sì Meazza”, guidato dall’ex vicesindaco Luigi Corbani e dall’architetto Pierfrancesco Sacerdoti. L’obiettivo è chiaro: salvare San Siro e restituirgli un futuro attraverso la riqualificazione, non la ruspa. Tra i firmatari anche Giulio Fenyves (fenivesh), autore di uno dei progetti alternativi che aveva convinto il Comune, ma non le società calcistiche.
Spunta anche, Ken Loach. 88 anni, il cineasta che ha dato voce alla classe operaia inglese, militante di sinistra e amante del calcio vero, popolare. Ha firmato senza esitazioni. Come semplice “football fan”.
Ma non è solo una battaglia milanese. Le firme arrivano da tutta Italia e perfino dall’estero: da Vimercate a Cecina, da Shanghai a Lima. C’è chi si qualifica come designer, chi come giardiniera, operai, scrittori, persino un navigatore. Un mosaico di voci che rende San Siro qualcosa di più di uno stadio: un pezzo di identità collettiva.
Intanto, mentre Milan e Inter tirano dritto verso un nuovo impianto, il comitato ha presentato un esposto alla Corte dei Conti: si valuti l’ipotesi di danno erariale. La battaglia è solo all’inizio. Ma una cosa è certa: San Siro non è solo cemento.