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21/01/2025 18:45
Sfacciato, diretto, senza filtri. Luca Marinelli, nei panni di Benito Mussolini parla così allo spettatore che lo sta guardando, bucando come carta velina quella che, nel codice cinematografico, viene definita “quarta
parete”. Con M. Il figlio del secolo, la serie tratta dal romanzo di Antonio Scurati, il 2025 ha già trovato la sua bomba mediatica. La promozione a reti unificate è stata un colpo di genio: i primi quattro episodi, in onda a partire dal 10 gennaio, hanno già fatto chiacchierare il pubblico… e non solo. Ma una cosa è chiara sin da subito: che voi siate fan sfegatati o detrattori accaniti, ne parlerete tutti. E a discuterne sono stati proprio i protagonisti durante un evento presentato nell’Auditorium dell’Università IULM di Milano.

Un percorso, quello intrapreso per quasi un anno da Marinelli, non tra i più rosei. L’attore, entrando nei panni di Mussolini, ha dovuto esaltare il suo lato più oscuro, un processo che lo ha segnato profondamente. Quattro puntate, è vero, danno solo un assaggio e non bastano a misurare il peso di una performance così intensa, ma chi meglio di Gianni Canova, critico cinematografico, saprebbe spiegare meglio l’importanza di questa sfida?