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16/04/2025 16:45
La giudice del tribunale di Pavia Daniela Garlaschelli ha indicato due poliziotti, Denise Albani e Domenico Marchigiani, come periti per l’incidente probatorio sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi e sulle analisi dei reperti sequestrati nella villetta di Garlasco. La scelta arriva dopo che la stessa gip ha ricusato il genetista Emiliano Giardina, dopo l'istanza presentata dalla procura: Giardina aveva infatti rilasciato un'intervista alla trasmissione "Le Iene" nel 2017 che potrebbe “compromettere l’apparenza di imparzialità” del professionista, si legge nel provvedimento.

La giudice ha quindi nominato i due esperti e ha convocato le parti in aula per il prossimo 16 maggio per il conferimento dell’incarico. Denise Albani è una genetista, entrata in Polizia nel 2016, ed è stata allieva - tra l'altro - proprio di Emiliano Giardina. Domenico Marchigiani è invece un perito dattiloscopico. L'ingresso di esperti della Polizia di Stato in un processo che ha visto indagini e accertamenti condotti dai Carabinieri è - a suo modo - una novità.

Il primo passo dei nuovi periti sarà stabilire la possibilità o meno di comparazioni genetiche: l’eventuale nuova analisi dei dati sulle tracce raccolte sui margini delle unghie della ventiseienne sarà solo sulla carta perché il materiale biologico di Chiara Poggi è terminato. L'avvocato Gian Luigi Tizzoni, il legale della famiglia Poggi, si è detto "contento" per la scelta dei periti, in quanto è stata "coinvolta la Polizia di Stato per ragioni di opportunità".

Tizzoni parla però anche di "amarezza" dei genitori di Chiara e di quel senso di "smarrimento, choc e rabbia" di chi si è sentito violato nei propri sentimenti dopo aver saputo che, nell'autunno di due anni fa, qualcuno è andato a rovistare nella spazzatura della loro villetta per recuperare qualche reperto utile a un indagine che loro "non accettano". "Si sono sentiti feriti come cittadini e come genitori - spiega l'avvocato - A parte il fatto che il loro Dna è disponibile già dal 2007, di certo non si sarebbero sottratti a una nuova acquisizione per ulteriori approfondimenti. Già in passato hanno messo a disposizione la loro abitazione, conclude Tizzoni, quindi questo stratagemma per raccogliere reperti li ha lasciati di stucco".