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13/11/2025 18:48
Nei giorni in cui il dibattito sulla Legge di Bilancio 2026 entra sempre più nel vivo, moda e settore tessile continuano a discutere le proprie richieste al governo. È circa un paio di settimane fa che la Camera della Moda ha stilato e consegnato alla politica le 13 proposte per rendere più competitivo il proprio made in Italy. Tra i punti, un credito d’imposta potenziato per le attività di design e ideazione estetica, uno per le esportazioni negli Stati Uniti, colpite dai nuovi dazi, e misure dedicate all’espansione dei brand italiani in nuovi mercati dove sta crescendo la domanda, come nel Messico.
Non manca, poi, un accento particolare sul caso del cosiddetto fast-fashion, cioè di quei capi di qualità inferiore venduti a basso prezzo e rinnovati con molta velocità. Fra gli emendamenti alla Manovra, Fratelli d’Italia ha annunciato che chiederà la tassazione di pacchi provenienti da Paesi extra europei sotto i 150 euro. Ma non basta: La Camera della Moda chiederà in più che questo fenomeno di cosiddette “cavallette silenziose” smetta di essere pubblicizzato e indichi la potenziale pericolosità dei prodotti sull’etichetta.
Non resta quindi che aspettare di vedere cosa accadrà con la prossima finanziaria a un settore italiano che è riconosciuto in tutto il mondo. Un pezzo di made in Italy che anche se controllato o gestito da aziende straniere non perde la propria identità, come ha rassicurato il presidente della Camera della Moda Carlo Capasa. Analizzando lo stato del settore durante un evento in Borsa che ripercorre i suoi ultimi trent’anni, Capasa ha parlato di un mercato stazionario, non in crescita ma nemmeno più in decrescita.