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23/10/2025 22:39
Il carcere minorile Beccaria torna sotto i riflettori per presunte violenze ai danni dei ragazzi detenuti. Tra gli indagati della Procura ci sono don Gino Rigoldi, cappellano per oltre 50 anni, e il suo successore don Claudio Burgio, accusati di omessa denuncia.
Secondo gli atti della Squadra Mobile di Milano, Rigoldi e Burgio sarebbero stati “consapevoli delle violenze in corso” ma non avrebbero segnalato gli abusi. Negli stessi atti, riportati in oltre 900 pagine di fascicolo, Rigoldi viene intercettato mentre descrive una situazione drammatica: “La Menenti ha visto uno mezzo massacrato con le manette… non è successo niente…”, e aggiunge di voler capire “perché nessuno ha reagito” e riferisce di un ex vicecomandante che “copriva certe situazioni” e di un agente “noto picchiatore”.
L’inchiesta, avviata prima dell’aprile 2024, ha portato all’arresto di 13 agenti della polizia penitenziaria e alla sospensione di altri 8. Complessivamente sono indagate 51 persone. Le accuse comprendono tortura, maltrattamenti aggravati, falsi e lesioni, e in un caso anche violenza sessuale. Episodi riportati negli atti includono pestaggi, umiliazioni, isolamento in celle senza telecamere e referti sanitari falsificati.
Le intercettazioni documentano anche le dichiarazioni di Burgio, che conferma di non essersi reso conto delle violenze, pur essendo a conoscenza dei maltrattamenti e dei disordini ripetuti.
Entrambi i cappellani, secondo quanto scritto negli atti, discutevano tra loro della gravità dei fatti e della necessità di chiarire eventuali responsabilità all’interno dell’istituto. Negli stessi documenti emergono episodi specifici: un ragazzo che aveva tentato il suicidio nel 2021 sarebbe stato colpito con schiaffi e calci, quindi rinchiuso in isolamento, mentre operatori sanitari scrivevano referti falsi o concordati con gli agenti.
Le indagini hanno raccolto intercettazioni telefoniche, testimonianze di ex detenuti e familiari, oltre a immagini di videosorveglianza interne. Ora, il procedimento prosegue con un maxi incidente probatorio, fissato per il 30 ottobre, che servirà a cristallizzare le testimonianze di 33 presunte vittime davanti al giudice. Sarà questo passaggio a definire il calendario delle audizioni successive e a fornire gli elementi fondamentali per l’eventuale processo.