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Concertodautunno
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Teatro
Fraschini di Pavia
Stagione 2010/20119
La conferenza stampa di presentazione della stagione al pubblico si terrà
mercoledì 8 settembre alle ore 21 al Teatro Fraschini.
ACQUISTO ON LINE
www.teatrofraschini.org
Call center Vivaticket by Charta 899.666.805
Call center 89.24.24 Pronto PagineGialle
I biglietti sono in vendita al Teatro Fraschini
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da
lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214
Sabato 9 ottobre 2010, ore 21
Project
TEO TEOCOLI e MARIO LAVEZZI
UNPLUGGED
Primo appuntamento della RASSEGNA IL TEATRO CHE RIDE, promossa dal Fraschini in
collaborazione con la Provincia di Pavia. Il comico milanese porta in scena
UNPLUGGED, nuova formula alla one men show con l’accompagnamento musicale dal
vivo di MARIO LAVEZZI. In Unplugged Teo Teocoli si trasforma in narratore di sé,
ma soprattutto del mondo che il comico ha vissuto e respirato in 40 anni di
brillante carriera artistica.
Comicità e quotidiano si mescolano in una rete che lo vede destreggiarsi tra
assoli, duetti, ricordi del passato, incontri “celebri”, e dialoghi con alcune
delle sue insuperate imitazioni.
Ad accompagnare Teocoli in questo viaggio ideale c’è un artista di razza, Mario
Lavezzi, amico fin dai tempi dell’adolescenza, tra i più noti cantautori e
produttori musicali, che durante lo spettacolo attraversa musicalmente la vita
di Teo.
Teo Teocoli nasce a Taranto il 25 Febbraio 1945. Cantante negli anni ’60
nel gruppo “I Quelli” (poi diventati “PFM”); artista del Clan di Adriano
Celentano; tra i protagonisti del musical “Hair” (con Renato Zero e Loredana
Bertè). Cabarettista al “Derby Club”, mitico locale milanese che ha visto
nascere tutti i più famosi comici e cabarettisti italiani, affina il mestiere ed
incontra Massimo Boldi, con il quale farà coppia per anni, e Armando Celso. Con
loro debutta nelle prime televisioni locali nel cuore degli anni ’70, e la tv lo
rende immediatamente popolarissimo. Tra i celebri personaggi proposti nelle
trasmissioni televisive ricordiamo Felice Caccamo, Peo Pericoli, Adriano
Galliani, l’Avvocato Prisco, Max Pezzali, Adriano Celentano e il Presidente
Moratti. Si è aggiudicato il Telegatto e l’Oscar Tv nel 1999 come personaggio
televisivo dell’anno. Ma è diventato anche opinionista sportivo, di recente
direttore artistico del “Progetto Derby”, firmando la sua prima regia con
“Caveman – L’Uomo delle Caverne”.
Mario Lavezzi produttore, compositore, arrangiatore, talent-scout,
chitarrista, cantante, in una sola parola uno dei più raffinati “music maker”
italiani. Mario Lavezzi nasce l'8 maggio 1948 a Milano e, fin da giovanissimo,
dimostra un’incontenibile passione per la chitarra, che studia prima da
autodidatta e, successivamente, presso la Scuola Civica di Milano. Nel 1963 fa
parte del gruppo “I Trappers”, viene chiamato dai “Camaleonti” nel 1966, e
inizia il sodalizio artistico con Mogol nel 1968. Sarà autore e produttore di
molti cantanti italiani (da Loredana Bertè ad Ornella Vanoni) fino ad incidere
un disco tutto suo con “Voci” primo di una serie di tre album in cui compaiono i
più rappresentativi artisti del nostro panorama musicale. E’ direttore artistico
per la parte musicale del “Progetto Derby”. Quest’anno festeggia i 40 anni dalla
sua prima canzone, “Il primo giorno di primavera”.
Venerdì 15 ottobre 2010, ore 20.30
Domenica 17 ottobre 2010, ore 15.30
MEDEA
Opera tragica in tre atti
di Luigi Cherubini
su libretto di François-Benoît Hoffmann
regia Carmelo Rifici
direttore Antonio Pirolli
orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
coro Circuito Lirico Lombardo
Venerdì 22 ottobre 2010, ore 21.00 (Turno A)
Sabato 23 ottobre 2010, ore 21.00 (Turno B)
Domenica 24 ottobre 2010, ore 16.00 (Turno C)
Venerdì 15 ore 20.30, la Stagione Lirica al Teatro Fraschini propone il primo
titolo in programma “Medea” di Luigi Cherubini (1760-1842). Cherubini si muove
nei suoi primi anni compostivi sul terreno stabile dei sacri testi da Metastasio
ad Apostolo Zeno, sino a quando appena 25enne parte per Londra dove prosegue la
sua attività con grandi successi per poi trasferirsi a Parigi dove nel 1797 vede
la luce la sua “Medee”. Cosa sia Medea lo dovrebbero sapere tutti coloro che
l’hanno sicuramente incontrata nel loro percorso di studio già nelle medie. La
storia della maga-madre che aiutò Giasone nella sua conquista del Vello d’oro
arriva a diventare opera lirica attraverso le mediazioni della versione di
Euripide prima e di P.Corneille dopo. Mentre l’originale è in francese la
versione scelta dal Circuito Lirico Lombardo, che l’ha coprodotta con diversi
teatri lombardi, è quella Viennese tradotta in italiano. La stessa versione
portata al successo trionfale da una certa Maria Callas che dette una
interpretazione portentosa della madre tradita ed abbandonata che arriva ad
uccidere i figli per punire il padre traditore. Il ruolo di Medea sarà sostenuto
da Maria Billeri, già interprete di Norma nella scorsa stagione, Giasone sarà
Lorenzo Decaro, nel cast anche Luca Tittolo, Alessandra Palomba, Eleonora
Buratto e Arianna Ballotta. La direzione è affidata a Antonio Pirolli, mentre la
regia a Carmelo Rifici.
Il ruolo di Medea è stato affidato a Maria Billeri diplomata in canto al
Conservatorio Frescobaldi di Ferrara e all’Istituto Mascagni di Livorno, che
oltre al repertorio operistico ha una intensa attività concertistica che spazia
dal Barocco alla musica contemporanea.
Carmelo Rifici, regista dell’allestimento, diplomatosi alla Scuola del
Teatro Stabile di Torino, assistente di Luca Ronconi, ha ottenuto importanti
riconoscimenti critici (nel 2005 come regista emergente, nel 2009 il Premio
Olimpici del Teatro come miglior regista dell’anno).
Antonio Pirolli, diplomato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ha
ottenuto il terzo premio al Concorso Arturo Toscanini, è stato direttore
musicale al Teatro dell’ Opera di Ankara e di Istanbul.
TRAMA
L’azione si svolge a Corinto, all’epoca del mito. (Atto primo) Glauce alla
vigilia delle nozze con Giasone è turbata, perché teme la vendetta di Medea,
prima sposa del conquistatore. Creonte e Giasone cercano di placare le ansie
della donna. Il capo delle guardie annuncia l’arrivo di una donna velata, Medea,
che viene respinta. Medea pronuncia una orribile vendetta.
(Atto secondo) Creonte concede a Medea di restare in città ancora per un giorno,
Giasone acconsente di lasciare i figli in balia della madre Medea. All’ancella
Neris Medea ordina di portare un diadema e un peplo magici come dono di nozze a
Glauce.
(Atto terzo) Medea è combattuta tra l’amore e il desiderio di vendetta. Dalla
reggia irrompe Giasone: Glauce è morta, uccisa dai doni di Medea. Quest’ultima,
rifugiatasi nel tempio, riappare brandendo il pugnale insanguinato con il quale
ha ucciso i figli e si dissolve avvolta da una grande vampata di fiamme.
IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo il regista Carmelo Rifici
La prima difficile scelta è stata quella di decidere dove ambientare la vicenda
della sanguinaria eroina. La Corinto del Cherubini mi sembrava non prestarsi né
ad interpretazioni di un classica “grecizzazione” dello spazio, né, a mio
avviso, ad una totale “contemporaneizzazione” di un’opera musicalmente ancora
molto ancorata al 700. Ho deciso quindi di lasciare l’opera lì dove il Maestro
l’aveva composta: nella Parigi di quel fine secolo sconvolta da una Rivoluzione
che stava spostando l’asse sociale mondiale e si apprestava ad affrontare il
periodo di Terrore e, subito dopo, di Restaurazione, tra i più duri e impietosi
della storia dell’umanità. In quel clima di incertezza e di caos politico si
pone Medea.
Ma il 700 è anche il secolo della Ragione e del recupero delle leggi della
classicità.
La Fin de siècle europea, dall’arte e dalla letteratura alla moda, era
freneticamente alla ricerca di un legame con il proprio glorioso passato: lo
stile imperiale degli abiti ricalcava un certo gusto “alla greca”, la
letteratura e la musica si rifacevano alle antiche vicende mitologiche,
l’architettura e la scultura recuperavano i modelli delle civiltà che avevano
originato il moderno Occidente, riaprivano i musei, impazzava la passione per
l’archeologia e per i viaggi alla scoperta dei resti degli amati Antichi.
Ecco allora che, nel nostro allestimento, il palazzo di Creonte a Corinto si
trasforma in una stanza di uno strano museo, forse quella del David al Louvre; e
mentre un coro di visitatori si muove inquieto tra le sue stanze, nei quadri,
fra sculture e in sinistre Wunderkammer riprendono vita i protagonisti del Mito,
quasi trasportati, come pezzi da museo, dalla Colchide alla Francia post
rivoluzione.
In un generico periodo napoleonico, la gente di Corinto, con a capo Creonte,
Giasone e la sua Glauce tentano di ristabilire delle regole, leggi e una morale
che taglino i ponti con l’ instabilità, il caos sociale e l’anarchia portati
dalla Rivoluzione francese. (…)Ahimè questo mondo non ha fatto i conti con
Medea; la cellula impazzita, Medea, la maga, l’essere sconosciuto e terribile
impedisce a questo mondo di ricostruirsi, lo getta nuovamente in un periodo di
oscura incertezza. Medea era e resta una regina, perdere il suo ruolo
significherebbe perdere se stessa, chiede ed ottiene da inquiete presenze divine
di strappare in lei la donna e la madre per assurgere al Mito come la grande
Vendicatrice delle civiltà annullate dai nuovi mondi. Ma anche Medea, come gli
altri personaggi, deve fare i conti con la Storia che tutto riesce a spiegare, e
se l’uccisione dei figli di Giasone resta il grande mistero dell’impossibilità
di annullamento dei movimenti più oscuri dell’animo umano, essa stessa non può
sottrarsi dall’essere “ricomposta e riassorbita” dall’arte e dalla storia,
attraverso un saggio, un quadro, una statua e dalla gelida e inconciliabile
musica del Cherubini.
È condannata all’eterno esilio, all’eterna partenza, come le opere che la
rappresentano sono condannate a spostarsi per sempre di museo in museo, di
teatro in teatro.
Venerdì 22 ottobre 2010, alle ore 21
. Si replica sabato 23 ottobre sempre alle 21 e domenica 24 alle ore 16.
ARIA PRECARIA
di e con Ale e Franz (Alessandro Besentini e Francesco Villa)
scritto con Martino Clericetti, Antonio De Santis, Rocco Tanica, Fabrizio
Testini
Aria precaria riporta la coppia di comici su un palco teatrale: lo fanno con il
loro inconfondibile stile di sempre, attraverso dieci quadri che mettono in
scena la vita imprevedibile di due personaggi. Si passa da due anime in attesa
di scoprire in cosa si reincarneranno, ai due futuri padri che aspettano il
primo nascituro, due arzilli vecchietti e l’immancabile coppia della panchina. I
luoghi sono gli stessi del vivere quotidiano, in cui l’aria che si respira è a
tratti dolce, qualche volta pungente: la strada, la panchina, la sala d’aspetto
e l’asettico luogo di lavoro e quello vitale dedicato al tempo libero. La regia
di Leo Muscato ha il compito di infondere un ritmo fluente al susseguirsi degli
sketch e a legarli attraverso una scenografia essenziale e simbolica con bianco
schermo che si trasforma in “cangiante” a seconda delle scene. Gli episodi, come
nella migliore tradizione dei due attori, alternano situazioni reali a momenti
grotteschi e stralunati. Ritroviamo così una costruzione scenica che valorizza
l’elemento fondante dello spettacolo: l’affiatamento e l’abilità dei due
interpreti, l’equilibrio di coppia, lo scambio di ruoli, le acrobazie delle loro
battute folgoranti. Alessandro Besentini e Francesco Villa si conoscono nel 1994
e dopo aver frequentato il Centro Teatro Attivo di Milano danno inizio alla loro
carriera con lo spettacolo Ale Franz dalla A alla Z. Inizia la gavetta dei due
comici in giro per locali, finché non si presenta l’opportunità del provino a
Zelig e la prima apparizione televisiva in Facciamo Cabaret (1996). Partecipano
al Pippo Chennedy Show di Serena Dandini(1997), a Mai dire gol con Claudio Bisio
(1998), e iniziano la fortunata avventura di Zelig (dal 1999 al 2007) fino a
Buona la prima!. In teatro debuttano nel 2001 con Due e venti, in cinema
iniziano ad apparire con Teocoli e la Gialappa’s, scrivono il primo film nel
2005 (La terza stella), e nel 2006 Mi fido di te.
Giovedì 28 ottobre 2010, alle ore 21
Ciclo di concerti dedicati a Franz Joseph Haydn (1732-1809)
I Solisti di Pavia
Enrico Dindo, direttore e solista
Programma
Sinfonia n.6 in Re maggiore (il mattino)
Concerto per violoncello in Re maggiore
la Sinfonia n.102 in Si bemolle Maggiore
Anche quest’anno l’Orchestra torna ad esibirsi in un luogo estremamente
suggestivo, la splendida Basilica romanica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia,
che custodisce i resti mortali di S. Agostino e del filosofo Severino Boezio.
La Sinfonia n. 6, anche conosciuta come Le matin, apre il ciclo di tre sinfonie
dedicate ad altrettante parti del giorno e soddisfa una richiesta specifica nel
1761, avanzata dal principe Paul Anton Esterhàzy.
Il Concerto per violoncello in Re maggiore riguarda un periodo più tardo: il
1783, quando Haydn era già celebre in tutta Europa. Fu composto secondo la
tradizione per Anton Kraft, il primo dei due violoncellisti che lavoravano per
gli Esterhàzy.
Con la Sinfonia n.102 Haydn rivela invece un impegno compositivo considerevole,
con elementi innovativi e nuove sonorità.
Venerdì 29 ottobre 2010, ore 20.30
Domenica 31 ottobre 2010, ore 15.30
LA SONNAMBULA
Melodramma in due atti
di Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
personaggi, interpreti
Il Conte Rodolfo Alexej Yakirnov
Teresa Nadiya Petrenko
Amina Jessica Pratt, Marina Bucciarelli (vincitrice del concorso Aslico)
Elvino Enea Scala, Fabrizio Paesano
Lisa Marina Bucciarelli, Elide De Matteis Larivera
Alessio Mihail Dogotari (vincitore Concorso Aslico)
Un notaro Luca Granziera
orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
coro Circuito Lirico Lombardo
direttore MASSIMO LAMBERTINI
regia STEFANO VIZIOLI
Fotografia-di-Elisabetta-Molteni
Jessica
Pratt, soprano inglese che ha studiato in Europa ed Australia
dedicandosi al repertorio sacro e lirico.
Stefano Vizioli, regista d’opera, vanta all’attivo più di cinquanta
allestimenti.
Massimo Lambertini, direttore musicale della Latvian Philarmonic
Chamber Orchestra di Riga e dell’Alpen Adria Kammerphilarmonie (Austria),
maestro preparatore dell’Orchestra Cherubini. Quando dopo
oltre due ore di spettacolo il pubblico esplode con un boato di applausi e
con vive acclamazione, e quando tutta la serata è stata interrotta da
fragorosi applausi a scena aperta, che non lasciavano il tempo alla
orchestra di chiudere la coda delle varie arie, allora forse viene da dire
che quello che è andato in scena ha fatto veramente centro. E’ successo
venerdì 29 al Teatro Fraschini con uno degli spettacoli più “belli” delle
ultime stagioni “La sonnambula” di Vincenzo Bellini che è nel cartellone
del Circuito Lirico Lombardo. Finalmente uno spettacolo che soddisfa il
“pubblico” ovvero la maggior parte di coloro che vogliono sentire ben
cantare, ben suonare e anche magari vedere qualcosa che si adegui alla
storia che viene raccontata. Le scenografie, se pur con un certo sentore
di “déjà vu”, erano molto belle con colori pastello e costumi
popolareschi, ampio respiro di spazi, e movimenti corali molto funzionali
e realistici grazie alla regia finalmente “tradizionale” di Stefano
Vizioli. Il M° Massimo Lambertini ha diretto una orchestra molto pulita ed
attenta con momenti distesi ma anche con opportune e precise accensioni
ritmiche, attentissimo a quello che succedeva sul palcoscenico,
privilegiando una lettura vigorosa e giovanile ben supportata dalla
veemente interpretazione di Enea Scala che ha sfoggiato i suoi acuti senza
ombra di preoccupazione come ottima è stata la prova della protagonista,
Jessica Pratt, anche se la “rivale”, Marina Bucciarelli, ha retto il
confronto in una battaglia tra prime donne.
IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo il regista Stefano Vizioli
Perché oggi, nel 2010, mettere in scena La sonnambula, un’opera – almeno
apparentemente – così lontana dalla nostra epoca e dai nostri modelli di
femminilità?
Credo che un regista debba non solo saper raccontare una favola a chi
viene a teatro per la prima volta, ma anche e soprattutto individuare quei
nodi drammaturgici che possano risultare attuali ancora oggi. Il recupero
del passato, dell’’antico’, non deve avvenire tramite un approccio
storicistico o filologico o peggio ancora archeologico, bensì
appoggiandosi al nostro DNA di spettatori di tutti i tempi. Se noi non
siamo più il pubblico di allora, siamo nondimeno capaci di partecipare,
sentire e vivere le stesse emozioni di allora. In fondo assistiamo sempre
alla stessa celebrazione del rito, partecipiamo ad un mistero che si
rinnova, ma compito del regista è quello di proporre soluzioni che
risultino meno prevedibili e siano di stimolo alla riflessione.
Questa è la sua quarta produzione di Sonnambula. Cosa ha ritrovato o
scoperto nell’opera di Bellini?
La bellezza di capolavori come Sonnambula non finisce mai di stupire e di
rinnovarsi. Mi piace ritornare sul luogo del delitto forte delle
esperienze precedenti, ma mi pongo nei confronti del testo come se non lo
avessi mai affrontato prima. L’esperienza, l’età, le intuizioni scaturite
dal continuo fermento musicologico e da nuove proposte di lettura mi
spronano a prendere la materia conosciuta e a scomporla, ricomporla,
plasmarla e riscoprirla. Alcuni miei spettacoli – tipo Butterfly, Don
Pasquale o Barbiere di Siviglia – vengono richiesti a distanza di anni e
ogni volta li studio come progetti nuovi, li modifico: credo che mi
annoierei molto a inserire il pilota automatico, tarpando così possibili
nuove sollecitazioni alla creatività.
Quanto influisce la conoscenza del testo di Scribe sulla sua regia e in
che relazione si pone con il libretto di Romani?
I due testi di Scribe hanno influenzato alcune scelte, soprattutto il
copione del balletto rivela un umorismo e una leggerezza che mi hanno
stimolato a trovare soluzioni di lettura diverse. Se non fosse per la
musica di Bellini alcuni aspetti del testo avrebbero un sapore da commedia
erotica e piccante. In particolare, la scena della camera del conte
potrebbe tranquillamente ritrovarsi in una pièce di Feydeau.
Sonnambula è un’opera dicotomica: osteria e mulino, Elvino/Amina vs.
Rodolfo/Lisa, nobiltà vs. contadini, modernità ‘scientifica’ contro
antiche credenze… Come risolve e sfrutta queste polarità drammatiche?
Sottili nevrosi sottendono tutta l’opera: le gelosie, le piccole ripicche
meschine, la coquetterie della protagonista, l’autonomia economica di
Lisa, personaggio più complesso del previsto («costretta a simular»),
l’ambiguità – non risolta dallo stesso Romani – del conte Rodolfo, bon
vivant un po’ dongiovannesco nel testo di Scribe, uomo di mondo dotato di
fascino misterioso, ma anche pedantemente illuminista nella sua spocchia
di spiegare ai villici cosa sia il sonnambulismo e vittima della propria
alterigia dovuta al ruolo che ricopre socialmente («un par suo non può
mentir»), per non parlare della possibile agnizione e profumo di incesto,
proposta da Romani e fortunatamente cassata da Bellini. Ma non
dimentichiamo le insicurezze emotive di Elvino, o la bontà solidale e
frustrata di Alessio.
E poi abbiamo la malattia nervosa della protagonista… il rischio di
Sonnambula è che la protagonista risulti una bella addormentata anche
quando è sveglia, mentre per me è una bella ragazzotta felice e pepata,
che conosce la gelosia del fidanzato e sa come addolcirlo, ma sicuramente
non è insensibile ai complimenti di giovani eleganti signori forestieri, e
con il suo Elvino magari fa l’amore in qualche fienile, lontano da occhi
indiscreti o da pruderie paesane. E poi abbiamo il suo sogno della prima
notte di nozze, ovviamente plausibile e giustificabile solo dopo il
santificato giuro di fronte alle sacre tede.
Non voglio con questo assolutamente svilire un testo così poetico,
rapinoso, come quello di Sonnambula a una commediola pecoreccia anni ‘70,
ma mi attirano i contrasti, le contraddizioni, le incoerenze, le ambiguità
del testo.
In quest’opera, il belcanto si manifesta ai vertici della maestria
compositiva di Bellini. In che modo ‘disturba’ o aiuta le sue intenzioni
registiche?
L’opera fu scritta per due grandi star del belcanto ed è logico che
Bellini si adoperasse al massimo per esaltare i valori e le potenzialità
di una Pasta e di un Rubini. Detto questo, io amo il belcanto e mi piace
godermi tutte le possibili espressioni della voce e l’ampia gamma delle
sue tecniche, ma non prescindo mai dal cercare un valore anche drammatico
al canto: se il canto è espressione di bonheur interiore, di esplosione di
felicità dell’anima, esso non può limitarsi ad un esercizio di tecnica, ma
deve trasformarsi in espressione dell’anima. Per questo chiedo ai cantanti
di dirmi cosa significhi per loro eseguire quel determinato vocalizzo,
quel trillo o quella roulade e, mentre si slanciano nell’empireo della
tessitura, cosa mi vogliono raccontare con gli occhi, la postura delle
mani e del corpo. Anche per questo motivo con la scenografa Susanna Rossi
Jost ho preferito spazi aperti, meno costretti o soffocati da montagne,
picchi innevati, laghi, chiusure ‘verticali’ del segno scenico, per far
volar meglio le note verso l’alto, in cieli più ampi, sconfinati: da qui
la scelta verso uno spazio più assolato, italiano, da pianura padana, con
colori che rimandano alla pittura dei macchiaioli.
In un mondo bombardato da messaggi mediatici, effetti speciali e roboanti
comizi, qual è il senso e la necessità di fare teatro? E che tipo di
teatro ha urgenza di fare?
Fare teatro è un dovere morale ed etico, saper raccontare favole è
importante. E venire a teatro fa bene all’anima e smuove i neuroni
lobotomizzati dall’invasione mediatica e omicida di certa televisione.
Mercoledì
17 novembre 2010_11_17 alle ore 21
Basilica romanica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia
Ciclo di concerti dedicati a Franz Joseph Haydn (1732-1809)
I Solisti di Pavia
Marco Rogliano, violino solista
Enrico Dindo, direttore
Programma
Sinfonia n.7 in Do maggiore (il pomeriggio)
Concerto per violino in Do maggiore
Sinfonia n.103 in Mi bemolle Maggiore
Joseph Haydn è stato tra i pochi musicisti ad aver conquistato, vivente, fama e
ammirazione in tutta Europa. La Haydn-renaissance, con le celebrazioni nel 2009
per i 200 anni dalla morte, viene evidenziata dai Solisti di Pavia accostando le
tre sinfonie Le matin, Le midi, Le soir, scritte tra il 1761 e il 1765.
La Sinfonia n. 7, conosciuta come Le midi, fu scritta su una richiesta specifica
nel 1761, avanzata dal suo datore di lavoro, il principe Paul Anton Esterhàzy.
Il Concerto per violino è il quarto destinato a questo strumento solista e si
colloca negli anni precedenti il 1769.
La Sinfonia n.103 fu eseguita la prima volta nel marzo 1795.
Venerdì 26 novembre 2010, ore 20.30
Domenica 28 novembre 2010, ore 15.30
LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti
di Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave
Violetta - Yolanda Auyanet, soprano spagnolo
Alfredo - Jean François Borras, giovane tenore lirico francese
Germont - Damiano Salerno, baritono italiano
Marianna Vinci (Flora Bervoix), Mila Pavlova (Annina) Saverio Pugliese
(Gastone), Mirko Quadrello (Il Barone Douphol), Pasquale Amato (Il Marchese D’Obigny),
Luciano Leoni (Il Dottor Grenvil),Alessandro Mundula (Giuseppe), Marco Piretta
(Commissionario).
Scene Dario Gessati
Costumi Agnese Rabatti
Light designer Fiammetta Baldiserri
Coreografie Giovanni Di Cicco
Maestro del coro Antonio Greco
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Banda di palcoscenico del Teatro Sociale di Como
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Nuovo allestimento - Opera rappresentata con sovratitoli
Regista Andrea Cigni
(ha diretto di recente La figlia del Reggimento (Aslico), è laureato al DAMS e
docente al “Monteverdi” di Cremona)
Maestro concertatore e direttore Pietro Mianiti (titolare della cattedra
di viola al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano)
Danzatori
Daniela Biava (Morte)
Davide Francesca
Riccardo Fusiello
Alice Guazzotti
Maria Francesca Guerra
Barbara Innocenti
Antonella Marra
Filippo Serra
Andrea Valfré
Nota: Sono disponibili solo biglietti di loggione. Nella serata di venerdì
26 e nel pomeriggio del 28 saranno stilate dalla biglietteria liste d’attesa per
chi vorrà assistere allo spettacolo.
Venerdì 26 novembre 2010, alle ore 20.30 si apre il sipario su “La Traviata”
nuovo allestimento prodotto dal Circuito Lirico Lombardo. Per tutto il mese di
novembre il Fraschini è stato impegnato nelle prove, nell’allestimento scenico e
musicale dell’opera, Andrea Cigni, regista, e Pietro Mianiti, direttore, hanno
creato questa edizione dell’opera verdiana. Replica pomeridiana alle 15.30
domenica 28 novembre, poi la tournée nei Teatri del Circuito (Brescia, Cremona,
Como).
Lunedì 29 novembre 2010, ore 21.00
IO QUELLA VOLTA LI’
AVEVO 25 ANNI
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
regia Giorgio Gallione
con Claudio Bisio
Musiche eseguite da Carlo Boccadoro
Martedì 30 novembre 2010, ore 21.00 (Turno A)
Mercoledì 1 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno B)
Giovedì 2 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno C)
Sleuth - L’inganno
di Anthony Shaffer
regia Glauco Mauri
con Glauco Mauri, Roberto Sturno, Bruno Sorretto, Torn Borestour, Steno Burrotto
Giovedì 9 dicembre 2010, ore 20.30
Sabato 11 dicembre 2010, ore 20.30
LA CENERENTOLA
Melodramma giocoso in due atti
di Gioachino Rossini
su libretto di Jacopo Ferretti
orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
coro Circuito Lirico Lombardo
Cenerentola (Angiolina) Chiara Amarù mezzosoprano siciliana (in scena il 9) e
Carmen Topciu di origine rumena (in scena l’11), vincitrice del Concorso Aslico
2010.
Edgardo Rocha (Don Ramiro)
Mihail Dogotari (Alidoro)
Omar Montanari (Don Magnifico)
Stefania Silvestri (Clorinda)
Serban Vasile (Dandini)
Alessia Nadin (Tisbe)
Regia di Rosetta Cucchi
(pianista dall’età di sei anni e regista da almeno un decennio)
Maestro concertatore e direttore dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali
Giacomo Sagripanti.
IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo Rosetta Cucchi
..A mille ce n’è .. Una storia per mille fiabe
Ed è proprio ciò che è Cenerentola, una fiaba antica, la cui origine si
perde nella notte dei tempi, c’è chi la attribuisce all’antico Egitto, chi alla
Cina dei piccoli piedi in minuscole scarpette, ma ognuno di noi almeno una volta
nella vita, da bambino, si è seduto e ha ascoltato. Le bimbe hanno sognato
quell’abito incantato e hanno pianto con Cenerentola costretta a casa mentre
fuori il mondo girava a tempo di valzer.
Ancora oggi nell’era dei computer, dei dvd, degli audio-libri, quando penso ad
una fiaba, immagino quel libro con la copertina di pelle bordata in foglia d’oro
che lentamente si apre e cattura l’immaginazione, ed è così che ho voluto
raccontare questa storia. Una vecchia biblioteca piena di grandi libri, la prima
cosa che colpisce è l’odore della carta stampata che ingiallisce e scandisce il
tempo che passa, ma è solo l’involucro che invecchia, le storie sono lì,
effervescenti, fresche e sempre pronte ad essere rilette. La nostra biblioteca è
popolata da bizzarre figure che si aggirano tra gli scaffali, custodi del sapere
e della magia, sempre attente che ogni volume sia al suo posto e nessun lieto
fine riesca a sfuggire alla propria storia, assomigliano a dei topi e sono
curiosi come dei topi, il loro capo è un mago, si chiama Alidoro, ed è proprio a
lui che chiederanno il permesso di aprire il libro di Cenerentola.
Due sorelle che vincerebbero il primo premio alla fiera delle vanità, un
padre-patrigno senza scrupoli, cattivo e pronto a tutto per salvarsi dalla
rovina, un principe con qualche sfumatura di azzurro, un cameriere sopra le
righe e lei, Angelina, sempre sporca di cenere ma con la forza che le nasce
dall’onestà e dalla bontà, non confondetela con la debolezza, Cenerentola è una
signorina con una grande forza di carattere, ..in casa di quel principe
portatemi a ballar.. mica facile affrontare un padre così!! ma lei ha i suoi
fidi topini ed il loro comandante che l’aiuteranno ad arrivare in tempo alla
festa. Una ricetta veramente esplosiva, fatta di personaggi che hanno sogni e
debolezze, ed è proprio al finale del primo atto che ognuno di loro cantando ..ho
paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar.. troverà sotto il coperchio di
un vassoio d’argento l’oggetto dei propri desideri e se ne ciberà come ci si
ciba della vita stessa.
Una scarpetta? No uno smaniglio che ai giorni nostri si chiamerebbe bracciale,
lei se lo toglie e lo lascia al principe, cercami e alla mia destra il compagno
vedrai, e di nuovo l’oggetto del nostro desiderio si allontana e sparisce dalla
nostra vista, a quel punto diventa il centro dei nostri pensieri, non si può
vivere senza, e la caccia ha inizio. Una schiera di topi sulle tracce di una
ragazzina cenciosa, ma loro sanno dove andare a cercare, girano pagina ed ecco
quel grande camino, lei è lì, ha ancora in bocca il sapore che si ha il giorno
dopo avere dato un bacio, centellini le volte in cui ci ripensi, perché ogni
volta il cuore batte forte e lo stomaco ha un sussulto; lui la trova e a
dispetto di quelle due arpie e del loro degno padre lui se la sposa.
Una favola intrigante che Rossini farcisce, come un tournedos, di musica
indimenticabile, in un meccanismo perfetto che si muove costantemente a quattro
mani. Poi Rossini si concede un momento che dedica quasi esclusivamente alla
musica, un divertissement della sua anima giocosa, dove un canone intricatissimo
si sviluppa e si avviluppa su se stesso.. e allora perché non giocare anche noi,
saltando fuori dalla storia per un attimo e facendo vedere al pubblico i vizi e
le virtù di noi poveri artisti, ultimamente un po’ bistrattati ma che speriamo
sempre nella fatidica frase… e vissero tutti felici e contenti! [Rosetta
Cucchi] Rosetta Cucchi, che firma la regia, è pianista dall’età di sei anni
e regista da almeno un decennio.
Domenica 12 dicembre 2010, ore 21.00
BALLETTO DELL’OPERA DI RIGA
IL CORSARO
coreografie Aivars Leimanis
musiche Adolphe Adam
Martedì 14 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno A)
Mercoledì 15 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno B)
Giovedì 16 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno C)
la bisbetica domata
di William Shakespeare
regia Armando Pugliese
con Vanessa Gravina, Edoardo Siravo
Venerdì 17 dicembre 2010, ore 21
ITC 2000
MAURIZIO CROZZA
FENOMENI
testi di Maurizio Crozza, Vittorio Grattarola, Alessandro Ribecchi, Andrea
Zalone
musicista di scena Silvano Belfiore
collaborazione ai testi Federico Taddia
Sabato 18 dicembre 2010, ore 21.00
NAVIDAD NUESTRA
MISA CRIOLLA
Emir Saul, direttore
musiche di Ariel Ramírez
Lunedì 20 dicembre 2010, alle ore 21.
Altri Percorsi
ELIO GERMANO è
THOM PAIN
Serata dedicata ad un monologo vincitore del Premio Pulitzer 2005.
Veste i panni di Thom Pain un Elio Germano ormai molto popolare, balzato agli
onori della cronaca dopo aver conquistato la Palma d’Oro al Festival di Cannes
per La nostra vita di Daniele Lucchetti (e Nastro d’argento sempre come miglior
attore), ma già da tempo avviato ad una carriera cinematografica brillante. Thom
entra al buio, si siede, saluta il pubblico. Prova a dare un significato a
“paura” leggendo la definizione del vocabolario. Inforca un paio d’occhiali da
vista e cerca un contatto con gli spettatori della sala. Da questo momento Thom
inizia a raccontare storie apparentemente sconnesse, attraverso i suoi pensieri
si materializzano gli incidenti che hanno plasmato la sua infanzia e hanno
concorso a creare l’uomo che è diventato. Le storie si intrecciano a domande. Le
risposte sono per lo più contrastanti e si alternano a riflessioni, invettive,
sospensioni. Thom non è completamente a suo agio: si sfoga, poi ci ripensa,
vuole andarsene, scende in platea, alterna gesti decisi a raptus. Man mano che
il racconto si dipana, parola dopo parola, scopriamo che Thom siamo noi. I suoi
desideri, le sue esperienze e soprattutto le sue paure sono anche le nostre. E
se cerchiamo da questo testo risposte certe, ci siamo sbagliati: Thom in fondo
fa solo domande, domande sempre più scomode e spiazzanti. Versatile a teatro
come al cinema: Elio Germano ha curato personalmente l’adattamento del testo e
la regia. Ma innanzitutto Thom Pain è una prova d’attore, una sfida vera e
propria per calarsi nei panni di una figura borderline, senza artifici, mettendo
a nudo l’essenza di un uomo recitando un testo sulla naturalezza d’una
messinscena ma anche sulla messinscena d’una naturalezza, che prevede un ascolto
dell’attore su più binari, in sovrapposizione continua, la recitazione del testo
e l’interazione con il pubblico. Innanzitutto Elio scompare, e lascia il posto
al personaggio, che sotto i nostri occhi si trasforma in una persona vera. E’ un
uomo solo, che si presenta sul palcoscenico senza alcun orpello teatrale. Per
tutto lo spettacolo il pubblico ha la sensazione che ciò che sta vedendo sia
frutto di improvvisazione. E invece l’azione scenica si basa su un testo preciso
e rigido, la scelta registica è proprio quella di trascinare lo spettatore nel
vortice delirante di Thom. Perciò la reazione del pubblico, che è ovviamente
ogni volta differente, influisce sullo spettacolo, fa assumere al lavoro una
piega differente ogni volta, infondendo, come universalmente noto, forza e
mistero all’atto scenico.
Martedì 21 dicembre 2010, alle ore 21
CICLO DI CONCERTI IN SAN PIETRO IN CIEL D’ORO
dedicati a
Franz Joseph Haydn
(1732-1809)
TERZO CONCERTO
Sinfonia n.8 in Sol maggiore (la sera)
Concerto per violoncello in Do maggiore
Sinfonia n.104 in Re maggiore “London”.
I SOLISTI DI PAVIA
Enrico Dindo, direttore e solista.
Note: La Sinfonia n. 8, ultima dedicata alle parti del giorno, Le soir;
descrive uno specifico evento naturalistico, la tempesta. Il Concerto per
violoncello è dedicato a Joseph Weigl, violoncellista alla corte di Estherázy.
La Sinfonia n.104, ultima di quelle composte durante il secondo soggiorno
londinese fu eseguita nella stagione 1795. Joseph Haydn è stato tra i pochi
musicisti ad aver conquistato, vivente, fama e ammirazione in tutta Europa. La
Haydn-renaissance, con le celebrazioni nel 2009 per i 200 anni dalla morte,
viene evidenziata dai Solisti di Pavia accostando le tre sinfonie Le matin, Le
midi, Le soir, scritte tra il 1761 e il 1765.
TRADIZIONALE APPUNTAMENTO DI FINE ANNO con IL MUSICAL
Cats, musical (1981)
composto da Andrew Lloyd Webber
su testi di Thomas Stearns Eliot
(con aggiunte di Trevor Nunn e Richard Stiloge)
Edizione della Compagnia della Rancia
Personaggi e interpreti:
Bombalaurina Azzurra Adinolfi
Caligola/Gattigre Gianluca Ciatti
Parsifal Tiziano Edini
Cassandra Silvana Isolani
Victoria Roberta Miolla
Zampalesta Maria Silvia Roli
Jellilora/Occhibui Loredana Sartori
Jemima Federica Baldi
Sghemboexpress Roberto Colombo
Jennytuttapois Stefania Fratepietro
Mr. Mistofeles/Quazo Alessandro Lanzillotti
Gus/Asparagus Fabio Monti
Ram Tam Taggher Andrea Rossi
Munkostrap Andrea Verzicco
Demetra Denise Brambillasca
Alonzo Simone De Rose
Macavity/Platone Luca Giacomelli
Mangojerry Salvatore Marchione
Deuteronomio/Ciccio Gourmet Alessandro Neri
Exotica Laura Safina
Electra Chiara Vinci
e con GIULIA OTTONELLO Grisabella
ORCHESTRA DAL VIVO
Direttore Vincenzo Latorre
Reed Andrea Olivi, Marco Postacchini, Nicola Tapella
Corni Massimo Marconi, Stefano Lodo
Trombe Giovanni Abbiati, Fabio Costanzo, Simone Ionizzi, Emanuele Girotto
Trombone Alessio Nava/Andrea Andreoli
Violoncello Lorenzo Squarotti
Chitarra Elvezio Fortunato/Simone Rozza
Basso Gaetano Puzzutiello/Marilena Montarone
Batteria Marco Parenti
Tastiere Mauro Gabbiotti, Marco Zanoni, Gennaro Franco/Antonio Ottaviano
Percussioni Massimo Mazza
Sono ancora disponibili biglietti (a mercoledì 22
dicembre): per il 31 dicembre posti in piedi al quinto ordine (loggione) per
il 1 gennaio posti a sedere non numerati al quarto ordine e posti in piedi al
quinto ordine (loggione) COSTI 31 DICEMBRE da 55 a 20 euro 1 GENNAIO da 25 a
15 euro
Come ormai tradizione, il Teatro Fraschini offre al
pubblico pavese l’opportunità di trascorrere a teatro, con brindisi finale di
mezzanotte, la serata di San Silvestro. Inizio spettacolo previsto per le ore
21.30. Quest’anno si festeggia con CATS della Compagna della Rancia, diretta
da Saverio Marconi e con le coreografie di Daniel Ezralow. Direttore
d’orchestra Vincenzo Latorre. Replica il pomeriggio del primo dell’anno alle
ore 18.00 Cats è entrato a pieno titolo nella storia del musical per anni di
repliche, numero di spettatori e incassi. Scritto nel 1981 da Andrei Lloyd
Webber, si basa sul libro di Thomas Stearns Eliot che raccoglie poesie aventi
come protagonisti una carrellata di gatti irresistibili. Webber ha musicato
questi scritti, insieme ad altro materiale inedito. Lo spettacolo inglese è
andato in scena al New London Theater di Londra fino al 2002 e in tournèe per
il mondo. E’ stato tradotto in ben 26 paesi . La versione italiana, con
orchestra dal vivo, allieterà il pubblico del Teatro Fraschini in occasione di
San Silvestro e Capodanno, dopo aver debuttato al Teatro Sistina, ed è uno
degli spettacoli più visti tra il 2009 e il 2010.
Mercoledì 12 gennaio 2011, ore 20.30
Venerdì 14 gennaio 2011, ore 20.30
IL FLAUTO MAGICO
Opera in due atti
di Wolfgang Amedeus Mozart
su libretto di Johann Emanuel Schikaneder
regia Eugenio Monti Colla
direttore Oliver Gooch
orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
coro Circuito Lirico Lombardo
Martedì 18 gennaio 2011, ore 21.00
I VIRTUOSI ITALIANI CON PAOLO FRESU
Alberto Martini, direttore e violino solista
Paolo Fresu, tromba
Programma della serata
Johann Sebastian Bach Contrapunctus 1 da "L'Arte della Fuga" BWV 1080
Massimo Colombo Corale Pop per tromba e archi
Richard Galliano Aria per tromba e archi
Michael Nyman Suite da "Lezioni di piano" per archi
Astor Piazzola Melodia in la menor per archi, Milonga del Angel per archi, Fuga
y misterio per archi, Adios Nonino per violoncello e archi
Daniele Di Bonaventura Sanctus per tromba e archi
Paolo Fresu Ossi per tromba e archi
Giuseppe Tartini Largo andante D 96 per violino, tromba e archi
Jean-Michel Giannelli Dies Irae per tromba e archi
Uri Caine Memory per tromba e archi
Georg Friedrich Händel"Lascia ch'io pianga" per tromba e archi
L’Orchestra I Virtuosi Italiani, complesso nato nel 1989, ha collaborato con New
York City Ballet, Opera Comique di Parigi, tutti i principali Teatri italiani,
con tournèe in Europa, Russia, Stati Uniti e Sud America (2009). La versatilità
dell’Orchestra è dimostrata dalle collaborazioni per un repertorio di confine,
con musicisti come Goran Bregovic, Michael Nyman, Ludovico Einaudi, Franco
Battiato, Giovanni Allevi.
Paolo Fresu, diplomato al Conservatorio di Cagliari, vincitore del premio Top
jazz 1990 come migliore jazzisti italiano, nel 1996 premio come miglior
musicista jazz europeo, ha registrato più di trecentocinquanta dischi. E’
ideatore e coordinatore di numerosi progetti multimediali, collaborando con
attori di teatro, danzatori e registi cinematografici.
Giovedì 20 gennaio 2011, ore 21
PROGETTI DADAUMPA Srl
ALESSANDRO BERGONZONI
di e con Alessandro Bergonzoni
regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
Venerdì 21 gennaio 2011, ore 21.00 (Turno A)
Sabato 22 gennaio 2011, ore 21.00 (Turno B)
Domenica 23 gennaio 2011, ore 16.00 (Turno C)
Un ispettore in casa Birling
di John Boynton Priestley
regia Giancarlo Sepe
con Crescenza Guarnieri, Paolo Ferrari, Andrea Giordana
Mercoledì 26 gennaio 2011, ore 21.00
I SENTIERI DELLA LIBERTA’
di AAVV
regia Beppe Soggetti
con Alessandro Carnevale Pellino, Valentina Ferri, Daniela Frigione e Antonio
Marfi
Sabato 29 gennaio 2011, ore 21.00
ATERBALLETTO
CERTE NOTTI
coreografie Mauro Bigonzetti
musiche Luciano Ligabue
La
stagione di Danza del Teatro Fraschini prosegue con il suo secondo appuntamento
sabato 29 alle ore 21.00. Andrà in scena sul palcoscenico pavese un balletto
ideato dal coreografo Mauro Bigonzetti “Certe notti” su musica di Ligabue. Mauro
Bigonzetti, coreografo di fama internazionale (è il stato primo italiano a
creare per il prestigioso New York City Ballet) con questo balletto con la
compagnia di Aterballetto realizza un “insolito e curioso incontro” tra la danza
classico/moderna e la musica di Luciano Ligabue. Bigonzetti si è addentra con
piena licenza creativa nel mondo “ruvido e coinvolgente” del cantante, dando
vita ad un viaggio composito, fatto di “momenti intimi di intenso erotismo e
danze corali in cui la forza vibrante del rock trova nei corpi piena rispondenza
espressiva”. Alle canzoni si alternano testi poetici, ai danzatori dal vivo si
sovrappongono in parallelo le immagini di corpi fluttuanti tra dune di ghiaia,
in un simbolico gioco di congiunzione tra aria e terra, che è dovuto alla video-
istallazione di Angelo Davoli. Aterballetto è la prima realtà stabile di
balletto in Italia che è stata diretta da nomi quali Vittorio Biagi e Amedeo
Amodio. Lo spettacolo sarà poi a Milano al Teatro della Luna - Assago il 12/13
marzo.
Martedì 1 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
Mercoledì 2 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
Giovedì 3 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno C)
DONNA ROSITA NUBILE
di Federico García Lorca
regia Lluís Pasqual
con Andrea Coppone, Giancarlo Dettori, Pasquale Di Filippo, Martina Galletta,
Alessandra Gigli, Eleonora Giovanardi, Andrea Jonasson, Giulia Lazzarini,
Rosalina Neri, Franca Nuti, Stella Piccioni, Sara Zoia, Franco Sangermano
Donna Rosita nubile o Il linguaggio dei fiori (Doña Rosita la soltera o el
lenguaje de las flores) è una commedia scritta da Federico García Lorca nel
1935 poco prima della sua uccisione, avvenuta nell’agosto dell’anno successivo.
Fu rappresentata nello stesso anno al Teatro Principal di Barcellona. Ispirato
alla figura della zia Clotilde García Picossi, racconta la vita di Rosita,
promessa ad un giovane che, dopo il fidanzamento, abbandona la Spagna per andare
in guerra. La giovane continua a sperare in un ritorno dell’amato, e aspetta
fiduciosa, ma trascorrono ben vent’anni. Nel frattempo tutto il mondo giovanile
che la circonda, quello delle amiche, vive la propria esistenza nel normale
evolversi della situazione, con matrimoni e figli, Rosita invece appassisce,
come la rosa mutabilis coltivata dallo zio, in attesa di un uomo che si scoprirà
aver fatto altre scelte. La vicenda, segnata da un amore sincero soffocato da un
inganno crudele, si consuma in un piccola città spagnola, Granata, dove la
protagonista si chiude in un isolamento forse cercato, e non così inconsapevole
come sembra.
Federico García Lorca affronta la storia con delicatezza e lirismo
infondendo nelle pagine un senso profondamente nostalgico, ponendo l’accento su
di una situazione che rappresenta una occasione mancata. Da molti definita “cechoviana”,
la commedia richiama infatti temi e situazioni simili a quelle del grande autore
russo: una ambientazione borghese, grande cura e precisione nel delineare i
personaggi, la consapevolezza che il tempo inesorabile lascia sulla realtà un
vuoto di desideri mai realizzati, infrangendo molte illusioni. L’anima spagnola
pervade comunque l’opera, la colora, ne rivela influenze surrealiste e durezze
inattese. Anche se a tratti rivela ironia, la tragedia umana di Rosita si
consuma senza pietà, mostrando una società Andalusa votata all’apparente
perbenismo. L’autore percorre all’interno dei tre atti trent’anni di vita della
protagonista (dai venti ai cinquant’anni) circondandola di Manole, Aiole,
zitelle e soprattutto dagli zii, immersi anch’essi in un mondo idilliaco, e la
governante, che appare, almeno di primo acchito, più consapevole della realtà.
Sabato 5 febbraio 2011, ore 21.00
Domenica 6 febbraio 2011, ore 15.30 (Teatro per Noi)
HELLO DOLLY
Compagnia Corrado Abbati
di Michael Stewart e Jerry Herman
Con Corrado Abbati
Regia Corrado Abbati
Produzione Compagnia di
Operetta di Corrado Abbati - InScena S.r.l.
Operetta
Antonella Degasperi
nel ruolo della protagonista Dolly Levine
Sabato 5 ore 21.00, con replica domenica 6 ore 15.30 che sarà riservata come
ogni anno alla iniziativa Teatro per Noi (ingresso gratuito con ritiro biglietti
Ufficio Animazione Anziani del Comune di Pavia - tel. 0382 399549), arriva al
Fraschini il secondo allestimento della stagione in corso per la Compagnia di
Corrado Abbati “Hello Dolly” di Michael Stewart e Jerry Herman. Il cast
comprende, oltre ovviamente a Corrado Abbati, come sempre impegnato anche
nell’adattamento del lavoro, Antonella Degasperi (Dolly), Fabrizio Macciantelli,
Carlo Monopoli, Raffaella Montini, Francesca Dulio, Alessandro Pini. La storia è
quella di una affascinante vedova alla ricerca di un nuovo compagno. Fu
interpretato sul grande schermo da Barbra Streisand e Walter Matthau facendo
incetta di Oscar in una pellicola nella quale appariva anche la leggendaria
figura di Louis Amstrong, straordinario trombettista jazz. Questo musical, che
Corrado Abbati ha inserito nella sua stagione, arriverà anche al Teatro Cagnoni
il 24 marzo.
Lunedì 7 febbraio 2011, ore 21.00
I SOLISTI DI PAVIA
I lunedì dei Solisti
Enrico Dindo, direttore
musiche di Kapustin
Lunedì 7 ore 21.00 si passa alla musica con un originale concerto de “I
Solisti di Pavia” con Enrico Dindo, direttore che presenta in programma
musiche di Nicolai Kapustin, pianista e compositore ucraino.
Martedì 8 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
Mercoledì 9 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
Giovedì 10 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno C)
Roman e il suo cucciolo
di Reinaldo Povod
regia Alessandro Gassman
con Alessandro Gassman, Manrico Giammarota, Sergio Meogrossi, Giovanni Anzaldo,
Matteo Taranto, Natalia Lungu
Sabato 12 febbraio 2011, ore 21.00
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
Christian Arming, direttore
Ivo Pogorelic, pianoforte
|
Venerdì 18 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
Sabato 19 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
Domenica 20 febbraio 2011, ore 16.00 (Turno C)
Aggiungi un posto a tavola
di Garinei e Giovannini
ripresa di Johnny Dorelli
con Gianluca Guidi, Enzo Garinei, Marisa Laurito
Lunedì 21 febbraio 2011, ore 21.00
IL PITONE - 18 mila giorni
di Andrea Bajani
regia Giorgio Gallione
con Giuseppe Battiston, Gianmaria Testa
SPOSTATO A MARTEDI' 3 MAGGIO 2011
mercoledì 23 febbraio 2011, ore 21
ITC 2000
ENRICO BERTOLINO
PASSATA E’ LA TEMPESTA?
Nuovi lampi di ovvietà
regia Massimo Navone
musiche Teo Ciavarella
scritto da Enrico Bertolino, Curzio Maltese, Andrea Zalone, Luca Bottura
scene Elisabetta Gabbioneta
progetto luci Arnaldo Ruota
video Piero Passaniti
Venerdì 25 febbraio 2011, ore 21.00
BALLETTO DI ROMA
CENERENTOLA
coreografie Fabrizio Monteverde
musiche G.F. Haendel
Lunedì 28 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
Martedì 1 marzo 2011, ore 21.00 (Turno B)
Mercoledì 2 marzo 2011, ore 21.00 (Turno C)
DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI
di Jorge Amado
regia Emanuela Giordano
con Caterina Murino, Paolo Calabresi, Daniele Liotti
Venerdì 4 marzo 2011, ore 21.00 (in abbonamento)
Sabato 5 marzo 2011, ore 21.00 (fuori abbonamento)
Domenica 6 marzo 2011, ore 16.00 ed ore 21.00 (fuori abbonamento)
MOMIX – BOTHANICA
coreografie Moses Pendleton
musiche AAVV
Lunedì 7 marzo 2011, ore 21.00
I SOLISTI DI PAVIA
I lunedì dei Solisti
Enrico Dindo, direttore
musiche di E. Elgar,I. Fedele e N. Rota
Mercoledì 9 marzo 2011, ore 21.00
L'ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro)
di Fabrizio Gifuni
regia Giuseppe Bertolucci
con Fabrizio Gifuni
Venerdì 11 marzo 2011, ore 21.00
FESTIVAL STRINGS LUCERNE
Achim Fiedler, direttore
Ramin Bahrami, pianoforte
Martedì 15 marzo 2011, ore 21.00 (Turno A)
Mercoledì 16 marzo 2011, ore 21.00 (Turno B)
Giovedì 17 marzo 2011, ore 21.00 (Turno C)
La ciociara
di Annibale Ruccello
regia Roberta Torre
con Donatella Finocchiaro e Daniele Russo
Sabato 19 marzo 2011, ore 21.00
AMERICAN BALLET THEATRE II
coreografie George Balanchine, Jerome Robbins, Anthony Tudor e i giovani talenti
della coreografia americana
musiche AAVV
Martedì 22 marzo 2011, ore 21.00
UN MARITO IDEALE
di Oscar Wilde
regia Roberto Valerio
con Valentina Sperlì, Roberto Valerio
Venerdì 25 marzo 2011, ore 21.00
LA VEDOVA ALLEGRA
Comagnia Corrado Abbati
di Franz Lehár
Lunedì 28 marzo 2011, ore 21.00
EMANUEL AX
pianoforte solista
Venerdì 1 aprile 2011, ore 21.00
LE CONVERSAZIONI DI ANNA K
di Ugo Chiti
regia Ugo Chiti
con Giuliana Lojodice, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo
Salvianti, Lucia Socci, Alessio Venturini
Sabato 9 aprile 2011, ore 21
Bananas
KATIA e VALERIA
BASE PER ALTEZZA DIVISO DUE
di Katiuscia Follesa, Valeria Graci e Fabrizio Testini
Lunedì 11 aprile 2011, ore 21.00
I SOLISTI DI PAVIA
I lunedì dei Solisti
Concerto di Pasqua
Enrico Dindo, direttore
musiche di J.S. Bach
Il tradizionale concerto di Pasqua che, come ogni anno, la Fondazione Teatro
Fraschini offre alla città, sarà un omaggio dei Solisti a Carl Philipp Emanuel
Bach, con il concerto per violoncello ed archi. Lunedì 11 aprile 2011, alle ore
21.00 presso la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Ingresso gratuito fino ad
esaurimento dei posti disponibili.
Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788), secondogenito del grande Kantor di Lipsia
Johan Sebastian, dopo aver ricevuto dal padre i primi rudimenti nell'ars
musicale, si spostò a Berlino dove rimase al servizio di Federico il Grande tra
il 1740 e il 1767 e quindi ad Amburgo, dove trovò il clima più idoneo al
perfezionamento del suo linguaggio.
I tre concerti in programma risalgono agli anni ‘50 del 1700, quando Bach
divideva il servizio tra le varie residenze reali: Rheinsberg, Charlottenburg,
Potsdam, contribuendo a tener viva l’attività con una pressoché incessante
invenzione in tutti i generi musicali, ad eccezione dell’opera.
Programma della serata:
Carl Philipp Emanuel Bach
Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in La minore, Wq 170
Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in Si maggiore, Wq 171
Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in La maggiore, Wq 172
Direttore e solista
Enrico Dindo
Violini
Marco Rogliano **
Pierantonio Cazzulani*
Ilaria Cusano
Renato Donà
Luca Braga
Jacopo Bigi
Filippo Maligno
Donatella Colombo
Francesco Lovato
Luca Torciani
Lucia Ronchini
Pietro Bernardin
Viole
Massimo Piva *
Adriana Tataru
Filippo Milani
Mario Leotta
Violoncelli
Jacopo Di Tonno*
Mathias Major
Contrabbasso
Amerigo Bernardi*
Clavicembalo
Riccardo Doni*
** violino di spalla
*prima parte
Martedì 12 aprile 2011, ore 21.00
EXTREMITIES
di William Mastrosimone
regia Bruno Armando
con Alessandro Averone, Federica Bagnetti, Laura Cleri, Paola De Crescenzo
Extremities, opera del drammaturgo americano William Mastrosimone. Scritta nel
1982. William Mastrosimone. Classe 1947, originario del New Jersey, laureato in
sceneggiatura, ha vinto due premi Emmy e si dedica, oltre che al teatro, al
cinema. Una delle caratteristiche originali del lavoro di Mastrosimone è la
capacità di cogliere, attraverso gli incontri di tutti i giorni, a contatto con
le persone, temi e situazioni da tradurre in pièce teatrale: anche Extremities
trae spunto proprio da un caso reale, confidato all’autore da una donna che
realmente subì una violenza e che fu costretta, dopo un processo inconcludente,
ad abbandonare la città per paura di subire dallo stupratore impunito dalla
legge, altri soprusi. Nella realtà la vicenda era andata ben diversamente, la
donna era stata solo una vittima, ma aveva maturato una rabbia tale da
immaginare di potersi trovare di nuovo faccia a faccia con l’uomo e di potersi
vendicare. La trama L’opera racconta così il drammatico tentativo di stupro e di
un ribaltamento dei ruoli di vittima e carnefice: la donna aggredita riesce a
catturare il suo violentatore e a ribaltare la situazione. Nella finzione
scenica la situazione prende una piega favorevole alla vittima, quasi a ripagare
chi ha sofferto in silenzio l’umiliazione e la violenza, oltretutto ferita
doppiamente da una giustizia sommaria. Ecco allora che nel tentativo di
rielaborare l’orrore, si è pronti ad agire, sfogando la disperazione. La
versione originale è stata accolto con successo a Broadway, complice la presenza
di un’interprete come Susan Sarandon. La fortuna del testo non si è comunque
fermata, perché è stato prodotto anche un film, dal titolo Oltre ogni limite,
protagonista Farah Fawcett. Lo spettacolo, tradotto e diretto da Bruno Armando,
attore di teatro, cinema e televisione, che in passato ha interpretato di questo
testo il ruolo dello stupratore, si snoda come un dibattito psicologico che fa
riaffiorare gli aspetti più nascosti dell’animo umano. La scena rappresenta il
luogo dove si immagina una ferma e coraggiosa presa di coraggio della vittima,
vendicando l’atto subito.
Venerdì 15 aprile 2011, ore 21.00
ORCHESTRA I POMERIGGI
MUSICALI DI MILANO
Musiche di Cole Porter
Antonio Ballista, pianoforte, direttore
Alessandro Lucchetti, pianoforte solista
Il
programma della serata comprende
SOGNI D’AMORE
In the still of the night
You do something to me
Easy to love
ANYTHING GOES
It’s delovely
I get a kick out of you
You’re the top
Anything goes
COS’ E’ L’AMORE?
Love for sale
Night and day
Everytime we say goodbye
What is this thing called love?
Begin the beguine
KISS ME KATE
Another opening, another show
So in love
From this moment on
Why can’t you behave
Too darn hot
CANCAN
It’s all right with me
Just one of those things
Let’s do it
I love Paris
It’s all right with me (ripresa)
ROBA DA MATTI
Find me a primitive man
My heart belongs to Daddy
Kate the great
Give him the Oo la la
Lunedì 18 aprile 2011, ore 21.00
Martedì 19 aprile 2011, ore 21.00
Mercoledì 20 aprile 2011, ore 21.00
La bottega del caffè
di Carlo Goldoni
regia Giuseppe Emiliani
con Marina Bonfigli, Antonio Salines, Virgilio Zernitz, Massimo Loreto
La
compagnia del Teatro Carcano rende omaggio a Giulio Borsetti con La Bottega del
caffè di Carlo Goldoni che è stato uno dei suoi grandi “cavalli di battaglia” di
una lunga carriera teatrale: attore, regista e direttore artistico, Bosetti ha
lasciato in eredità alla moglie Marina Bonfigli, sua compagna di vita e di
palcoscenico per quasi mezzo secolo, lo spirito di un lavoro appassionato e
rigoroso, pienamente espresso in questo spettacolo.
Giulio Bosetti esordì, dopo gli studi teatrali in Accademia, nel 1950 e dopo una
esperienza al Piccolo di Milano e al fianco di Vittorio Gassman. Iniziò così una
lunga e fortunata carriera che lo vide direttore dei Teatri Stabili di Trieste e
del Veneto, regista di prosa e d’opera, fino alla nascita della sua compagnia
negli anni ottanta del secolo scorso. Giulio Bosetti era stato interprete de La
bottega nel 1989 al Teatro Romano di Verona, con un allestimento diretto da
Gianfranco De Bosio.
La trama
Carnevale 1750. Campiello di Venezia. Protagonista della commedia è don Marzio,
che tesse le fila della maldicenza seduto al suo tavolo d’angolo di un caffè,
scrutando gli accadimenti attraverso le lenti dei suoi occhiali. I suoi sono
occhi insidiosi, le sue lenti deformanti, è il prototipo dei frequentatori
curiosi, che raccolgono notizie per farsene portavoce, senza curarsi della
fondatezza, mescolando verità e invenzione. Egli trova particolare godimento nel
frapporre una serie di ostacoli al desiderio di due donne, Placida e Vittoria,
di ricondurre sulla retta via i rispettivi mariti, Flaminio e Eugenio. Il primo
è un giovane torinese che si spaccia per nobile, il secondo è un giovane
mercante di stoffe che continua a perdere denaro nella bisca di Pandolfo. Don
Marzio trova anche il modo di istigare i due uomini alla libertà sentimentale,
spingendo la ballerina Lisaura, ignara del fatto che Flaminio fosse sposato, tra
le sue braccia. I sotterfugi di don Marzio verranno smascherati dal caffettiere
Ridolfo e dal suo garzone Trappola: sciolti gli inganni al furbo orchestratore/
orditore di trame, non resterà che abbandonare la città.
Carlo Goldoni, oltre a ritrarre un carattere come quello di Don Marzio alla
perfezione, riesce a infondere piena concretezza all’ambiente circostante,
attingendo dal reale vissuto veneziano così variegato da emergere come società
del pettegolezzo e del possesso quale di fatto era: agli spettatori
settecenteschi la piazzetta in cui si svolge la vicenda, altro non era che il
prolungamento della città lagunare. Un spazio anche simbolico, quello della
bottega, osservatorio privilegiato per scoprire come va il mondo e per
giudicarlo. La realtà si colora di tinte particolari, verità e menzogna si
mescolano. L’impronta dell’autore è nitida anche oggi perché in questa indagine
sui comportamenti veneziani che Goldoni conduceva ai suoi tempi, è eternata dai
temi e situazioni universali, validi per l’umanità di ogni tempo: amori, odi,
brama di possesso, conquista del potere, lotta per il benessere, ci accompagnano
senza perdere mai né di importanza né di smalto.
L’allestimento nasce nel segno della sobrietà e della fedeltà al testo e
all’autore con la firma di Giuseppe Emiliani, seguendo, in modo rigoroso, il
percorso artistico tracciato da Giulio Borsetti, attore intuitivo, con uno
spiccato senso per il lavoro corale, nel pieno rispetto dell’opera teatrale.
E’l’affresco di una società, ma, in termini teatrali ed artistici, è anche un
eccezionale banco di prova per attori, registi e scenografi. Compaiono attori
che fanno parte del glorioso assetto teatrale italiano, come Antonio Salines
(Don Marzio) e Virgilio Zernitz (il caffettieri Ridolfo). In scena Cristina
Sarti (Placida) Alice Redini (Vittoria).
Anche in questa edizione l’aspetto scenico è fondamentale per l’efficacia del
testo: è stata realizzata da Guido Fiorato, allievo prediletto di Emanuele
Luzzati.
Venerdì 6 maggio 2011, ore 21.00
ORCHESTRA I POMERIGGI
MUSICALI DI MILANO
Musiche di F.J.Haydn, P. Hindemith, R.Wagner
Peter Rundel, direttore
Nicolas Hodges, pianoforte solista
SPOSTATO A MARTEDI' 3 MAGGIO 2011
IL PITONE - 18 mila giorni
di Andrea Bajani
regia Giorgio Gallione
con Giuseppe Battiston, Gianmaria Testa
IL
PITONE.18mila giorni.
Lo spettacolo nasce con un titolo-metafora: il pitone prende le misure e poi
sferra l’attacco finale, diciottomila giorni equivalgono a cinquant’anni.
Ecco dunque la storia di un uomo cinquantenne che perde il lavoro e, di
conseguenza, viene fatto fuori per sempre. Al suo posto, arriva un collega più
giovane, più flessibile e al passo coi tempi. L’uomo, dopo l’estromissione,
ripiega, senza più alcuna certezza, nel suo appartamento, abbandonato dalla
famiglia: nasce, in questo luogo carico di memorie e sentimenti, una riflessione
acuta, pungente, a tratti amara, che prende avvio dall’epoca in cui il lavoro
era considerato fondante la dignità umana fino al precariato di oggi, indegna
forma di ricatto sociale.
Il testo, scritto da Andrea Bajani, muove dall’urgenza di chi si è sentito, in
Italia, totalmente tradito e ciò che per molto tempo è stato dato per scontato,
il lavoro si intende, si è volatilizzato come il più banale e infido dei furti.
Non solo, ma da “fatto di diritto”, il lavoro si è trasformato in una
“concessione”, mettendo oggi le persone in allerta, costringendole a farsi la
guerra gli uni contro gli altri pur di avere la meglio, giocando così al
massacro.
Intorno allo spettacolo si sono uniti artisti che condividono un certo modo di
concepire e fare teatro, mai privo di una riflessione o denuncia civile sulla
nostra contemporaneità: in scena Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa. Il primo,
attore pluripremiato, si divide tra cinema e teatro portando a segno
interpretazioni estrose e camaleontiche in tutti i campi, è di norma diretto da
autori quali Silvio Soldini, Cristina Comencini, Carlo Mazzacurati. Gianmaria
Testa, cantautore piemontese che ha saputo ritagliarsi uno spazio prestigioso
nel panorama musicale italiano e d’oltralpe, vincendo il Premio Tenco,
esibendosi con successo in tutta Europa, è sempre tangente al teatro, oltre che
per i concerti, per le collaborazioni con Paolo Rossi e Marco Paolini.
Il regista, Alfonso Santagata, è uno dei padri storici della ricerca teatrale
italiana, regista, autore e attore a sua volta. Per anni in felice simbiosi con
Claudio Morganti, continua oggi con successo e premi la sua attività all’interno
dell’ensemble Katzenmacher.
Il testo è firmato da Andrea Bajani, romano, classe 1975. Nel 2002 pubblica il
suo primo romanzo, Morto un papa, cui fa seguito, l’anno successivo, il breve
romanzo picaresco Qui non ci sono perdenti. Ma è il terzo Cordiali saluti del
2005 che viene segnalato dalla critica e che inaugura una stagione di romanzi
italiani sul tema del lavoro. Nel 2006 esce il reportage Mi spezzo ma non
m’impiego, viaggio-inchiesta nell’universo dei nuovi lavoratori precari. Del
2007 è Se consideri le colpe ha vinto i premi Mondello, Recanati e Brancati.
L’ultima fatica letteraria è Domani niente scuola, un reportage sugli
adolescenti e la scuola. Per il teatro è coautore dello spettacolo Miserabili di
Marco Paolini.
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