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Oh, dunque: veniamo al Secondo Atto! Lascino, lascino fare a me,
come avevamo prima stabilito, che andrà benone!
Immagini per un personaggio la disgrazia che le ho detto, d'esser
nato vivo dalla fantasia d'un autore che abbia voluto poi negargli la
vita, e mi dica se questo personaggio lasciato così, vivo e senza vita,
non ha ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo noi, ora, qua
davanti a loro, dopo averlo fatto a lungo a lungo, creda, davanti a lui
per persuaderlo, per spingerlo, comparendogli ora io, ora lei, [indicherà
la Figliastra] ora quella povera madre...
È vero, anch'io, anch'io signore, per tentarlo, tante volte, nella
malinconia di quel suo scrittojo, all'ora del crepuscolo, quand'egli,
abbandonato su una poltrona, non sapeva risolversi a girar la chiavetta
della luce e lasciava che l'ombra gl'invadesse la stanza e che quell'ombra
brulicasse di noi, che andavamo a tentarlo...
La figliastra
Non speri che parli, finché c'è quello lì! [Indicherà il Figlio.]
Bisognerebbe che lei mandasse via, prima, quello lì.
Ma non lo trattenga! Non se ne va!
Deve rappresentare la terribile scena del giardino con sua madre!
Ah, ma io no! Io no! Se non me ne posso andare, resterò qua; ma le ripeto
che io non rappresento nulla!
Aspettate! Aspettate! Prima, la bambina alla vasca!
Povero amorino mio, tu guardi smarrita, con codesti occhioni belli: chi sa
dove ti par d'essere! Siamo su un palcoscenico, cara! Che cos'è un
palcoscenico? Ma, vedi? un luogo dove si giuoca a far sul serio. Ci si fa
la commedia. E noi faremo ora la commedia. Sul serio, sai! Anche tu...
Per me, signore, io sono qua! Magari mi desse lei il modo di potergli
parlare un momento, di potergli dire tutto quello che mi sta nel cuore.
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