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Nella Lomellina nord-orientale sui primi terrazzi con i quali la pianura scende al letto del Ticino, Vigevano, città dalla fama di centro industriale e di "capitale della calzatura", accoglie il visitatore con le suggestioni dei suoi insigni monumenti medioevali e rinascimentali, quali la Piazza Ducale, una delle più belle piazze d'Italia,
ed il castello, uno tra i più imponenti della Lombardia.
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Il nucleo più antico della città nacque nell'alto medioevo come borgo fortificato a guardia del guado sul Ticino. Divenne libero comune e fu contesa, per la sua posizione strategica, da Milano e Pavia in lotta fra loro.
Passò sotto la signoria dei Della Torre e vide i suoi fasti a partire dal XIV sec. prima con i Visconti e, dalla metà del XV sec., con gli Sforza sotto i quali conobbe il suo massimo splendore artistico, divenendo città ducale, ricca di attività artigiane e commerciali e sede vescovile. Vigevano fu per secoli un centro tessile, importante soprattutto per la produzione di seta e lana, ma nella seconda metà dell'Ottocento abbandonò questa produzione a vantaggio di quella delle scarpe, con la quale è ancora oggi conosciuta ovunque. Negli ultimi decenni l'industria calzaturiera è stata affiancata dalle aziende meccaniche specializzate nella costruzione di macchine e stampi per calzaturifici ad alta tecnologia, esportati in tutto il mondo.
Vigevano è in posizione strategica, quasi equidistante da Milano (35 km), Novara e Pavia.
Da Milano si percorre la Tangenziale Ovest e si imbocca la SS 494; da Torino bisogna uscire al casello di Galliate della A4 e da Genova a quello di Gropello Cairoli sulla A7. In treno si raggiunge da Milano P.ta Genova a da Alessandria.
Il Castello sorge nella parte più alta della città e si innesta sull'impianto planimetrico e sulla struttura del preesistente castello-ricetto di età comunale. La sua costruzione è caratterizzata da due fasi determinanti successive: una viscontea ed una sforzesca. La prima iniziò per volere di Luchino Visconti, podestà di Vigevano, che nel 1341 fece costruire la rocca vecchia, una fortezza a guardia della strada per Milano, e nel 1345 il castello vero e proprio, l'attuale Maschio, a forma quadrilatera con quattro torri angolari a merlatura ghibellina. Due anni più tardi i due fortilizi furono collegati dalla Strada coperta, un grande ponte fortificato che scavalca il borgo permettendo rapidi passaggi dal castello alla campagna: un'opera veramente sorprendente lunga 164 metri e larga 7 metri.
La fase sforzesca, importantissima per il contributo artistico di Donato Bramante, diede al castello i caratteri di grandiosa residenza principesca e lo splendore di una fra le più ricche corti rinascimentali d'Europa. In due anni, dal 1492 al 1494, per volere del duca Ludovico Maria Sforza detto il Moro, fu completata la costruzione delle Scuderie (già intrapresa da Galeazzo Maria) capaci di contenere quasi mille cavalli, della torre a volumi sovrapposti, degli agili colonnati della Falconiera, così chiamata per il fatto che i falconi venivano qui allevati ed addestrati per la caccia.
Nella parte posteriore del Maschio fu aggiunta un'ala residenziale riservata alla duchessa Beatrice d'Este e fu costruita l'elegante Loggia delle Dame. Con la fine della dinastia sforzesca (1535) il castello passò agli spagnoli iniziando così un lento declino che lo vide ospitare eserciti e caserme per più di tre secoli. Attualmente è in fase di restauro.
Eretta nel punto più alto della città, fu costruita a più riprese, a partire dal 1198 sino alla fine del Quattrocento, quando venne ultimata dal Bramante. Con la sua caratteristica sagoma "filaretiana", a corpi scalari, offre dalle sue merlature una panoramica completa sulla piazza, sul castello e sull'intera città.
Una delle più belle piazze d'Italia, ideata dal Bramante, fu fatta costruire a partire dal 1492 dal duca Ludovico il Moro, come anticamera nobile del castello. E' uno dei primi modelli di piazza rinascimentale ed al tempo stesso uno dei pochi esempi di piazza concepita come opera architettonica unitaria: nel suo insieme costituisce una delle più compiute realizzazioni urbanistiche di tutto il quattrocento lombardo. La piazza si presenta come un allungato rettangolo di 134 metri di lunghezza e 48 di larghezza, circondata da portici ad arcate, sorretti da 84 colonne con capitelli lavorati e tutti differenti fra loro. Originariamente i portici si interrompevano ai piedi della torre, in corrispondenza dell'attuale scalone di accesso al castello; una rampa, percorribile anche a cavallo, saliva dal centro della piazza fino al portone del castello, ingresso d'onore della reggia vigevanese.
Nel 1680 per opera del vescovo Juan Caramunel Lobkovitz, la rampa fu abbattuta, il giro dei portici completato ed il quarto lato della piazza fu chiuso dalla facciata barocca del duomo, concava e perpendicolare all'asse della piazza in modo da mascherare l'eccentricità della chiesa. La cinquecentesca decorazione pittorica fu rifatta agli inizi del Novecento con colori e motivi vivaci: un gioco illusionistico di architetture, figure mitologiche, disegni floreali, stemmi ducali ed una serie di medaglioni raffiguranti personaggi della famiglia ducale, i grandi della storia classica e curiosi motti quattrocenteschi.
Dedicato a Sant'Ambrogio, il duomo fu iniziato dal duca Francesco II nel 1532 su disegno di Antonio da Lonate ed ultimato solo nel 1606. L'interno a croce latina e tre navate, conserva notevoli opere d'arte. Segnaliamo fra l'altro: nel primo altare a sinistra dell'ingresso il modello ligneo della chiesa opera di Antonio da Lonate; nel terzo altare a sinistra un polittico a tempera di scuola leonardesca; sull'altare maggiore un paliotto settecentesco con inserite figure ricamate in seta ed oro e tratte da un paramentale cinquecentesco; nel transetto destro pregevoli dipinti attribuiti a Macrino d'Alba e Bernardino Ferrari (inizi del XVI sec.).
Il MUSEO DEL TESORO DEL DUOMO è costituito in massima parte dai doni di Francesco II Sforza (1534).
Conserva preziosi corali e codici miniati da Agostino e Ferrante Decio; un prezioso pastorale in avorio; La Pace, un preziosissimo reliquiario in argento cesellato in oro dal grande orafo Benvenuto Cellini; calici e reliquiari di varie epoche; arazzi fiamminghi provenienti dalle arazzerie di Bruxelles (1520) ed Oudenaarde (inizi XVII sec.) con soggetti religiosi e profani; una paramentale cinquecentesco, ricamato in oro zecchino ed usato a Monza nel 1805 per l'incoronazione di Napoleone Bonaparte.
Disegnata da Bartolino da Novara nel XIV sec. in stile gotico lombardo, la chiesa fu più volte restaurata e rimaneggiata. Nel quattrocento era collegata al castello, cui fungeva da cappella, ed era attigua al Convento Domenicano dove visse il beato Matteo Carreri, patrono della città, e dove, nel 1696, fu firmata fra francesi ed austiaci la "Pace di Vigevano" che pose fine a sei anni di guerre.
La chiesa risale all'epoca sforzesca e si presenta in forme gotiche lombarde.
Antistante la facciata si trova la bella fontana con la statua del santo, opera di Giovan Battista Ricci.
Nato da una cospicua donazione della famiglia Bertolini al Comune, il museo fu inaugurato nel 1972 ed attende ancora una definitiva destinazione, che permetta l'esposizione delle circa 1000 calzature conservate e di tutto il materiale legato alla produzione della scarpa.
Attualmente la raccolta comprende circa 300 scarpe e offre una inedita storia della calzatura come elemento di costume sia attraverso i secoli che presso le diverse civiltà; è divisa quindi in tre sezioni.
La sezione storica con esempi di scarpe dal XV sec. ai giorni nostri, comprese quelle appartenute a personaggi famosi (pianella di Beatrice d'Este - 1490 ca) e le scarpe militari. La sezione etnografica che riunisce calzature in uso presso i popoli della terra, dai sandali africani, ai mocassini indiani ed eschimesi, dalle babbucce arabe alle pantofole cinesi, dalle guetas giapponesi alle opanke balcaniche... Ed infine la sezione delle curiosità che raccoglie gli strumenti del ciabattino, scarpe curiose e brevetti particolari, ed un cospicuo fondo di pubblicazioni inerenti la calzatura e la sua produzione.
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