Le romanze Giuseppe Verdi (1813 - 1901)
Vedete il seguente link Karadar Bertoldi Ensemble per ulteriori informazioni
1) Il poveretto
2) La seduzione
3) L'esule
4) Stornello
5) "Sei Romanze"
a) Non t'accostare all'urna
b) More, Elisa, lo stanco poeta
c) In solitaria stanza
d) Nell'orror di notte oscura
e) Perduta ho la pace
f) Deh, pietoso, oh Addolorata
6) "Sei Romanze"
a) Il tramonto
b) La zingara
c) Ad una stella
d) Lo spazzacamino
e) Il mistero
f) Brindisi
1. "Il poveretto" Passegger, che al dolce aspetto |
2. "La seduzione" Era bella com'angiol del cielo,
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3.
"L'esule" Testo di Temistocle Solera (1815-1878) Musica di Giuseppe Verdi, 1839 Vedi! la bianca luna |
4. "Stornello" Tu dici che non m'ami... anch'io non t'amo... |
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5. "Sei Romanze"
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a) Non t'accostare all'urna Non t'accostare all'urna
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b)
More, Elisa, lo stanco poeta Testo di Tommaso Bianchi (1804-1834)
More, Elisa, lo stanco poeta |
c)
In solitaria stanza Testo di Jacopo Vittorelli (1749-1835)
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d)
Nell'orror di notte oscura Testo di Carlo Angiolini Nell'orror di notte oscura, Quando tace il mondo intier, Del mio bene in fra le mura Vola sempre il mio pensier. E colei che tanto adoro Forse ad altri il cordonò; Ciel, per me non v'ha ristoro, Io d'ambascia morirò. Quando in terra il giorno imbruna Il mio spirto apparirà Ed il raggio della luna Fosco fosco si vedrà. D'un amante moribondo, D'un tradito adorator, Udirà l'intero mondo Il lamento del dolor. E d'amore nella storia Sarà scritto ognor così: Maledetta la memoria Di colei che lo tradì! |
e)
Perduta ho la pace Testo di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), tradotto in italiano da Luigi Balestri Perduta ho la pace, ho in cor mille guai; Ah, no, più non spero trovarla più mai. M'è buio di tomba ov'egli non è; Senz'esso un deserto è il mondo per me. Mio povero capo confuso travolto; Oh misera, il senno, il senno m'è tolto! S'io sto al finestrello, ho gl'occhia a lui solo; S'io sfuggo di casa, sol dietro a lui volo. Oh, il bel portamento; oh, il vago suo viso! Qual forza è nei sguardi, che dolce sorriso! E son le parole un magico rio; Qual stringer di mano, qual bacio, mio Dio! Anela congiunger si al suo il mio petto; Potessi abbracciarlo, tenerlo a me stretto! Baciarlo potessi, far pago il desir! Baciarlo! e potessi baciata morir. |
f)
Deh, pietoso, oh Addolorata Testo di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), tradotto in italiano da Luigi Balestri Deh, pietoso, oh Addolorata, China il guardo al mio dolore; Tu, una spa da fitta in core, Volgi gl'occhi desolata Al morente tuo figliuol. Quello occhiate, i sospir vanno Lassù al padre e son preghiera Che il suo tempri ed il tuo affanno. Come a me squarcin le viscere Gl'insoffribili miei guai E dell'ansio petto i palpiti Chi comprendere può mai? Di che trema il cor? Che vuol? Ah! tu sola il sai, tu sol! Sempre, ovunque il passo io giro, Qual martiro, qual martiro Qui nel sen porto con me! Solitaria appena, oh, quanto Verso allora, oh, quanto pianto E di dentro scoppia il cor. Sulvasel del finestrino La mia la crima scendea Quando all'alba del mattino Questi fior per te cogliea, Chè del sole il primo raggio La mia stanza rischiarava E dal letto micacciava Agitandomi il dolor. Ah, per te dal disonore, Dalla morte io sia salvata. Deh, pietoso al mio dololre China il guardo, oh Addolorata! |
6. "Sei Romanze" |
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a) Il
tramonto Testo di Andrea Maffei (1798-1885) Amo l'or del giorno che muore Quando il sole già stanco declina, E nell'onde di queta marina Veggo il raggio supremo languir. In quell'ora mi torna nel core Un'età più felice di questa; In quell'ora dolcissima e mesta Volgo a te, cara donna, il sospir. L'occhio immoto ed immoto il pensiero, Io contemplo la striscia lucente Che mi vien dal seren, dal sereno occidente La quiete solcando, solcando del mar E desio di quell'aureo sentiero Ravviarmi sull'orma infinita Quasi debba la stanca mia vita Ad un porto di pace guidar. |
b) La zingara Testo di S. M. Maggioni Chi padre mi fosse, qual patria mi sia, Invano la gente chiamando mi va; Del primo mai seppi ed è patria mia La terra che un fiore, che un frutto mi dà. Dovunque il destino m'addita un sentiero, Io trovo un sorriso, io trovo un amor; Perchè del passato darommi pensiero, Se l'ora presente è lieta al mio cor? Può, è vero, il domani un torbido velo Dell'aure serene l'aspetto turbar; Ma s'oggi risplende azzurro il mio cielo, Perchè rattristarmi d'un dubbio avvenir? Io sono una pianta che ghiacchio non spoglia, Che tutto disfida del verno il rigor; Se fronda qui cade, la un'altra germoglia, In ogni stagione son carca di fior. |
c) Ad una stella Testo diAndrea Maffei (1798-1885) Bell'astro della terra, Luce amorosa e bella, Come desia quest'anima Opressa e prigioniera Le sue catene in frangere, Libera a te volar! Gl'ignoti abitatori Che mi nascondi, o stella, Cogl'angeli s'abbracciano Puri fraterni amori, Fan d'armonie cogl'angeli La spera tua sonar. Le colpe e i nostri affanni Vi sono a lor segreti, Inavvertiti e placidi Scorrono i giorni e gli anni, Nè mai pensier li novera, Nè li richiama in duol. Bell'astro della sera, Gemma che il cielo allieti, Come alzerà quest'anima Oppressa e prigiorniera Dal suo terreno carcere Al tuo bel raggio il vol! |
d)
Lo spazzacamino Testo diS. M. Maggioni Lo spazzacamin! Son d'aspetto brutto e nero, Tingo ognun che mi vien presso; Sono d'abiti mal messo, Sempre scalzo intorno io vo. Ah! di me chi sia più lieto Sulla terra dir non so. Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin Vi salva dal fuoco per pochi quattrin. Ah! Signori, signore, lo spazzacamin! Io mi levo innanzi al sole E di tutta la cittade Col mio grido empio le strade E nemico alcun non ho. Ah, di me chi sia più lieto Sulla terra dir non so. Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin Vi salva dal fuoco per pochi quattrin. Ah! Signori, signore, lo spazzacamin! Talor m'alzo sovra i tetti, Talor vado per le sale; Col mio nome i fanciuletti Timorosi e quieti io fo. Ah, di me chi sia più lieto Sulla terra dir non so. Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin Vi salva dal fuoco per pochi quattrin. Ah! Signori, signore, lo spazzacamin! |
e) Il
mistero Testo diFelice Romani (1788-1865) Se tranquillo a te daccanto, Donna mia, talun mi vede, O felice appien mi crede O guarito, O guarito dall'amor; Ma non tu, che sai pur quanto Combattuto e oppresso ho il cor Come la go, che stagnante Par che dorma e appena muova, Ma tempeste in fon do cova Sconosciute al vïator, Ma tal calma ho nel sembiante, Ho scompiglio, ho in fondo al cor. Se un sospiro, se un lamento Il timore a me contende, Del timore che m'accende Non scemò l'intenso ardor. Come lampa in monumento Non veduto avvampa in cor E vivrà benchè represso, Benchè privo di conforto E vivrebbe ancor che mor to Lo volesse il tuo rigor, Chè alimento Da sè stesso Prende amore in nobil cor. |
f) Brindisi Testo diAndrea Maffei (1798-1885) Mescetemi il vino! Tu solo, o bicchiero, Fra gaudi terreni non sei menzognero, Tu, vita de' sensi, letizia del cor. Amai; m'infiammaro due sguardi fatali; Credei l'amicizia fanciulla senz'ali, Follia de' prim'anni, fantasma illusor. Mescetemi il vino, letizia del cor. L'amico, l'amante col tempo ne fugge, Ma tu non paventi chi tutto distrugge: L'età non t'offende, t'accresce virtù. Sfiorito l'aprile, cadute le rose, Tu sei che n'allegri le cure noiose: Sei tu che ne torni la gioia che fu. Mescetemi il vino, letizia del cor. Chi meglio risana del cor le ferite? Se te non ci desse la prov vida vite, Sarebbe immortale l'umano dolor. Mescetemi il vino! Tu sol, o bicchiero, Fra gaudi terreni non sei menzognero, Tu, vita de' sensi, letizia del cor. |
- Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa
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