Le romanze Giuseppe Verdi (1813 - 1901)

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1) Il poveretto
2) La seduzione
3) L'esule
4) Stornello
5) "Sei Romanze"


a) Non t'accostare all'urna
b) More, Elisa, lo stanco poeta
c) In solitaria stanza
d) Nell'orror di notte oscura
e) Perduta ho la pace
f) Deh, pietoso, oh Addolorata


6) "Sei Romanze"


a) Il tramonto
b) La zingara
c) Ad una stella
d) Lo spazzacamino
e) Il mistero
f) Brindisi

1. "Il poveretto"
 
Testo diAnonymous
Musica di Giuseppe Verdi, 1847

Passegger, che al dolce aspetto
Par che serbi un gentil cor,
Porgi un soldo al poveretto
Che da man digiuno è ancor.
 
Fin da quando era figliuolo
Sono stato militar
E pugnando pel mio suolo
Ho trascorso e terra e mar;
 
Ma or che il tempo su me pesa,
Or che forza più non ho,
Fin la terra che ho difesa,
La mia patria m'obliò.

2. "La seduzione"
 
Testo diLuigi Balestri
Musica di Giuseppe Verdi, 1839

Era bella com'angiol del cielo,
Innocente degl'anni sul fiore,
Ed il palpito primo d'amore
Un crudele nel cor le destò.
Inesperta, fidente ne'giuri,
Sè commise all'amante sleale;
Fu sedotta! e l'anello nuziale,
Poveretta, ma indarno invocò.
All'infamia dannata, allo scherno,
Nove lune gemèla tradita;
Poi, consunta dal duolo la vita,
Pregò venia al crudele e spirò.
Ed il frutto del vil tradimento
Nel sepolcro posogli d'appresso;
Là non sorse una croce, un cipresso,
Non un sasso il suo nome portò

 

3. "L'esule"
 
Testo di Temistocle Solera (1815-1878)
Musica di Giuseppe Verdi, 1839

Vedi! la bianca luna
Splende sui colli;
La notturna brezza
Scorre leggera ad increspare il vago
Grembo delqueto lago.
Perché, perché sol io
Nell'ora più tranquilla e più soave
Muto e pensoso mistarò?
Qui tutto È gioia; il ciel, la terra
Di natura sorridono all'incanto.
L'esule solo è condannato al pianto.
Ed io pure fra l'aure native
Palpitava d'ignoto piacer.
Oh, del tempo felice ancor vive
La memoria nel caldo pensier.
Corsi lande, deserti, foreste,
Vidi luoghi olezzanti di fior;
M'aggirai fra le danze e le feste,
Ma compagno ebbi sempre il dolor.
Or che mi resta?... togliere alla vita
Quella forza che misero mi fa.
Deh, vieni, vieni, o morte, a chi t'invita
E l'alma ai primi gaudi tornera.
Oh, che allor le patrie sponde
Non saranno a me vietate;
Fra quell'aure, su quell'onde
Nudo spirto volerò;
Bacerò le guance amate
Della cara genitrice
Ed il pianto all'infelice
Non veduto tergerò.

4. "Stornello"
 
Testo di Anonymous
Musica di Giuseppe Verdi, 1869

Tu dici che non m'ami... anch'io non t'amo...
Dici non vi vuoi ben, non te ne voglio.
Dici ch'a un altro pesce hai teso l'amo.
Anch'io in altro giardin la rosa coglio.
Anco di questo vo'che ci accordiamo:
Tu fai quel che ti pare, io quel che voglio.
Son libero di me, padrone è ognuno.
Servo di tutti e non servo a nessuno.
Costanza nell'amor è una follia;
Volubile io sono e me ne vanto.
Non tremo più scontrandoti per via,
Nè, quando sei lontan mi struggo in pianto.
Come usignuol che uscì di prigionia
Tutta la notte e il dì folleggio e canto.

*****

5. "Sei Romanze"
Testi di Jacopo Vittorelli (1749-1835), Tommaso Bianchi (1804-1834),
Carlo Angiolini, e Luigi Balestri Musica di Giuseppe Verdi, 1838

a) Non t'accostare all'urna
b) More, Elisa, lo stanco poeta
c) In solitaria stanza
d) Nell'orror di notte oscura
e) Perduta ho la pace
f) Deh, pietoso, oh Addolorata

 

a) Non t'accostare all'urna
 
Testo di Jacopo Vittorelli (1749-1835)
Fu anche musicata da Franz Schubert (1797-1828), D. 668. no. 1 (con una differente forma di testo)

Non t'accostare all'urna
Che il cener mio rinserra;
Questa pietosa terra
È sacra al mio dolor.
 
Odio gli affanni tuoi,
Ricuso i tuoi giacinti;
Che giovano agli estinti
Due lacrime o due fior?
 
Empia! Empia! dovevi allora
Porgermi un fil d'aita
Quando traea la vita
Nell'ansia e nei sospir.
 
A che d'inutil pianto
Assordi la foresta?
Rispetta un'ombra mesta
E lasciala dormir.

 

b) More, Elisa, lo stanco poeta
 
Testo di Tommaso Bianchi (1804-1834)
 
 

 

More, Elisa, lo stanco poeta
El'estremo origlier su cui more
È quell'arpa che un tempo l'amore
Insegnava al suo spirto gentil.
 
More pago che pura risplenda
Come quella d'un angiol del cielo;
Giacerà senza frale e uno stello
Fiorirà tra le corde d'april.
 
Dono estremo, per te lo raccogli
Senza insano dolor, senza pianto;
Una lacrima cara soltanto,
olo un vale che gema fedel.
 
Che quest'alma già lascia le care
Feste, i canti le danze, gli amori,
Come un'aura che uscendo dai fiori
Odorosa s'effonda nel ciel.

c) In solitaria stanza
 

Testo di Jacopo Vittorelli (1749-1835)
 

 


In solitaria stanza
Langue per doglia atroce;
Il labbro è senza voce,
Senza respiro il sen,
Come in deserta aiuola,
Che di rugiade è priva,
Sotto alla vampa estiva
Molle narcisso svien.
 
Io, dall'affanno oppresso,
Corro per vie rimote
E grido in suon che puote
Le rupi intenerir
Salvate, o Dei pietosi,
Quella beltà celeste;
Voi forse non sapreste
Un'altra Irene ordir.

d) Nell'orror di notte oscura
 
Testo di Carlo Angiolini
 
 
Nell'orror di notte oscura,
Quando tace il mondo intier,
Del mio bene in fra le mura
Vola sempre il mio pensier.
 
E colei che tanto adoro
Forse ad altri il cordonò;
Ciel, per me non v'ha ristoro,
Io d'ambascia morirò.
 
Quando in terra il giorno imbruna
Il mio spirto apparirà
Ed il raggio della luna
Fosco fosco si vedrà.
 
D'un amante moribondo,
D'un tradito adorator,
Udirà l'intero mondo
Il lamento del dolor.
 
E d'amore nella storia
Sarà scritto ognor così:
Maledetta la memoria
Di colei che lo tradì!
e) Perduta ho la pace
 
Testo di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), tradotto in italiano da Luigi Balestri
 
Perduta ho la pace, ho in cor mille guai;
Ah, no, più non spero trovarla più mai.
M'è buio di tomba ov'egli non è;
Senz'esso un deserto è il mondo per me.
Mio povero capo confuso travolto;
Oh misera, il senno, il senno m'è tolto!
 
S'io sto al finestrello, ho gl'occhia a lui solo;
S'io sfuggo di casa, sol dietro a lui volo.
Oh, il bel portamento; oh, il vago suo viso!
Qual forza è nei sguardi, che dolce sorriso!
E son le parole un magico rio;
Qual stringer di mano, qual bacio, mio Dio!
 
Anela congiunger si al suo il mio petto;
Potessi abbracciarlo, tenerlo a me stretto!
Baciarlo potessi, far pago il desir!
Baciarlo! e potessi baciata morir.
f) Deh, pietoso, oh Addolorata
Testo di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), tradotto in italiano da Luigi Balestri
 
Deh, pietoso, oh Addolorata,
China il guardo al mio dolore;
Tu, una spa da fitta in core,
Volgi gl'occhi desolata
Al morente tuo figliuol.
Quello occhiate, i sospir vanno
Lassù al padre e son preghiera
Che il suo tempri ed il tuo affanno.
Come a me squarcin le viscere
Gl'insoffribili miei guai
E dell'ansio petto i palpiti
Chi comprendere può mai?
Di che trema il cor? Che vuol?
Ah! tu sola il sai, tu sol!
Sempre, ovunque il passo io giro,
Qual martiro, qual martiro
Qui nel sen porto con me!
Solitaria appena, oh, quanto
Verso allora, oh, quanto pianto
E di dentro scoppia il cor.
Sulvasel del finestrino
La mia la crima scendea
Quando all'alba del mattino
Questi fior per te cogliea,
Chè del sole il primo raggio
La mia stanza rischiarava
E dal letto micacciava
Agitandomi il dolor.
Ah, per te dal disonore,
Dalla morte io sia salvata.
Deh, pietoso al mio dololre
China il guardo, oh Addolorata!

6. "Sei Romanze"
  
Testi di  Andrea Maffei (1798-1885), S. M. Maggioni e Felice Romani (1788-1865)
Musica di Giuseppe Verdi, 1845
 
a) Il tramonto
b) La zingara
c) Ad una stella
d) Lo spazzacamino
e) Il mistero
f) Brindisi

a) Il tramonto
 
Testo di Andrea Maffei (1798-1885)
  
Amo l'or del giorno che muore
Quando il sole già stanco declina,
E nell'onde di queta marina
Veggo il raggio supremo languir.
In quell'ora mi torna nel core
Un'età più felice di questa;
In quell'ora dolcissima e mesta
Volgo a te, cara donna, il sospir.
 
L'occhio immoto ed immoto il pensiero,
Io contemplo la striscia lucente
Che mi vien dal seren, dal sereno occidente
La quiete solcando, solcando del mar
E desio di quell'aureo sentiero
Ravviarmi sull'orma infinita
Quasi debba la stanca mia vita
Ad un porto di pace guidar.
b) La zingara
 
Testo di S. M. Maggioni
 
Chi padre mi fosse, qual patria mi sia,
Invano la gente chiamando mi va;
Del primo mai seppi ed è patria mia
La terra che un fiore, che un frutto mi dà.
Dovunque il destino m'addita un sentiero,
Io trovo un sorriso, io trovo un amor;
Perchè del passato darommi pensiero,
Se l'ora presente è lieta al mio cor?
Può, è vero, il domani un torbido velo
Dell'aure serene l'aspetto turbar;
Ma s'oggi risplende azzurro il mio cielo,
Perchè rattristarmi d'un dubbio avvenir?
Io sono una pianta che ghiacchio non spoglia,
Che tutto disfida del verno il rigor;
Se fronda qui cade, la un'altra germoglia,
In ogni stagione son carca di fior.
c) Ad una stella
 
Testo diAndrea Maffei (1798-1885)
  
Bell'astro della terra,
Luce amorosa e bella,
Come desia quest'anima
Opressa e prigioniera
Le sue catene in frangere,
Libera a te volar!
Gl'ignoti abitatori
Che mi nascondi, o stella,
Cogl'angeli s'abbracciano
Puri fraterni amori,
Fan d'armonie cogl'angeli
La spera tua sonar.
Le colpe e i nostri affanni
Vi sono a lor segreti,
Inavvertiti e placidi
Scorrono i giorni e gli anni,
Nè mai pensier li novera,
Nè li richiama in duol.
Bell'astro della sera,
Gemma che il cielo allieti,
Come alzerà quest'anima
Oppressa e prigiorniera
Dal suo terreno carcere
Al tuo bel raggio il vol!
d) Lo spazzacamino
 
Testo diS. M. Maggioni
  
Lo spazzacamin! Son d'aspetto brutto e nero,
Tingo ognun che mi vien presso;
Sono d'abiti mal messo,
Sempre scalzo intorno io vo.
 
Ah! di me chi sia più lieto
Sulla terra dir non so.
Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin
Vi salva dal fuoco per pochi quattrin.
Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!
 
Io mi levo innanzi al sole
E di tutta la cittade
Col mio grido empio le strade
E nemico alcun non ho.
 
Ah, di me chi sia più lieto
Sulla terra dir non so.
Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin
Vi salva dal fuoco per pochi quattrin.
Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!
 
Talor m'alzo sovra i tetti,
Talor vado per le sale;
Col mio nome i fanciuletti
Timorosi e quieti io fo.
 
Ah, di me chi sia più lieto
Sulla terra dir non so.
Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin
Vi salva dal fuoco per pochi quattrin.
Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!
e) Il mistero
 
Testo diFelice Romani (1788-1865)
 
 
Se tranquillo a te daccanto,
Donna mia, talun mi vede,
O felice appien mi crede
O guarito, O guarito dall'amor;
Ma non tu, che sai pur quanto
Combattuto e oppresso ho il cor
Come la go, che stagnante
Par che dorma e appena muova,
Ma tempeste in fon do cova
Sconosciute al vïator,
Ma tal calma ho nel sembiante,
Ho scompiglio, ho in fondo al cor.
Se un sospiro, se un lamento
Il timore a me contende,
Del timore che m'accende
Non scemò l'intenso ardor.
Come lampa in monumento
Non veduto avvampa in cor
E vivrà benchè represso,
Benchè privo di conforto
E vivrebbe ancor che mor to
Lo volesse il tuo rigor,
Chè alimento
Da sè stesso
Prende amore in nobil cor.
f) Brindisi
 
Testo diAndrea Maffei (1798-1885)
 
 
Mescetemi il vino! Tu solo, o bicchiero,
Fra gaudi terreni non sei menzognero,
Tu, vita de' sensi, letizia del cor.
Amai; m'infiammaro due sguardi fatali;
Credei l'amicizia fanciulla senz'ali,
Follia de' prim'anni, fantasma illusor.
Mescetemi il vino, letizia del cor.
 
L'amico, l'amante col tempo ne fugge,
Ma tu non paventi chi tutto distrugge:
L'età non t'offende, t'accresce virtù.
Sfiorito l'aprile, cadute le rose,
Tu sei che n'allegri le cure noiose:
Sei tu che ne torni la gioia che fu.
 
Mescetemi il vino, letizia del cor.
Chi meglio risana del cor le ferite?
Se te non ci desse la prov vida vite,
Sarebbe immortale l'umano dolor.
Mescetemi il vino! Tu sol, o bicchiero,
Fra gaudi terreni non sei menzognero,
Tu, vita de' sensi, letizia del cor.

 


Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa

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