Aroldo

Nuova versione dello Stiffelio

Melodramma in quattro atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave
Prima: Rimini, Teatro Nuovo, 16 agosto 1857

Primi interpreti  Trama   Altro
Aroldo, cavaliere sassone, Tenore
Mina, di lui moglie, figlia di Egberto, Soprano
Egberto, vecchio cavaliere vassallo di Kenth, Baritono
Briano, pio Solitario, Basso
Godvino, cavaliere di Ventura ospite d'Egberto, Tenore
Enrico, cugino di Mina, Tenore
Elena, sua cugina, Mezzosoprano
Jorg, servo d'Aroldo che non parla, Mimo
Coro e comparse, Cavalieri Crociati, Gentiluomini e Dame di Kenth, Scudieri, Paggi, Araldi, Cacciatori, Sassoni, paesane scozzesi


Epoca: il 1200 circa.
Scena, pei primi tre atti la dimora d'Egberto presso Kenth; pel quarto le sponde del lago Loomond in Iscozia.

 

Primi interpreti

  •  
 

Trama

  • Atto I.
    Sala nel castello di Egberto nel Kent. Il vecchio cavaliere Egberto ha organizzato un banchetto in onore di Aroldo, suo genero, che é appena tornato dalla crociata in Palestina: dall'interno si odono canti che inneggiano alla vittoria di Aroldo sui saraceni. In preda a una forte agitazione, esce dalla sala del banchetto Mina, figlia di Egberto e moglie di Aroldo: mentre il marito era in guerra, gli é stata infedele, lasciandosi sedurre da Godvino, uno degli ospiti del padre; ora che Aroldo é tornato si sente oppressa dal rimorso e prega il cielo perché l'aiuti. La raggiunge Aroldo, accompagnato dal pio Briano, divenuto suo amico inseparabile da quando gli salvò la vita in Palestina. Rimasti soli, Aroldo racconta a Mina come, mentre era via, pensasse continuamente a lei. Queste parole aumentano il senso di colpa di Mina, che scoppia in lacrime. Aroldo si stupisce di non vederle al dito l'anello nuziale e le domanda dove sia: la donna non risponde. Chiamato da Briano, Aroldo esce. Mina resta sola e si abbandona su una sedia con il volto tra le mani. Non visto, giunge Egberto, il quale comprende, dal malessere della figlia, che i suoi sospetti su Godvino sono fondati. Mina decide di scrivere una lettera di confessione al marito, ma è interrotta dal padre, che le consiglia di non rivelare niente ad Aroldo se non vuole farlo morire di dolore.
    Godvino, vedendo che Mina lo ignora mentre lui la ama ardentemente, ha deciso di scriverle una lettera. Questa viene lasciata in un libro chiuso da un fermaglio, che sta sulla tavola, e di cui egli possiede la chiave. La scena è vista a distanza da Briano, che pensa di riconoscere in Godvino un amico di Aroldo. La sala intanto si va riempiendo di invitati. Tra questi c'è Enrico, il cugino di Mina. Briano, convinto che si stia attentando all'onore di Aroldo, rivela all'amico ciò che ha visto, ma identifica erroneamente l'uomo che ha messo la lettera nel libro con Enrico, che è vestito come Godvino. Aroldo controlla a stento il suo furore. Intanto gli invitati gli si affollano intorno, congratulandosi con lui, ed Egberto chiede al genero di raccontare le gesta di re Riccardo in Palestina. Ma Aroldo preferisce narrare la storia di un uomo che, chiudendo uno scritto in un libro, insidiò l'onore di un amico; una storia simile, prosegue, è raccontata anche in quel libro posto sulla tavola e chiede a Mina la chiave per aprirlo. Gli ospiti sono sconcertati: al rifiuto della donna, Aroldo rompe il fermaglio e cade a terra una lettera. Egberto la raccoglie, ma si rifiuta di consegnarla al genero. Aroldo inveisce contro il vecchio, nonostante Mina lo preghi di rispettarne l'età. Egberto intanto, senza farsi sentire dai presenti, invita Godvino a raggiungerlo più tardi al cimitero per sfidarlo a duello.
  • Atto II.  Quella stessa notte Mina, in preda al rimorso, cerca conforto sulla tomba della madre: implorante si rivolge a lei perché l'aiuti a ottenere il perdono da Dio. La sorprende Godvino: nonostante la donna lo inviti a non profanare quel luogo sacro, egli le dichiara il suo amore; Mina lo respinge, chiedendogli di restituire l'anello; all'ostinato rifiuto di Godvino, essa minaccia di dire tutto al marito. Ma irrompe Egberto e impone nuovamente alla figlia di non rivelare ad Aroldo la verità; quindi sfida a duello Godvino: questi dapprima rifiuta di battersi con un vecchio; poi, provocato dai suoi insulti, accetta lo scontro. Attirato dai rumori del combattimento, giunge Aroldo e ordina ai due uomini di deporre le spade. Tentando di farli riconciliare dice a Godvino, più giovane, di gettare per primo la spada, quindi lo disarma e gli stringe la mano. Ma Egberto inorridisce e rivela al genero che ha dato la mano a chi l'ha tradito. Aroldo rimane stupefatto: chiede alla sopraggiunta Mina di discolparsi; ma di fronte all'ostinato silenzio della moglie, afferra la spada di Egberto e sta per assalire Godvino, quando ode dalla chiesa le voci dei fedeli che intonano il Miserere. Giunge quindi Briano e ricorda all'amico che un cristiano ha il dovere di perdonare: trascinandosi ai piedi di una croce, Aroldo cade svenuto.
  • Atto III. Egberto apprende che Godvino è fuggito e ha lasciato alla figlia una lettera in cui la prega di raggiungerlo. Oppresso dalla vergogna per non essere riuscito a vendicarsi, Egberto sta per togliersi la vita, quando giunge Briano a comunicargli che Godvino, catturato, sta per ritornare al castello. Egberto, già pregustando la vendetta, si abbandona a una gioia sfrenata. Entra Aroldo con Godvino: il crociato gli domanda cosa farebbe se Mina fosse libera dal suo vincolo coniugale, ma l'altro non crede possibile una tale evenienza. Aroldo lo fa allora passare in una stanza vicina perché possa ascoltare la conversazione tra lui e sua moglie. Mandata a chiamare, Mina entra: Aroldo dice alla donna che è ormai venuto meno il fondamento della loro unione, cioè l'amore; le porge quindi una richiesta di divorzio da firmare. Essa, in lacrime, dapprima si oppone; poi, irritata dai rimproveri del marito, accetta. Ma ora che non è più suo marito, gli chiede di ascoltare la sua confessione in qualità di giudice: essa è stata indotta all'adulterio con l'inganno, ma in cuor suo gli è rimasta sempre fedele. Aroldo, colpito, è incerto se punire Godvino con la morte. Ma, in quel momento, giunge Egberto con la spada insanguinata: ha ucciso lui il traditore. Briano e Aroldo vanno a pregare in chiesa, mentre Mina invoca nuovamente il perdono divino.
  • Atto IV. Valle in Scozia. È sera. Pastori, donne e cacciatori scendono dai monti cantando; anche Aroldo e Briano fanno ritorno alla loro modesta dimora, dove ora vivono lontano dal mondo: la serenità del luogo acuisce per contrasto il tormento di Aroldo, ancora innamorato della moglie. Non appena la campana della chiesa del villaggio suona l'Ave Maria i due uomini si inginocchiano a pregare; entrano quindi in casa. Il levarsi di un forte vento, che agita le acque del vicino Lago Loomond, annuncia burrasca. Scoppia infatti l'uragano, proprio nel momento in cui sta portandosi a riva una barca. Gli abitanti del villaggio si affrettano a gettare una fune per trarla in salvo e, dopo vari sforzi, la barca riesce ad approdare. Da essa scendono Mina ed Egberto. Cercando rifugio, bussano alla porta della casa di Aroldo. Egli apre e, vedendo sua moglie, tenta di respingerla; ma Mina lo supplica di perdonarla. Anche Egberto implora pietà. Ancora una volta Briano ricorda all'amico i suoi doveri cristiani, invitandolo al perdono. Come ispirato dal cielo, Aroldo perdona Mina. I due si abbracciano: la divina legge dell'amore ha trionfato.
 

Altro

  • Si tratta del rifacimento di un’altra opera di Verdi, Stiffelio (1850) che aveva suscitato interventi da parte della censura a causa della vicenda "immorale e scabrosa", poiché narra la storia di un pastore protestante tradito dalla moglie; inoltre il personaggio tedesco non funzionava nei teatri italiani. Nel 1856 Verdi decide quindi di dedicarsi, insieme all’amico librettista Francesco Maria Piave al rifacimento dell’opera, traendo ispirazione da due romanzi: Il fidanzato di Walter Scott, che aveva per protagonista un crociato, e l’Ardoldo di Bulwer-Lytton. Corregge in modo sostanziale alcune scene dei tre atti di Stiffelio (della precedente versione) e ne aggiunge un quarto composto ex novo. Dopo un anno di lavori l’opera è pronta per essere messa in scena e Verdi sceglie Bologna come teatro per la prima rappresentazione. Sotto consiglio dell’editore e amico Ricordi, la scelta cade invece su Rimini. I fratelli Marzi, impresari dei teatri di Reggio Emilia e Rimini, cercano un’opera per l’inaugurazione del Teatro Nuovo di Rimini. La sera del 16 agosto Aroldo viene applaudito da un folto pubblico, per poi essere rappresentato anche a Bologna, come nelle prime intenzioni di Verdi, Torino e Napoli.


PRIMO
SCENA I: Salotto nella dimora d'Egberto

Gran finestra s'indirizzò fuor della quale si vedranno i merli del castello. Sonvi porte laterali, tavola coll'occorrente per iscrivere, sedie, ecc.
La stanza è vuota. Interni canti dalla destra indicano la fine d'un banchetto.


CORO:
Tocchiamo!... a gaudio insolito
Dischiudendosi ogni corI...
Al prode Aroldo, al reduce
Di Palestina, onor!...
Per lui di Kenth più splendida
La stella sfolgorò.
Finché avran vita i secoli
Il nome suo eternò.
Tocchiamo!... poiché intrepido
Corone egli mieté,
Soave ed ineffabile
D'amore avrà mercé.
Chi forte potea vincere
L'infido saracen
Godrà posarsi placido
Di fida sposa in sen.




ATTO PRIMO
SCENA II

Mina

MINA (agitata dalla destra):
Ciel, ch'io respiri!... il gaudio del convito,
Onde si plaude al reduce mio sposo,
Supplizio era per me!... che feci mai!...
Qual fantasma ovunque il mio delitto
M'appar!... mi lacera il rimorso!...temo
Che ognun mi legga a lettere di fuoco
Scolpita in fronte la parola: Colpa!...
Salvami tu, gran Dio!!...
Tu che mi leggi in core
E sai l'angoscia, e il pentimento mio!...
Egli viene!...




ATTO PRIMO
SCENA III

Mina Aroldo e Briano dalla destra.

AROLDO:
Perché sì triste?

MINA:
Oh Aroldo...

AROLDO: Tu se' commossa!...

MINA:
Dopo
Tanti perigli...

AROLDO:
È vero, senza questo Pietoso solitario
Me spento forse piangeresti, o donna.
Ferito ei mi raccolse ad Ascalona,
La vita mi serbava... i Santi Luoghi
Noi visitammo uniti... sulla Sacra
Tomba giurammo d'esserne campioni,
E vivere indivisi...

MINA:
Ed egli sia
L'angiol di questo tetto protettore...

BRIANO:
Per sempre dalla colpa e dal delitto
La mano lo preservi del Signore.

(Entra nelle stanze a sinistra.)




ATTO PRIMO
SCENA IV

Aroldo e Mina

AROLDO:
Sotto il sol di Siria ardente
Ricoperto d'aspre maglie,
Questo cor nelle battaglie
Non tremava che per te.

MINA:
(Ah! tai detti qual rovente
Lava piombano su me!)

AROLDO:
Lorché giacqui per ferita
Lungamente spasimando,
Solo, ah! solo a te pensando
Si leniva il mio dolor.

MINA:
(Quanto amore!... Ah di mia vita
Fia il rimorso struggitor!)

AROLDO:
Ma!... lacrime ti grondano!...
Tu tremi!... non m'inganno!...
Ti cruccia ascoso affanno?...
Parla al tuo sposo...

MINA:
No.

AROLDO:
No?... dunque allor sorridimi:
Oggi del nostro imene
Ricorre la memoria...

MINA:
Lo so... (Che orrende pene!)

AROLDO:
Dal cielo benedivane
Oggi la madre mia...
(Le prende la mano.)
Oggi il suo anel... che fia!...
Non l'hai?... L'anel dov'è?...

MINA:
L'anello?
AROLDO:
Ebben, parlatemi...
(Alzandosi.)

MINA:
Ah!...

AROLDO:
Non c'è più!... Perché?...
Ah bada!... la sua perdita
Per noi saria fatale!...
Coll'ultimo suo vale
La madre mia mel diè.
Pria che smarrirlo un fulmine
Piombar dovea su noi;
Dovea gli abissi suoi
Aprir la terra a me.

(Squillo interno di trombe.)




ATTO PRIMO
SCENA V

Aroldo, Mina e Briano dalla sinistra.

BRIANO:
I tuoi giungono... vieni...

AROLDO:
Brian!... son teco...
(Poi a Mina:) A te ritorno tosto.

(Escono dalla destra.)




ATTO PRIMO
SCENA VI

Mina, quindi Egberto guardingo dalla sinistra.

MINA:
Tosto ci disse!... mio Dio!...
perduta sono...
(S'abbandona sopra una sedia col volto tra le mani)

EGBERTO:
(Oh miei sospetti!... di chiarirvi è tempo!...
Di mia casa l'onore alto lo impone...
O Godvino, se lo macchiasti, trema.)

MINA (scuotendosi prende la penna):
Sì, si, è deciso... il tutto a lui si sveli...
(Scrive.)

EGBERTO (impadronendosi improvvisamente del foglio):
Che fai?...

MINA (spaventata):
Mio padre!...

EGBERTO:
A Godvino tu scrivi?

MINA: Io?... no.

EGBERTO:
Silenzio... (Legge:) Aroldo,
Di voi non son più degna!...
Non m'ingannava dunque,
o sciagurata!...

MINA:
Più tacer non potea... Soffriva troppo...

EGBERTO:
Ed ei?... Disperazione,
Morte per lui qui stanno.
(Indicando il foglio.)

MINA:
Ciel!...

EGBERTO:
Sì, la morte...

MINA:
Ah no, ch'ei viva, o Dio!
Ingannarlo dovrò?... No, nol poss'io.

EGBERTO:
Dite che il fallo a tergere
La forza non ha il core;
Che de' rimorsi il démone
Troppo vi fa terrore;
Dite che imen difficile
All'anima spergiura
Svelar la colpa impura
Che morte a lui darà.
Non basta a voi l'infamia,
Essere vil volete!...

MINA:
Padre!...

EGBERTO:
Sì, vil... ma uditemi.
Aroldo salverete...
D'amore immeritevole,
Dovrete amor subire!...

MINA: No.

EGBERTO:
È d'uopo l'obbedire...

MINA:
Mai.

EGBERTO:
Mai?

MINA:
No, non sarà.

EGBERTO:
Ed io pure innanzi agli
Uomini
Dovrò l'ira soffocare?
La vergogna dovrò vincere,
Voi mia figlia ancor nomare?
Voi l'indegna che detesto,
Voi del padre disonor?...

MINA:
Oh qual fate orrendo strazio
D'una misera pentita!...
Non vi dicon queste lagrime
Che già troppo son punita?...
Non volente fui nel lezzo
Trascinata dell'error...

EGBERTO:
Basti adesso, quel pianto tergete.

MINA:
Ah nol posso...

EGBERTO:
Non più, lo dovete.

MINA:
No, nol posso...

EGBERTO
È di padre volere.

MINA:
Non lo posso...

EGBERTO:
È di moglie dovere...
Or d'Aroldo lo esige la vita...

MINA:
(Me infelice!...)

EGBERTO:
Lo vo'...

MINA:
Chi m'aita?

EGBERTO:
Or meco venite, il pianto non vale;
Nessuno sospetti l'evento fatale.
Sia come in sepolcro celato l'errore,
Lo esige, lo impera del sangue l'onore.
Sia Aroldo all'amore del mondo serbato,
Se il vostro perdeva mutabile cor.

MINA:
Orrenda parola!... per sempre perduto!...
Il pianto si celi, il duolo sia muto;
Sorrida serena nel.volto la calma,
Nasconda l'atroce procella dell'alma!...
Perduto!... perduto!!... eppure adorato
Qual cosa celeste fu sempre dal cor.
(Entrano alla sinistra.)




ATTO PRIMO
SCENA VII


Fuga di sale illuminate a gran festa. Nella prima sonvi mobili dell'epoca, sopra uno de' quali è un libro chiuso da fermaglio con chiave.
Dame, Cavalieri, s'incontrano e si dirigono a diverse parti. Per un istante non si vedranno che nel fondo; poi Godvino e Briano.

GODVINO (entra cautamente dalla destra):
(O Mina, tu mi sfuggi, Ed io cotanto t'amo!...
Ecco il suo libro... ed eccone La chiave)...
(Trae di tasca la chiave ed uno scritto, tenendo sempre le spalle volte alla destra.)

BRIANO (entrando dalla destra):
(Cielo, che vedo!... quale trama!)

GODVINO (chiudendo il biglietto nel libro):
(Saprò così mia sorte.)

BRIANO:
(D'Aroldo è amico!... e qual?... noi ravvisai!)

GODVINO (si confonde tra' nuovi invitati ch'entrano, o sono raggiunti dai primi.
Si canta il seguente).

CORO:
È bello di guerra dai campi cruenti
Al tetto natale tranquilli tornar!
È dolce a' suoi cari, felici, plaudenti
La serie de' corsi perigli narrar.




ATTO PRIMO
SCENA VIII


Detti, Enrico abbigliato come Godvino, poi Aroldo, Mina al braccio di Egberto, Elena, Scudieri, Paggi, ecc.

ENRICO (stende la destra a Briano, non ottenendo risposta che d'un freddo inchino).

BRIANO:
(Forse costui!)

ENRICO (si ferma a caso presso la tavola, prende il libro, e trovatolo chiuso lo lascia, e si confonde cogli altri).

BRIANO (Fissandolo):
(È desso!... si discopra
Il mistero... Puniscasi la colpa...)
(Va frettoloso ad Aroldo ch'entra, e mentre Egberto, Mina e gli alfri cordialmente intrattengonsi, lo trae sul davanti della scena e rapidamente gli dice:)
Vedi quel libro?

AROLDO:
Il vedo.

BRIANO:
Ivi s'attenta
All'onore...

AROLDO:
Di chi?...

BRIANO:
Al tuo forse.

AROLDO:
Cielo!

BRIANO:
Vi fu chiuso uno scritto.

AROLDO:
E chi '1 celava?

BRIANO: (indicando Enrico):
Mira.

AROLDO (con mal represso impeto):
Enrico!... oh inferno!...

TUTTI (affollandosi intorno ad Aroldo che rimane cupamente concentrato):
Per te, della croce possente guerriero
Che tanto di Kenth crescevi l'onor,
Ogn'alma ha qui un voto, costante, sincero:
S'infiorin tuoi giorni di pace, d'amor.

EGBERTO:
Eterna vivrà in Kenthe
la memoria
Del glorioso istante
In cui m'e dato accorvi nel mio tetto...
Ed or di re Riccardo alcuno esponga
Le gesta in Palestina.

CORO:
Aroldo... a voi... narrate

AROLDO:
Io?... no...

ENRICO:
Al comun desio
V' arrendete...

AROLDO:
Voi pur?...

ENRICO:
Sì.

AROLDO:
Si?...
Ascoltate.
Vi fu in Palestina tal uomo che indegno
L'onor d'un amico d'insidia fe' segno.
A libro racchiuso fidava uno scritto
Che il calle appianargli doveva al delitto.
Un vecchio, vegliando dell'ospite il lare,
La tresca nefanda giungeva a svelare!...
Il vil, che tradiva la fede, l'onore,
Accerchi tremendo l'eterno furore...
Ma storia simile qui un vate narrò;
Gli stessi suoi detti ripetervi vo...
(Prende il libro.)

MINA:
Ah!...

AROLDO:
Chiuso!...

ELENA:
Ne ha Mina la chiave...

MINA:
(Gran Dio!...)

AROLDO:
Apritelo dunque...

MINA:
Che dite?

AROLDO:
Il voglio.

MINA:
Io!

AROLDO:
Aprite voi, lo replico,
È inutile il terrore.
D'un vile traditore
Qui la condanna sta.

TUTTI:
Oh qual m'invade ed agita
Terribile pensiero!...
Fatal, fatal mistero
Quel libro svelerà!

AROLDO:
Non voléte? (A Mina:)
Farollo io stesso.
(Rompe il fermaglio, cade il biglietto.)
Uno scritto!...

MINA:
(Gran Dio!)

EGBERTO (ad Aroldo raccogliendolo):
V'arrestate.
Non v'è legger tal foglio concesso...
Chi lo scrisse, cui spetti ignorate...

AROLDO:
Io nol curo... rendetelo... il vo'. (Trasalendo.)

EGBERTO:
Vecchio sono...
(Con dignità.)

AROLDO:
Rendetelo...

EGBERTO:
No.

AROLDO:
Chi ti salva, o sciagurato
(ad Egberto trasalendo:)
Dallo sdegno che m'accende?
Cieco l'ira già mi rende,
Più non freno il mio furor.
MINA (frapponendosi fra Aroldo ed Egberto):
È mio padre!... L'ira vostra
(ad Aroldo)
Su me tutta cada alfine,
Ma le nevi di quel crine
Rispettatele, signor.

EGBERTO:
Nel recinto dei sepolcri
(piano a Godvino)
Da me atteso or or sarai;
Armi a scelta troverai...
Ti precedo, o traditor.

GODVINO:
Freno all'ira... io non la temo (ad Egberto)
Se ch'io sia voi conoscete,
Sconsigliato invero siete
Nel gridarmi traditor.

BRIANO, CORO:
A turbar la bella calma
Che spirava in ogni petto
Certo un demone il sospetto
Ad Aroldo lanciò in cor.

(Quadro e cala la tela.)


ATTO SECONDO
SCENA I


Antico cimitero del castello di Kenth. Nel centro è una croce con gradini; a destra la porta d'un témpio internamente illuminato, a cui si ascende per grandiosa scalea; a sinistra più in fondo si vede il castello. La luna fiocamente rischiara le sparse tombe qua e là ombreggiate da secolari cipressi. Una tra quelle è recente.

Mina

MINA (dal fondo a sinistra agitatissima):
Oh 'cielo!... ove son io!...
Qui mi trascina irresistibil possa!...
Qui della morte è il regno... è tutto orrore!...
In ogni tomba sculto
In cifre spaventose
Il mio delitto io leggo!...
Il murmure d'ogn'aura mi par voce
Che un rimprovero suoni!...
(S'aggira barcollando fra i sepolcri)
Ah di mia madre è questo il santo avello!...
Ella sì pura!... ed io!...
Madre!... madre, soccorri al dolor mio.
Ah dagli scanni eterei,
Dove beata siedi,
Alla tua figlia volgiti,
L'affanno suo deh! vedi.
Queste pentite lacrime
Offri all'eterno trono,
E se i beati piangono,
Piangi tu pur con me.
Non vorrà il suo perdono
Negarmi Iddio per te.




ATTO SECONDO
SCENA II


Mina e Godvino

GODVINO:
Mina!

MINA:
Voi qui!... Non profanate questo
Santo loco... lasciatemi alle preci...

GODVINO:
Ingrata!.. io v'amo sempre...

MINA:
Ah! tal parola
Non v'esca più dal labbro, e se d'onore
Più stilla è in voi, l'anello
Di colpevole amor pegno funesto
Rendetemi, fuggite.

GODVINO:
No... mai... v'amo; a difendervi qui resto.

MINA:
Ah dal sen di quella tomba
Cupo fremito rimbomba!...
Scellerato fu l'accento
Che lo giunse a provocar.
Di mia madre l'ombra irata
Già ne sorge, su me guata!...
Oh terrore!... già mi sento
Dal suo labbro fulminar.
Ah fuggite!... il mio spavento
Si raddoppia a voi dinante;
Maledetto sia l'istante
Che vi scesi ad ascoltar.




ATTO SECONDO
SCENA III


Mina, Godvino ed Egberto

Dal fondo a sinistra, giunge Egberto chiuso in mantello. Egli ha due spade.

GODVINO:
Io resto... (Freddamente.)

MINA:
Aroldo allora
saprà tutto.

EGBERTO:
Ei tutto ignorerà...
(Entrando fra loro.)

MINA:
Padre!

EGBERTO (a Mina):
Partite.

MINA:
Ah m'ascoltate, o padre...

EGBERTO (severo):
M'obbedite.
(Mina parte dalla sinistra.)




ATTO SECONDO
SCENA IV


Egberto e Godvino

EGBERTO:
Scegli... (Gettando il mantello, e presentando gli le spade.)

GODVINO:
Un duello?

EGBERTO:
Sì, e mortale.

GODVINO:
Ma la sorte non è eguale...

EGBERTO:
Tu ricusi?... Al mondo in faccia
Vo' insultarti...

GODVINO:
La minaccia
Io non curo... Fia lodato
Chi avrà un veglio rispettato.

EGBERTO:
Se' un infame, un vile
indegno...
Né ancor t'ecciti allo sdegno?...
Dunque in te l'onore è spento?...

GODVINO:
Io sto muto al vostro accento.

EGBERTO:
Oh mia rabbia!... Ebbene, ascolta...

GODVINO:
Basti!...

EGBERTO:
M'odi anco una volta;
S'ora invano t'ha gridato
Vile, infame il labbro mio
Fare a tutti disvelato
Chi tu sia, saprò ben io.

GODVINO:
Basti, Egberto...

EGBERTO:
Venturiero
Che t'avvolgi nel mistero,
Non sai tu ch'io farò noto
Come il padre ti sia ignoto?...

GODVINO:
Ah! una spada!... (Furente.)

EGBERTO:Grazie o sorte!
(Presenta le spade a Godvino, che ne prende una)

GODVINO:
Una spada!... in guardia...

EGBERTO:A morte.

A 2:
Nessun demone, niun Dio
A' miei colpi li torrà.
Col tuo sangue il furor mio
L'onta infame tergerà.
(Si battono.)




ATTO SECONDO
SCENA V


Detti ed Aroldo dal tempio.

AROLDO:
Qual rumore!... Un duello...
Abbassate
Or quell'armi...
(Dalla gradinata.)

GODVINO, EGBERTO:
Tu!... Aroldo!...

AROLDO (si sarà avvicinato)
Voi siete!...
Santo è il loco che sì profanato,
I sepolcri col piede premete,
Sopra il capo la croce vi sta.

EGBERTO:
Vieni altrove...
(A Godvino.)

AROLDO:
Dio pur vi sarà.

EGBERTO, GODVINO:
Ne lasciate... un
di noi dee morire.

AROLDO:
Io saprovvi dovunque seguire.

EGBERTO:
Dimmi, scordi a chi parli?...

AROLDO:
Di Dio
Ora parlo nel nome...
Ascoltarmi
Solo spetta qui a voi...
Giù quell'armi;
(entra fra loro)
Sia l'offesa coperta d'obblio...
Il fratello al fratello perdoni...

EGBERTO:
Mai.

AROLDO:
Più giovin, l'acciar pria deponi...
(a Godvino)
La tua destra...
(Lo disarma, e gli stringe la mano)

EGBERTO:
Oh eccesso inaudito!...
La man stringi dell'uom ch'hai tradito?...
(A Godvino)

AROLDO:
Ah!... tradito!...

EGBERTO:
(Che dissi!)

AROLDO:
Parlate?
(Ad Egberto)

EGBERTO:
No, lasciatemi.

AROLDO:
Il vo'... terminate.



ATTO SECONDO
SCENA VI


Detti e Mina dal fondo a sinistra.

MINA:
(Suon qui d'armi!)
(Indietro)

AROLDO (ad Egberto):
Si sveli il mistero.

MINA:
Che fu?
(Avanzandosi)

EGBERTO, GODVINO:
Mina!...

AROLDO (vedendola):
Saprò alfin il vero.

MINA:
Grazia, Aroldo...

AROLDO (a Mina):
Che parli?

EGBERTO:
(Oh ciel!)

AROLDO:
Grazia!...
Era dunque costui!...

EGRERTO:
(Quale orror!)

AROLDO:
Era vero?... ah no... è impossibile...
Che ho mentito, almeno dite...
Un accento proferite... (A Mina.)
Vi scolpate per pietà...
Ma tu taci!... ah tolto è il dubbio...
Il mio piè ti schiaccierà.
(Mina spaventata si allontana da lui.)

MINA:
(Ah scoppiata è omai la folgore)
Che ruggia sulla mia testa,
E la vita che mi resta
Lenta morte mi sarà!...
Dio, che padre sei de' miseri
Non negarmi tua pietà.)

EGBERTO:
Or da Dio con quelle lagrime
(a Godvino indicando Mina)
destino tuo già scritto...
Reo tu sei di tal delitto,
Che più inulto non andrà.
S'ora fu sospeso il fulmine,
Più tremendo poi cadrà.

GODVINO:
Pronto sono; che più tardasi?
(Ad Egberto.)
Me tremante non vedrài;
Dal mio braccio apprenderai
S'io conosca la viltà.
Nuova pugna inevitabile
L'onor mio vendicherà.

EGBERTO:
Dessa non è, comprendilo,
(ad Aroldo)
Che devi or punire...

AROLDO:
Ah veggo chi è il colpevole!
(Ad Egberto) -
Onor vi fe' brandire
Quel ferro a vendicarmi...
Non più... riprendi l'armi...
(A Godvino strappando la spada di mano ad Egberto).

GODVINO:
Contro di voi!... nol vo'.

AROLDO:
Difenditi...

GODVINO:
No, no.

AROLDO:
Non odi in suon terribile
Gridarti queste tombe:
Trema, a punirti, o perfido,
L'ora fatal tuonò!...

CORO:
Non punirmi, o Signor, nel tuo furore,
(dal tempio)
O come nebbia al sol dileguerò!
Miserere di me, pietà, Signore...
Miserere, e tue glorie canterò.




ATTO SECONDO
SCENA VII


Detti e Briano dal tempio.

BRIANO:
Aroldo?
(Dalla soglia.)

AROLDO:
Quali canti...
(Gli cade la spada di mano)

BRIANO:
Son de' pietosi oranti...
(Raggiungendolo)

AROLDO:
È vero!...

BRIANO:
Il cielo pregano...

AROLDO:
Il cielo!... Ah!...

BRIANO:
Torna in te.

AROLDO:
Me disperato abbruciano
Ira, infernal furore...
Tranquilli la man gelida
Voi mi gravate al core...
Ah fate prima ch'ardermi
Le vene cessi il sangue,
E la virtù che langue
Sarà più forte in me.
Lasciatemi... lasciatemi...
Tutto il mio cor perdé.
(Il canto è ripreso)

BRIANO:
Non odi?...

TUTTI:
Istante fiero!

BRIANO:
Crociato e cavaliero
(solenne avvicinandolo)
Rammenta i giuramenti...
Quel canto, quegli accenti
Di Dio, la voce sono...

AROLDO:
È ver!... (S'inginocchia)

TUTTI:
Pace, perdono.

AROLDO:
Perdon!... giammai... la perfida
(sorge trasalendo)
Sia maledetta.

TUTTI:
Oh cielo!
(Mina cade alle ginocchia d'Aroldo)

BRIANO:
Da questa croce agli uomini
Il Giusto ha perdonato.

AROLDO:
La croce!... Ahime'!... qual gelo!...
(Va barcollando)
Io muoio!...
(Cade sui gradini)

TUTTI:
Oh sventurato!
(Quadro e cala la tela)


ATTO TERZO
SCENA I


Anticamera nella dimora d'Egberto che mette a vani appartamenti. Sopra una tavola è l'occorrente per iscrivere. Egberto entra pensoso per leggere uno scritto.

Ei fugge!... e con tal foglio
Mina a seguirlo tenta!...
Infame!... egli s'invola a mia vendetta!...
O spada dell'onor che per tant'anni
Cingevi il fianco del guerriero antico,
E nei cimenti a lui mietevi gloria,
Vanne lungi da me... più non ti merto...
(Getta la spada)
Disonorato io son!... disonorato!...
E ch'è la vita mai senza l'onore?...
E un'onta... ebben si tolga...
Sì, sì un istante, e tutto sia finito...
(S'appressa al labbro un anello, e poi s'arresta)
Ma, lasciar tutto..:
Aroldo... la mia figlia!...
La mia colpevol figlia!... che!... una lagrima!
Lacrima il ciglio d'un soldato!... Oh quanto
Sei tu grande, o dolor!... mi strappi il pianto.
Mina, pensai che un angelo
In te mi desse il cielo,
Raggio d'amor purissimo
Degli anni miei sul gelo...
Stolto!... sognai!... sparita
La gioia è di mia vita;
Una innocente lacrima
Spirando non vedrò;
Solo seguace al feretro
Il disonore avrò.
(Siede commosso e scrive)


ATTO TERZO
SCENA II


Detto, poi Briano astratto dalla destra.

EGBERTO:
Ah si finisca... Aroldo, Aroldo... Addio
Estremo...
(Suggella il foglio, poi riprende l'anello per suggerne il veleno)

BRIANO:
Ei qui verrà...

EGBERTO (sorpreso arrestandosi):
Chi?

BRIANO:
Voi!... d'Aroldo
Cerco.

EGBERTO:
È inaccesso a tutti...

BRIANO:
A me nol fia,
Quando saprà raggiunto il fuggitivo.

EGHERTO:
Che di'?...

BRIANO:
Ei verrà tra poco.
(Entra a sinistra nella stanza d'Aroldo)




ATTO TERZO
SCENA III


EGBERTO (solo):
Godvino qui verrà!...
In questo tetto uno di noi morrà.
Oh gioia inesprimibile,
Che questo core innondi,
È troppo, è troppo il palpito
Che in tutto me diffondi!
Convulsa provo un'estasi
Che quasi par deliro!...
La voce ed il respiro
Mancar già sento a me!
Vendetta!... ah vieni, affrettati.
Rinascerò per te.
(Parte dalla destra)



ATTO TERZO
SCENA IV


Aroldo dalla sinistra, poi Godvino dalla destra.

AROLDO:
L'istante s'avvicina!...
O Santa Terra, o campi d'Ascalona
Del sangue mio bagnati!...
O sole d'Oriente che la Croce
Baciasti sculta sulla mia lorica,
È cruda in ver questa mercé ch'io colsi!...
Ma giunge alcuno!... è desso!... Il tuo furore
In te racchiudi, né tradirmi, o core.
(Siede)

GODVINO:
Ricercare mi feste?

AROLDO:
Sì.

GODVINO:
Prevedo
Le accuse...

AROLDO:
Non un detto.

GODVINO:
Non m'opporrò a vendetta,
se bramate...

AROLDO:
Solo ho un'inchiesta...

GODVINO:
Quale?

AROLDO:
Che fareste, se pur libera fosse Mina?

GODVINO:
Che dite?

AROLDO:
Io chiedo...
Rispondete.

GODVINO:
A impossibil supposto?

AROLDO:
Jorg?... s'avverta
(Jorg comparisce)
Mina, che qui l'attendo...
(Jorg riparte)

GODVINO:
E che cercate?

AROLDO:
Saper s'è a voi più cara
(alzandosi)
Colpevol libertade, o l'avvenire
Di donna che perdeste...
Là tutto udrete..
(Lo conduce e chiude in una stanza laterale a sinistra)

GODVINO (entrando):
(Cielo!..)



ATTO TERZO
SCENA V


Aroldo e Mina dalla destra.

AROLDO:
Inevitabil fu questo colloquio
Prima di separarci;..

MINA:
Che!... partite?...

AROLDO:
Sì... questa sera...

MINA:
Voi!... Come?

AROLDO:
Udite.
Opposto è il calle che in avvenire
La nostra vita dovrà seguire.
Col guardo fiso soltanto in Dio
Vo' rassegnato correre il mio...
Voi stretta all'uomo del vostro core,
Trarvi potrete dal disonore.

MINA:
Che dite?...

AROLDO:
Quando ci unimmo sposi
Al vostro amore col mio risposi...
Or fra noi tutto, tutto è cangiato;
L'infausto nodo sarà troncato...
Quest'atto il frange...
(Le presenta un foglio)

MINA:
Cielo!... un divorzio?

AROLDO:
È qui, segnatelo... firmato io l'ho.

MINA:
Pietà, pietade, non mi scacciate...
O all'onta, al duolo soccomberò...
Sì crudo, Aroldo, non vi mostrate...
(Ahimè! che il pianto frenar non so!)
AROLDO:
Credete che per lacrime
Si scemi il dolor mio?...
Che l'onta incancellabile
Si terga dall'obblio?...
Che rassegnato accogliere
io possa il disonor?...
Ah vivon quanto l'anima
Le offese dell'onor!...

MINA:
A me quell'atto... Datelo.
(Glielo toglie di mano)

AROLDO:
Firmate?...

MINA:
Sì.

AROLDO:
(Che ascolto!)

MINA:
Trama pensaste il piangere...
Or tal dubbio è sciolto... (Firma)
Entrambi siamo or liberi;
Tutto fra noi cessò.
(Gli rende lo scritto)
Ora il potrete... uditemi...

AROLDO:
Non più, signora...
(Per partire)

MINA (trattenendolo):
Il vo'.
Non allo sposo, al giudice
Rivolgo il detto mio...
I rei fin dal patibolo
Clemente ascolta Iddio...
La donna or più non supplica,
Qui la colpevol sta.

AROLDO:
Lasciatemi... lasciatemi...

MINA:
Lo esigo... giudicatemi...
(Cade a' suoi piedi)
Come fossi a Dio presente
Il mio labbro qui non mente...
S'ho fallito, l'alma è pura,
Né il mio duolo ebbe misura...
D'altri donna andar dovrei
Per redimermi all'onore?...
E sorvivere potrei
Discacciata dal tuo core?...

AROLDO:
Basti... basti...

MINA:
D'altri moglie!...
Ah! voi dunque non capite
L'amor mio?...

AROLDO:
Amor!... che dite!

MINA:
V'amai sempre... sempre v'amo;
Testimone Iddio ne chiamo...

AROLDO:
Ma colui!...

MINA:
Fu tradimento...

AROLDO:
Vi tradiva?...

MINA:
Sì.

AROLDO:
Fia spento,
Io n'ho il dritto...

MINA:
Cielo!...

AROLDO (indica la stanza)
:È là.



ATTO TERZO
SCENA VI


Detti, Egberto dalla sinistra con spada insanguinata alla mano; Briano dalla destra.

EGBERTO:
Non v'è più.

MINA:
Che?...

BRIANO:
Un'uccisione?

AROLDO:
Un duello?

EGBERTO:
Un'espiazione.
Chi poteva il disonore
Rivelar, estinto è già.
(Parte dalla destra)

BRIANO (ad Aroldo):
Vieni al tempio del Signore,
Virtù nuova avrai colà.




ATTO TERZO
SCENA VII


Aroldo, Mina e Briano.

AROLDO:
Ah sì, voliamo al tempio,
Fuggiam le inique porte;
Delitto solo e morte
Qui l'uomo vi stampò.
Ai seduttori esempio
Rimanga questo tetto...
Iddio l'ha maledetto,
D'infamia il fulminò.

MINA:
Ad dunque non v'ha in terra
Conforto al mio dolore?...
D'involontario errore
Perdono non avrò?
Clemente Iddio disserra
Di tua pietà il tesoro,
Col palpito d'imploro
Del cor che non peccò!

(Aroldo è tratto altrove da Briano;
Mina siede tramortita, e cade la tela)


ATTO QUARTO
SCENA I


Profonda valle in Iscozia. La riva del lago Loomond si vede in prospetto. Monti praticabili, coperti di selve a destra e sinistra, dov'é un pineto presso cui una modesta casa. Cade il sole. Lontani suoni di cornamuse e corni che si appressano. Voci di Pastori, Donne e Cacciatori, che scendono dai monti e s'incontrano sulla scena.

CACCIATORI:
Sparve il sole... il calle è scuro;
Lascia i boschi, o cacciator.

PASTORI:
Cade il giorno... asil securo
Trovi il gregge col pastor.

DONNE:
Vien la notte!... all'abituro
Torna carco il mietitor.

PASTORI (scendendo):
Viva!...

CACCIATORI (c.s.):
Amici...

DONNE:
Oh lieto dì!

CACCIATORI:
Lieto pur per noi finì.
Sulle roccie più scoscese,
Nel più cupo delle selve
Inseguito abbiam le belve,
Né alcun colpo errato andò.

PASTORI:
Colli aprichi, erbosi piani
Furon pascolo all'arrnento;
Dissetollo un rio d'argento,
Poi l'ovile il ricovrò.

DONNE:
Del meriggio a' rai cocenti
Noi cogliemmo aurate spiche;
Or torniam dell'ombre amiche
La fresc'aura a respirar.

TUTTI:
Ah! ogni giorno pari a questo
Ne sorrida avventurato,
E ogni core al cielo grato
Lodi e grazie potrà alzar.
(Si disperdono)



ATTO QUARTO
SCENA II


Briano e Aroldo in eguale costume di solitarii compariscono da una vetta a destra, e scendono avviandosi alla casa.

AROLDO (guardando verso la parte onde s'odono ancora de' canti):
Cantan felici!... ed io l'inferno ho in core!...
Mi tradìa l'infedele!...
Ah che odiarla dovrei... pur l'amo ancora!...

BRIANO:
Ti calma... rientriamo... è tarda l'ora.
(La campana d'un prossimo villaggio suona l'Ave)

AROLDO:
La campana della sera!...

BRIANO:
Che ne invita alla preghiera.

AROLDO:
Orsù al ciel la mente alziamo.
(S'inginocchia)

BRIANO:
Sì, preghiamo.
(Fa lo stesso)

VOCI LONTANE:
Or via preghiamo.

AROLDO, BRIANO:
Angiol di Dio, - Custode mio,
Prega per me.
Tu mi proteggi, - M'ispira e reggi?
M'affido a te.
(Entrano in casa)




ATTO QUARTO
SCENA III


Montanari e Donne da varie parti, poi Egberto, Mina, e due Barcajuoli.

È notte: la luna, che si sarà alzata durante la preghiera, viene coperta da grosse nubi; il vento impetuoso soffia e sconvolge il lago.

VOCI:
Al lago. (Lontano)

ALTRE:
Al lago. (Da altra parte)

ALTRE:
Al lago.
(Più vicino)

(Scoppia l'uragano, il cielo è squarciato da spessi lampi; s'ode lo scoscio de' fulmini. I Montanari accorrono chi sulla cima delle colline, chi alla sponda gridando)

TUTTI:
Maina a poppa.
I.:
(Gettano una fune):
A te, a prora...

II.:Tira... forte.

DONNE:
Gran Dio, pietà di lor!... Gran Dio, li salva...

(Dopo vani sforzi, tirata dalla fune, comparisce una barca mezzo franta, colla vela squarciata. Vi sono due Barcaiuoli, Mina ed Egberto)

TUTTI:
Approda!... è salva!...
(La tempesta è calmata, i viaggiatori scendono a terra)

EGBERTO:
Oh Dio sia ringraziato!

CORO:
Bussate a quella porta... ivi dimorano,
E ospitarvi potran, due solitarii.
(Partono tutti)



ATTO QUARTO
SCENA IV


Egberto e Mina.

MINA:
Ah! più non reggo... Ohimè! sento mancarmi...
Meglio sarìa morire.

EGBERTO:
Soffri per poco, avrem colà riposo.
(Indica la casa)

MINA:
E i nostri servi?

EGBERTO:
Dio vegli su loro.

MINA:
Povero padre mio... perdona a questa.
Disgraziata donna
Che te seguì fuggente
Da' luoghi ove punita fu cotanto.

EGBERTO:
Non più... qui posa, o Mina... tergi il pianto.
(La fa seder sopra un sasso, e va a picchiar alla porta)




ATTO QUARTO
SCENA V


Detti ed Aroldo.

AROLDO:
Chi v'ha?...
(Dall 'interno)

EGBERTO:
Accordate asilo al viandante.

AROLDO (comparendo sulla soglia):
Ben giunga lo straniero al tetto mio.

MINA:
(Qual.voce mai!..)

AROLDO (avanzandosi):
Chi geme?...

MINA:
Un'infelice...
(Correndo a' suoi piedi)

AROLDO:
Mina!...

MINA:
Aroldo!

TUTTI:
Oh Dio!...

AROLDO:
Ah da me fuggi, invólati,
Né t'appressar più mai...
I cari miei, la pàtria,
Tutto per te lasciai..
Qui volli in pace vivere,
Sottrarmi al disonore,
E tu vi giungi a schiudermi
Novello incendio in core?...
Va... non volermi astringere
A maledirti ancor.

EGBERTO:
La patria legge vindice
Il sangue mio chiedeva,
E me fuggente ed esule
Mina seguir voleva;
Delle tempeste l'impeto
La trasse a' piedi tuoi...
Aroldo, se più moglie
Nomarla tu non puoi,
Ancòra ell'è mia figlia,
Rispettala, signor.

MINA:
Pace, mio padre, calmati,
Ripartiremo or ora;
Lo stesso tetto accogliere
Non puote entrambi ancora.
Sì, troppo fui colpevole, (ad Aroldo)
Indegna ne son io;
Ma se al tuo piè qui trassemi
Alto voler di Dio,
Un solo accento, l'ultimo,
Ascolta, Aroldo, ancor.




ATTO QUARTO
SCENA ULTIMA


Detti e Briano dalla casa.

MINA:
Allora che gli anni avran domo il core,
E bianco il mio crine sarà pel dolore;
Allor che questi occhi fien muti di pianto,
E alfin l'ora estrema suonare m'udrò...
Non torni la speme, la speme soltanto
Che allor perdonata almeno morrò.

AROLDO:
(Ah troppa è la prova!... non regge il mio core!...
Commosso mi sento da tanto dolore!)

EGBERTO:
Quel pianto che sgorga pentito sincero
Nell'alma ti scenda di pace foriero.

BRIANO:
Il Giusto un dì ha detto: Il sassoscagliato
Sia primo da quegli ch'e' senza peccato:
E allor perdonata la donna si alzò.

EGBERTO, BRIANO:
Perdona.

AROLDO:
(Le lacrime frenare non so!)

MINA:
Aroldo!... che veggo!... Ah spero in quel pianto!...

EGBERTO, BRIANO:
Ti placa, deh cedi...

MINA:
Io pur piansi tanto...

EGBERTO, BRIANO:
Aroldo!...

MINA:
Perdona.

AROLDO (come ispirato):
Sì, sei perdonata...

MINA:
Ah grazie, gran Dio!...
(S'abbracciano)

AROLDO, MINA:
Per sempre al mio cor.

TUTTI:
Oh istante sublime!

MINA:
Oh gioia insperata!
TUTTI:
Trionfi la legge divina d'amor!!!

FINE

 


Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa

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