Stiffelio

Dramma tragico in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave
Per ragioni di censura a volte è stato rappresentato in Italia come  Guglielmo Wellingrode.

Tratto dal dramma Le pasteur ou L’évangile et le foyer di E. Bourgeois e E. Souvestre
Prima: Trieste, Teatro Grande, 16 novembre 1850


Primi interpreti  Trama   Altro
Stiffelio, Ministro Assasveriano, Tenore
Lina, sua moglie, figlia di Stankar, Soprano.
Stankar, vecchio colonnello Conte dell'Impero, Baritono
Raffaele, nobile di Leuthold, Tenore
Jorg, altro vecchio Ministro, Basso
Federico di Frengel, cugino di Lina, Tenore
Dorotea, cugina di Lina, Mezzo-Soprano
Fritz, servo che non parla
Coro e Comparse, Amici del Conte e Discepoli di Stiffelio, Popolo Assasveriano.


Un castello del Conte di Stankar in germania, sulle rive del Salzbach; e suoi dintorni.
Il principio del secolo XIX.

 

Primi interpreti

  • Trieste, Teatro Grande, 16 ottobre 1850
    Stiffelio: Gaetano Fraschini; Lina: Marietta Gazzaniga-Malaspina; Stankar: Filippo Colini; Jorg: Francesco Reduzzi; Raffaele di Leuthold: Rainieri Dei; Federico di Frengel: Giovanni Petrovich; Dorotea: Viezzoli de Silvestrini
 

Trama

Austria inizio del secolo XIX.

  • Atto I. Nel castello di Stankar, Jorg, pastore uscente della setta degli Assasveriani, si augura che Iddio ispiri il successore Stiffelio. Questi, appena rientrato da un viaggio, fa il suo ingresso con la moglie Lina, il suocero Stankar, Raffaele e i cugini di Lina, Federico e Dorotea. Senza leggerle, Stiffelio brucia nel caminetto alcune lettere comprovanti l`adulterio di una donna della comunità. Occorre dare l`esempio del perdono. Lina e Raffaele respirano di sollievo, ma Stankar è sospettoso. Rimasti soli, Stiffelio nota che Lina non porta l`anello che le aveva donato. La donna è imbarazzata, egli in preda alla gelosia. Rimasta sola, Lina scrive una lettera di addio all`amante Raffaele, ma Stankar, entrando all`improvviso, la coglie sul fatto e le impone il silenzio sulla faccenda. Raffaele fa scivolare una lettera per Lina nel messale di Klopstock. Jorg, non visto, si accorge della manovra ma, subito dopo, giunge Federico che si appropria del libro. Arrivano al castello i settari per onorare Stiffelio e Stankar. Jorg rivela a Stiffelio che Federico ha una lettera nascosta nel messale. Il pastore gli sottrae il libro e ne lacera il sigillo. La lettera scivola a terra, ma prima che Stiffelio possa leggerla, Stankar la fa a pezzettini. Il pastore è sdegnato, Lina in preda ai rimorsi, tutti sono perplessi. A parte, Stankar sfida a duello Raffaele.
  • Atto II. In un cimitero. Lina attende Raffaele per l`ultimo incontro. Vicino alla tomba della madre prova un grande senso di colpa. Giunge l`amante, ed ella reclama invano l`anello del marito. Giunge anche Stankar, che caccia la figlia e ingaggia un duello con Raffaele. Compare Stiffelio e ordina di cessare le ostilità. Appreso, però, che Raffaele è il seduttore di Lina, afferra una spada e sfida il rivale. La donna, di ritorno, non può fare nulla, ma s`ode un coro dal tempio. Si inizia la funzione e tutti attendono Stiffelio. Combattuto fra gli opposti sentimenti, egli sviene ai piedi della croce, sulla scalinata.
  • Atto III. Nel suo castello, Stankar è disperato: Raffaele vuole fuggire, sottraendosi alla vendetta e peggio ancora, Lina di cui egli ha intercettato una lettera, lo seguirà. Giunge Jorg chiedendo di Stiffelio. Combattuto fra gli opposti sentimenti, il pastore ha convocato il rivale al castello. A questa notizia, Stankar, rianimato, esce dalla stanza. Nella camera vicina, Stiffelio affronta Raffaele: stia nascosto in corridoio e ascolti quanto egli dirà a Lina. Giunge la donna e Stiffelio le offre il divorzio. Ella, disperata, accetta, ma dopo avere firmato, chiede di essere confessata da lui in quanto ministro di culto. Stiffelio non vorrebbe. Lina gli dice lo stesso di averlo tradito solo per l`inganno di Raffaele. Egli vorrebbe vendicarsi, ma dal corridoio spunta Stankar con la spada insanguinata: giustizia è fatta...
    Stiffelio, stranito, legge la storia dell`adultera. Lina disperata sale in ginocchio i gradini dell`altare. Al momento fatidico il pastore conclude la lettura del passo col perdono di Gesù. Lina, perdonata, si alza incredula levando le mani al cielo.
 

Altro

  • Opera di argomento scabroso, poiché narra la storia di un pastore protestante tradito dalla moglie, nella Germania del XIX secolo e viene citato un passo del Vangelo. La censura obbliga il librettista Francesco Maria Piave ad apportare alcuni cambiamenti prima di vederla rappresentata al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre del 1850. La prima si avvale di un cast molto nutrito e famigliare al compositore: Gaetano Fraschini nel ruolo di protagonista (Tenore), Marietta Gazzaniga Malspina, già protagonista in Luisa Miller, nelle vesti di Lina (Soprano) e il baritono Filippo Colini, padre di Giovanna d’Arco nell’omonima opera e Rolando ne La battaglia di Legnano, qui nel ruolo di Stankar. Un discreto successo permise a Stiffelio di circolare anche in altri teatri italiani come quelli di Roma, Firenze, Catania, Palermo e Napoli. Nonostante ciò l’opera non ottiene il successo sperato dal suo compositore, che nel 1856, insieme a Piave, si mette al lavoro per darle un volto nuovo. Nasce così Aroldo.


ATTO PRIMO
Scena I

Sala terrena nel caastello del conte di Stankar; nel fondo una porta nel centro, con finestra a sinistra dello spettatore, un camminetto ardente a diritta. Davanti la finestra, verso la metà della scena; una gran tavo la con varii libri, tra i quali uno piuttosto grande legato in tutto lusso con fermaglio chiuso a chiave. L'occorrente per iscrivere.

JORG:
(seduto presso la tavola, leggendo)
Oh santo libro, oh dell'eterno Vero
Ispirate profetiche parole! . . .
(Chiude il libro e s'alza)
Sequi, Stiffelio, e tua parola sia
Tempesta che distrugge, onda che ingoja,
O fologore che attera
Pei nemici di Dio su questa terra.
Ei vien . . . la sposa è seco. Ah voglia il cielo
Che l'amore non sia d'inciampo al zelo!



ATTO PRIMO
Scena II


Detto, Stiffelio, al cui braccio è Lina; Stankar, Raffaele, Federico, Dorotea

STIFFELIO:
Tra voi son io . . . mia, sposa, amici! . . .

JORG:
Stiffelio . . .

STANKAR:
Figlio . . .

TUTTI:
Come felice
Tutti godiamo per tal ritorno!
In ogni core vivrà tal giorno.
Ognun qui v'ama.

DOROTEA:
Un battelliere
Qui fu più volte . . .

STIFFELIO:
E m'ha cercato?

DOROTEA:
Sì.

STIFFELIO:
Desso è Valter; il buon nocchiere
Su strano caso m'ha consultato.

TUTTI:
Saper possiamo che vi narrò?

STIFFELIO:
Oh sì, ripeterlo ei non vietò.
Di qua varcando sul primo albore
Una finestra ei vide aprire,
E come colto da gran terrore
A quella un giovane poi comparire.

STANKAR:
(Oh mio sospetto!)

RAFFAELE e LINA:
(Oh ciel, che sento!)

JORG:
Deh proseguite!

TUTTI:
Strano è l'evento!

STIFFELIO:
Era una donna a lui dappresso
Che fuor di senno quasi parea . . .
Egli esitava, ma poi l'eccesso
Dello spavento vincer dovea;
Sulla finestra ratto montò,
E giù nell'onda precipitò.

STANKAR:
Son quanti giorni?

STIFFELIO:
Otto.

LINA:
(Gran Dio!)

RAFFAELE:
(Fu testimone del caso mio!)

TUTTI:
Era il fuggente riconosciuto?

STIFFELIO: (traendo di tasca un portafogli)
No, questi fogli solo ha perduto.

TUTTI:
Vediamo?

LINA e RAFFAELE:
(Cielo!)

STANKAR:
Che ne farete?

STIFFELIO:
Per consegnarli, legger dovrei,
Rea tresca allora discoprirei . . .

JORG:
Ebben?

LINA e RAFFAELE
(Che fia?)

TUTTI:
Che risolvete?

STIFFELIO: (Getta alle fiamme il portafogli)
Ardan col nome del seduttor.

LINA e RAFFAELE:
(Cielo, respiro!)

TUTTI:
(Sublime cor!)

STIFFELIO:
Colla cenere disperso
Sia quel nome e quel delitto;
Dio lo disse, Dio l'ha scritto:
Al fratel s'indulgerà.

LINA: (da sè)
(Ah mercè, mercè, gran Dio,
Ti commosse il mio dolore!
S'or fui salva, in altro errore
L'alma più non ricadrà)

RAFFAELE: (a Lina)
(Simular, mentire è d'uopo . . .
Un colloquio da voi voglio . . .
In quel libro porrò un foglio,
Ch'ora e loco vi dira)

STANKAR: (da sè)
(O Leuthold, all'onor mio
Nella figlia tu attentavi!
Ma, se è ver che lo macchiavi,
Il tuo sangue il tergerà)

JORG, DOROTEA, FEDERICO:
(Ah perfino la memoria
Ei disperde dell'errore!
D'evangelico pastore
La virtude in cor gli sta!)




ATTO PRIMO
Scena III

Detti e molti Amici e Partigiani di Stiffelio

CORO: (di dentro)
Viva Stiffelio! Viva!

STIFFELIO:
Che fia?

JORG: (guardando dalla finestra)
Festosa arriva
Schiera d'amici a te.

STIFFELIO:
Che von'?

STIFFELIO:
Vedervi.

CORO: (entrando)
Ov' è?
A te Stiffelio un canto
S'innalza da ogni core;
Sei di Lamagna vanto,
Del vizio fugatore.
Giustizia, amor fraterno
Diffondi sulla terra,
Pel santo Vero eterno
Combatti l'aspra guerra.

CORO, JORG, FEDERICO, DOROTEA:
Dal campo, dal convito,
Dall'aula, dall'altare,
Tuo nome all'infinito
Tra noi risuonerà.

STIFFELIO:
Fratelli, a Dio soltanto
Dovete laudi alzare;
Un'eco allor quel canto
Nell'universo avrà.

LINA: (da sè)
(Da qual rimorso atroce
Mi sento lacerare!
Di sua virtù la voce
Più rea mi griderà)

STANKAR: (da sè)
(Cotal virtù un rimorso
Se potrà in lei destare.
D'un padre avrà il soccorso,
Che sempre vegilerà!)

RAFFAELE (da sè)
(Cotal virtù un rimorso
Dovrebbe in me destare;
Ma poco è un primo sorso
Libar di voluttà!)

(Lina si abbandona sulla sedia presso la tavola, gli altri tutti seguono Stankar nelle stanze a destra)



ATTO PRIMO
Scena IV

Stiffelio e Lina

STIFFELIO:
(Non ha per me un accento! . . . Non un guardo!)
Soli noi siamo alfine . . .

LINA:
Rodolfo . . . Oh perdonate! Mal s'avvezza
A chiamarvi Stiffelio il labbro mio:
(S'alza)
Rodolfo Müller: egli è il dolce nome
Col quale vi chiamai la prima volta,
Che qui, fuggente la nemica rabbia,
V'accoglieva mio padre.

STIFFELIO:
Quanto infelice fui da te lontano!

LINA:
Pur di trionfi il mondo
T'era splendido tanto e di piaceri!

STIFFELIO:
Piacer! . . . t'inganni, tu con me non eri.
Vidi dovunque gemere
Oppressa la virtude,
Vegliardi vidi e giovani
Del vizio in schiavitude;
Vinto dall'oro il merito,
Delusa la giustizia,
E in mare di nequizia
Vagar l'umanità.

LINA:
Cielo, che orror!

STIFFELIO:
Le ingenue
Custodi del pudore,
Le donne, rotto il vincolo
Del coniugale amore . . .

LINA:
Ah! . . .

STIFFELIO:
Ben lo so, perdonami;
Il quadro è troppo orrendo . . .
Ma ti rivedo, e apprendo
Che ancor v' è fedeltà.

LINA:
Che dite mai, Stiffelio!

STIFFELIO:
Il ver . . . Guai se ingannato! . . .

LINA:
È grande la vost'anima,
Avrebbe perdonato.
(Lina si confonde)

STIFFELIO:
Ah no, il perdono è facile
Al core non ferito;
Ma occulto sta nell'anime
Tesoro indefinito,
Che nulla mano infrangere
Impunemente può.
Ma . . . lagrime ti grondano! . . .
Tu tremi! . . . non m'inganno;
Ti cruccia ascoso affano.
Parla al tuo sposo.

LINA:
No.

STIFFELIO:
No! . . . dunque allor sorridimi;
Oggi del nostro imene
Ricorre la memoria . . .

LINA:
Lo so . . . (Che orrende pene!)

STIFFELIO:
Dal cielo benedivane
Oggi la madre mia . . .
(Le prende la mano)
Oggi il suo anel!... che fia!
Non l'hai!... l'anel dov'è?

LINA:
Ah! . . .

STIFFELIO:
Non c'è più! . . . Rispondere
V'è duopo . . . che ne feste?

LINA:
L'anello? . . .

STIFFELIO:
Sì . . . parlatemi . . .
L'anello a chi lo deste?
(Lina piange e si copre il volto con ambe le mani. Cupo con ira)
Ah v'appare in fronte scritto
Qual rimorso vi fa guerra!
Figlio è solo d'un delitto
Quel silenzio accusator!
Ah ch'io cada fulminato,
M'inabissi pur la terra!
Su me scagglisi il creato
Se mi colse il disonor!

LINA:
Mi disanima, m'atterra
Così insolito furor.



ATTO PRIMO
Scena V

Detti e Stankar

STANKAR: (improvvisamente dalla destra)
Müller?

STIFFELIO:
Che?

STANKAR:
Gli amici attendono . . .

STIFFELIO:
Mai per me un istante avrò!

STANKAR:
Ma qual'ira!

STIFFELIO:
Perdonatemi . . .
Andiam.
(a Lina)
Tosto qui verrò.

LINA:
Mi disanima, m'atterra
Così insolito furor.

STIFFELIO:
Ch'io cada fulminato,
M'inabissi pur la terra!
Su me scaglisi il creato
Se mi colse il disonor!

STANKAR:
La disanima, l'atterra
Così insolito furor!

(Stiffelio e Stankar partono)



ATTO PRIMO
Scena VI

Lina

LINA: (sola)
Tosto ei disse! . . . Ah son perduta!
Quai discolpe usar potrei?
Il rimorso mi fa muta,
Un accento non avrei.
Questa misera tradita
Niuno in terra può salvar.
A te ascenda, o Dio clemente,
Il sospiro, il pianto mio . . .
Tu perdona, o colla vita
Possa l'onta cancellar!
Verrà . . . dovrò risponder! Che risponder?
Confessar forse? . . . Ah no! . . . scriver fia meglio.
(scrivendo)
"Rodolfo!" . . . Ciel non posso! . . .



ATTO PRIMO
Scena VII

Detta e Stankar dal mezzo

STANKAR: (da sè)
(Io tutto vo'saper . . )
(vedendola)
(Ah!)

LINA:
(Non è questo
Che dir gli vo')

STANKAR: (Si avvicina pian piano a Lina e pone la mano sulla carta)
Una lettera!
Al signore di Leuthold scrivevate!
(S'impadronisce del foglio)

LINA: (spaventata)
Io?

STANKAR: (leggendo)
Silenzio! . . . "Rodolfo! . . .
Di voi non son più degna!"
Non m'ingannava dunque, o sciagurata! . . .

LINA:
Tacer più non potea . . . tropo soffriva . . .

STANKAR:
Ed ei? . . . Disperazione,
Morte per lui qui stanno.

LINA:
Ciel!

STANKAR:
Sì, morte . . .

LINA:
Ah no, ch'ei viva, o Dio!
Ma ingannarlo dovrò? . . . No, nol poss'io!

STANKAR:
Dite che il fallo a tergere
La forza non ha il core;
Che de' rimorsi il demone
Troppo vi fa terrore;
Dite ch' è men difficile
All'anima spergiura
Svelar la colpa impura
Che morte a lui darà.
Non basta a voi l'infamia,
Essere vil volete! . . .

LINA:
Padre! . . .

STANKAR:
Si, vil . . . ma uditemi.
Rodolfo salverete . . .
D'amore immeritevole,
Dovrete amor subire! . . .

LINA:
No.

STANKAR:
È d'uopo l'obbedire . . .

LINA:
Mai!

STANKAR:
Mai!

LINA:
No, non sarà.

STANKAR:
Ed io pure in faccia agli uomini
Dovrò l'ira soffocare,
La vergogna dovrò vincere,
Voi mia figlia ancor nomare;
Voi, l'indegna che disprezzo,
Voi, del padre disonore.

LINA:
Oh qual fate orrendo strazio
D'una misera pentita!
Non vi dicon queste lagrime
Che troppo son punita?
Non volente fui nel lezzo
Trascinata dell'error.

STANKAR:
Basti adesso, quel pianto tergete.

LINA:
Ah nol posso!

STANKAR:
Non più, lo dovete.

LINA:
No, nol posso! . . .

STANKAR:
E' di padre volere.

LINA:
Non lo posso! . . .

STANKAR:
È di sposa dovere;
Di Rodolfo lo esige la vita . . .

LINA:
Tacerò.

STANKAR:
Tempo è ben.

LINA:
Chi m'aita!

STANKAR:
Or meco venite, il pianto non vale;
Nessuno sospetti l'evento fatale:
Stia come in sepolcro celato l'errore,
Lo esige, lo impera del sangue l'onore.
A Müller del mondo l'amor fia salvato,
Se il vostro perdeva mutabile amor.

LINA:
Orrenda parola! . . . per sempre perduto! . . .
Il pianto si celi, il duolo sia muto;
Sorrida serena nel volto la calma,
Nasconda l'atroce procella dell'alma! . . .
Perduto! . . . perduto! . . . eppure adorato
Qual cosa celeste fu sempre dal cor! . . .

(Entrano alla sinistra).



ATTO PRIMO
Scena VIII

Raffaele dalla opposta parte, Jorg fuori della finestra

RAFFAELE:
M'evitan! . . . ma il colloquio
Avrò che qui le chiedo . . .
(traendo di tasca una lettera)
Ecco il libro . . . io n'ho la doppia chiave.

(Apre il libro, vi pone la lettera, lo chiude e lo ripone sulla tavola, tenendo sempre le spalle volte alla finestra)

JORG:
(Che vedo! . . )



ATTO PRIMO
Scena IX

Detti e Federico

FEDERICO: (dalla sinistra)
Leuthold! . . .

RAFFAELE:
Mi si chiedeva?

FEDERICO:
La Messiade di Klopstock voleva.

(Prende il libro che porta seco partendo con Raffaele dalla sinistra. Jorg si ritira)





ATTO PRIMO
Scena X

Sala di ricevimento nel castello, illuminata e parata per una festa. Amici di Stiffelio e del Conte vi giungono colle loro spose introdotti da Servi.

Coro

CORO: (Uomini)
Plaudiam! Di Stiffelio s'allegri il soggiorno,
Sì plauda al ritorno del grande pastor!

CORO: (Donne)
Concordi qui regnino la gioia, la pace,
Costante verace sorrida l'amor!

TUTTI:
L'amor che diffondere ei vuoi tra mortali;
L'amor che fa eguali lo schiavo e il signor!
Plaudiamo, ed al cantico qual eco gioconda
L'affetto risponda che muove dal cor!

(Si ritirano sul fondo della scena, parlando fra loro).



ATTO PRIMO
Scena XI

Detti, Stiffelio e Jorg dalla destra; poi Lina al braccio di Stankar; quindi dalla sinistra Raffaele con Dorotea, e Federico che subito parlerà con Lina, ed avrà il Klopstock sotto il braccio)

STIFFELIO: (a Jorg)
Tardasti?

JORG:
Rifuggo da' gaudii mondani.

STIFFELIO:
Adunque tai feste? . . .

JORG:
Le lascio ai profani,
Che arrecan perigli, insidie all'onore.

STIFFELIO:
Che parli?

JORG:
Ti dico che or ora un signore
Un libro con chiave guardingo schiudeva,
E in esso un biglietto . . .

STIFFELIO:
Un biglietto!

JORG:
Ascondeva
E aspetta risposta . . . Quel libro è stromento
Di tresca colpevole . . .

STIFFELIO:
Oh cielo! Che sento!
Chi è desso?

JORG:
È con Lina, ed ha il libro . . .

STIFFELIO:
Fia vero?
È Frengel! . . . Ma come svelare il mistero!

JORG:
Più tardi . . .

(Stiffelio resta concentrato)

DOROTEA:
Cugino, pensate al sermone?

FEDERICO:
Al tempio stassera saravvi riunione.
Verremo.

CORO:
Sì, tutti.

FEDERICO:
Qual fia l'argomento?

STIFFELIO:
Del perfido Giuda il vil tradimento.

LINA e RAFFAELE
(Oh cielo!)

FEDERICO:
Pensiero sublime, stupendo.

CORO:
A tutti i malvagi d'esempio tremendo.

STIFFELIO:
Non solo all'iniquo ch'ha il Maestro venduto,
Ma a quanti tradiscon m'udrete imprecare
A lui che s'insinua, che simula astuto,
Che insidia, che macchia il domestico lare;
Che stende la mano all'uomo ingannato,
E infame poi vanta l'onore involato! . . .
A lui per an·tema fia sol ch'io ripeta
Il carme ispirato del grande poeta . . .
(Prende il libro dalle mani di Federico)

LINA:
Ah!

STIFFELIO:
È chiuso!

DOROTEA:
Ne ha Lina la chiave.

LINA:
(Gran Dio!)

STIFFELIO:
Apritelo dunque . . .

LINA:
Che dite?

STIFFELIO:
Il voglio . . .

LINA:
Io!

STIFFELIO:
Aprite voi, lo replico,
È inutile il terrore.
D'un empio traditore qui la condanna sta.

TUTTI:
Oh qual m'invade ed agita
Terrible pensiero!
Fatal, fatal mistero
Tal libro svelerà!

STIFFELIO:
Nol volete? . . . farollo io stesso . . .
(Ne rompe il fermaglio e cade una lettera)
Una lettera!

LINA:
(Cielo!)

STANKAR: (a Stiffelio, raccogliendola)
Non v' è legger tal foglio concesso!
Chi lo scrisse, cui spetti ignorate!

STIFFELIO:
Io nol curo . . . rendetelo . . . il vo' . . .

STANKAR: (con dignità)
Vecchio sono . . .

STIFFELIO:
Rendetelo . . .

STANKAR: (Lo riduce in brani)
No.

STIFFELIO: (a Stankar irato)
Chi ti salva, o sciagurato,
Dallo sdegno che m'accende?
Cieco l'ira già mi rende,
Più non freno il mio furor!

LINA: (a Stiffelio frapponendosi)
È mio padre . . . l'ira vostra
Su me tutta or cada alfine;
Ma le nevi di quel crine
Rispettatele, signore.

STANKAR: (a Raffaele)
Nel recinto dei sepolcri
Da me atteso or or sarai;
Armi a scelta troverai . . .
Ti precedo, o traditor.

RAFFAELE: (a Stankar)
Freno all'ira; non la temo;
Se ch'io sia conoscete,
Sconsigliato invero siete
Nel gridarmi traditor.

TUTTI: (tra loro)
A turbar la bella calma
Che spirava in ogni petto,
Perchè un demone il sospetto
A Stiffelio pose in cor!

(Stiffelio e Jorg partono dalla destra; Lina e Stankar dalla sinistra; gli altri dal mezzo. Cala la tela)


ATTO SECONDO
Scena I

Antico cimitero. Nel centro è una croce con gradini; a sinistra la porta d'un tempio internamente illuminato, a cui si ascende per grandiosa scalea; a destra più in fondo vedesi il castello di Stankar; la luna piove sua luce sulle sparse tombe ombreggiate da spessi cipressi; tra queste una ve n'ha di recente.

Lina

LINA: (dal fondo agitatissima)
Oh cielo! . . . dove son io! . . .
Quale incognita possa qui mi trascina! . . .
Egli verrà! . . . qui dove tutto è orrore! . . .
In ogni tomba sculto
In cifre spaventose
Il mio delitto io leggo! . . .
Il murmure d'ogn'aura mi par voce
Che un rimprovero tuoni!
(S'aggira barcollando tra i sepolcri)
Ah di mia madre è questo il santo avello! . . .
Ella sì pura! . . . ed io! . . .
Madre! . . . madre, soccori al dolor mio.
Ah dagli scanni eterei,
Dove beata siedi,
Alla tua figlia volgiti,
L'affanno suo deh vedi;
Queste pentite lagrime
Offri all'Eterno trono,
E se i beati piangon,
Piangi tu pur con me.
Non vorrà il suo perdono
Niegarmi Iddio per te.



ATTO SECONDO
Scena II

Detta e Raffaele

RAFFAELE: (frettoloso)
Lina . . . Lina!

LINA:
Parlate sommesso
Per pietade . . . mio padre è qui presso.
Indovina Rodolfo . . . sa tutto . . .

RAFFAELE:
Federico sol reo ei sospetta;
Vostro padre la prova ha distrutto . . .

LINA:
E il rimorso ch'eterno ne aspetta?

RAFFAELE:
Non lo teme chi serve all'amore.

LINA:
Fui sorpresa; non v'ama il mio core . . .

RAFFAELE:
Cruda, sempre pur v'amo . . .

LINA:
Il provate:
I miei scritti, l'anel mi ridate . . .
Di qua tosto partite . . . involatevi . . .

RAFFAELE:
No, a difendervi qui resterò.

LINA:
Perder dunque volete
Questa misera tradita! . . .
Se restate, la mia vita
Tutta in pianto scorrerà!
Maledetto non andrete
Dalla donna un di beata.
Chi rendeste sventurate
Benedirvi ancor saprà.



ATTO SECONDO
Scena III

Detti e Stankar che comparisce dal fondo, chiuso in un mantello; egli ha due spade

RAFFAELE:
Io resto.

LINA:
Allor Rodolfo saprà tutto.

STANKAR: (entrando improvvisamente tra loro)
Ei tutto ignorerà . . .

LINA:
Padre!

STANKAR:
Partite.

LINA:
Ah, ne' vostr' occhi io leggo . . .

STANKAR:
M'obbedite.

(Lina parte)



ATTO SECONDO
Scena IV

Raffaele e Stankar

STANKAR: (gettando il mantello e presentandogli due spade)
Scegli . . .

RAFFAELE:
Un duello?

STANKAR:
Sì, mortale . . .

RAFFAELE:
Ma la sorte non è eguale . . .

STANKAR:
Tu ricusi! . . . al mondo in faccia
Vo' insultarti . . .

RAFFAELE:
La minaccia
Io non curo . . . fia lodato
Chi avrà un veglio rispettato . . .

STANKAR:
Se' un fame . . . un vile indegno . . .
Nè ancor t'ecciti allo sdegno?
Spento è dunque in te l'onore? . . .

RAFFAELE:
Paziente son, signore . . .

STANKAR:
Oh mia rabbia! . . . Ebben ascolta . . .

RAFFAELE:
Basti! . . .

STANKAR:
M'odi anco una volta;
S'ora invano t'ha gridato
Vile, infame il labbro mio,
Fare a tutti disvelato
Chi tu sia saprò ben io.

RAFFAELE:
Basti . . . Stankar! . . .

STANKAR:
Venturiero,
Che t'avvolgi nel mistero . . .
Nobil conte Raffaele,
Tu non sei che un trovatello!

RAFFAELE: (furente)
Ah! Una spada! . . .

STANKAR:
Grazie, o sorte!

(Presenta le spade a Raffaele che ne sceglie una)

RAFFAELE:
Una spada! . . . in guardia . . .

STANKAR:
A morte.

TUTTI E DUE: (brandendo le spade)
Nessun demone, niun Dio,
A' miei colpi ti torrà.
Col tuo sangue il furor mio
L'onta infame tergerà.

(Si battono accanitamente).



ATTO SECONDO
Scena V

Detti e Stiffelio

STIFFELIO: (Stiffelio dalla porta del tempio)
Qual rumore! . . . Un duello! . . . Abbassate
Or quell'armi!
(Scende)

RAFFAELE e STANKAR:
Stiffelio! . . .

STIFFELIO:
Voi siete!
Santo è il loco che sì profanate . . .
I sepolcri col piede premete,
Sopra il capo la croce vi sta!

STANKAR: (a Raffaele)
Vieni altrove . . .

STIFFELIO:
Dio pur vi sarà.

STANKAR e RAFFAELE:
Ne lasciate . . . un di noi dee morire . . .

STIFFELIO:
Io saprovvi dovunque seguire.

STANKAR:
Dimmi, scordi a chi parli?

STIFFELIO:
Di Dio
Ora parlo nel nome . . . Acoltarmi
Solo spetta qui a voi. Giù quell'armi;
Sia l'offesa coperta d'oblio . . .
(a Stankar)
Il fratello perdoni ai fratello . . .

STANKAR:
Mai . . .

STIFFELIO:
Più giovin . . . tu pria, Raffaele . . .
La tua destra! . .
(Lo disarma e gli stringe la mano)

STANKAR: (a Raffaele)
Oh eccesso inaudito!
La man stringi dell'uom ch'hai tradito!

STIFFELIO:
Ah! . . . tradito! . . .

STANKAR:
Che dissi!

STIFFELIO: (a Stankar)
Parlate?

STANKAR:
No, lasciatemi . . .

STIFFELIO:
Il vo' . . . terminate.



ATTO SECONDO
Scena VI

Detti e Lina dal fondo

LINA:
(Qui dell'armi!)

STIFFELIO: (a Stankar)
Si sveli il mistero.

LINA: (inoltrandosì)
Oh ciel!

STANKAR e RAFFAELE:
Lina!

STIFFELIO:
Saprò alfine il vero.

LINA:
Grazia! Grazia! Rodolfo!

STIFFELIO:
Grazia!
(con voce soffocata)
Era dunque costui! . . .

STANKAR:
Müller!

STIFFELIO: (con disperazione)
Ah! . . .
Era vero? . . . ah no! . . . è impossibile! . . .
(a tutti)
Che ho mentito, almeno dite . . .
(a Lina)
Un accento proferite . . .
Vi scolpate per pietade!
Ma tu taci! . . . È tolto il dubbio!
Il mio pie' grave; ti schiaccerà!

(Lina spaventata si allontana da lui)

LINA: (da sè)
(Ah scoppiata è omai la folgore
Che ruggia sulla mia testa,
E la vita che mi resta
Morte lenta a me sarà!
Dio, che padre sei de' miseri,
Non negarmi tua pietà!)

STANKAR: (a Raffaele)
Or da Dio con quelle lagrime
È il destino tuo già scritto . . .
Reo tu sei di tal delitto
Che più inulto non andrà.
S'ora fu sospeso il fulmine,
Più tremendo poi cadà.

RAFFAELE: (a Stankar)
Pronto sono; che più tardasi?
Me tremante non vedrai;
Dal mio braccio apprenderai
S'io conosca la viltà.
Nuova pugna inevitabile
L'onor mio vendicherà.

STANKAR: (a Stiffelio)
Dessa non è, comprendilo,
Che devi ora punire . . .

STIFFELIO: (a Stankar)
Ah veggo chi è il colpevole!
Onor vi fe' brandire
Quel ferro a vendicarmi . . .
Non più . . .
(a Raffaele strappando la spada di mano a Stankar)
Riprendi l'armi!

RAFFAELE:
Contro di voi! . . . Nol vo' . . .

STIFFELIO:
Difenditi . . .

RAFFAELE:
No . . . No.

STIFFELIO:
Non odi in suon terribile
Girdarti queste tombe:
Trema, a punirti, o perfido,
L'ora fatal tuonò! . . .

CORO: (dall'interno del tempio)
Non punirmi, Signor, nel tuo furore,
O come nebbia al sol dileguerò!
Miserere di me, pietà Signore.
Miserere, e tue glorie canterò.



ATTO SECONDO
Scena VII

Detti e Jorg dal tempio

JORG: (dalla soglia)
Stiffelio?

STIFFELIO: (Gli cade di mano la spada)
Quale suono!

JORG: (raggiungendolo)
I tuoi fratelli sono . . .

STIFFELIO:
Che von'?

JORG:
Conforti chieggono . . .

STIFFELIO:
Conforti! . . . Ah! . . .

JORG:
Torna in te!

STIFFELIO: (come in delirio)
Me disperato abbruciano
Ira, infernal furore,
Tranquilli la man gelida
Voi mi gravate al core . . .
Ah fate prima ch'ardermi
Le vene cessi il sangue,
E la virtù che langue
Sarà più forte in me! . . .
Lasciatemi, lasciatemi . . .
Tutto il mio cor perdé.

(S'ode nuovamente il coro interno dal tempio)

JORG:
Non senti? . . .

LINA, STIFFELIO e STANKAR:
Istante fiero!

JORG Solleva il tuo pensiero . . .
E chi sei tu rammentati!

STIFFELIO: (scosso)
Ah, sacerdote sono!
(s'inginocchia)
Dio, a parlar loro ispirami.

TUTTI: (inginocchiandosi)
Di pace, di perdono!

STIFFELIO:
Perdon! Giammai! La perfida . . .
(sorgendo impetuosamente)
Sia maledetta!

TUTTI:
Oh cielo!

(Lina cade in ginocchio al piè di Stiffelio)

JORG: (sale sui gradini)
Da questa croce agli uomini
Ha Cristo perdonato . . .

STIFFELIO: (Va verso la croce, barcollando)
La croce! Ahimè! Qual gelo!
Io . . . muoio!
(Cade sui gradini)

TUTTI:
Oh sventurato!

(Quadro e cade la tela)


ATTO TERZO
Scena I

Anticamera che mette a vari appartamenti. Sopra una tavola, due pistola e l'occorrente per iscrivere.

Stankar

STANKAR: (entra agitato leggendo una lettera)
Ei fugge! . . . e con tal foglio
Lina a seguirlo tenta! . . .
Infame! . . . egli s'invola a mia vendetta! . . .
O spada dell'onor che per tant'anni
Cingevi il fianco del guerriero antico
E nei cimenti a lui mietevi gloria,
Vanne lungi da me . . . più non ti merto . . .
(Sì leva la spada e la getta)
Disonorato io son! . . . disonorato!
E ch'è la vita mai senza l'onore?
È un'onta . . . ebben, sì tolga . . .
Sì, sì un istante, e tutto sia finito!
(Prende una pistola, poi sì arresta)
Ma lasciar tutto! . . . Stiffelio . . . la mia figlia! . . .
La mia colpevol figlia! . . . che! . . . una lagrima! . . .
Lagrima il ciglio d'un soldato! . . . Oh quanto
Sei tu grande, o dolor! . . . Mi strappi il pianto.
Lina, pensai che un angelo
In te mi desse il cielo,
Raggio d'amor purissimo
Degli anni miei sul gelo . . .
Stolto! . . . sognai! . . . Sparita è
La gioia di mia vita;
Un'innocente lagrima
Spirando non vedrò
Solo seguace al feretro
Il disonore avrò.

(Va sedere commosso e scrive).



ATTO TERZO
Scena II

Detto e Jorg astratto

STANKAR:
Ah sì finisca . . . Addio, Stiffelio . . .
Addio estremo . . .
(Suggella il foglio, poi prende una pistola e ne monta il cane)

JORG:
Ei qui verrà . . .

STANKAR: (sorpreso, ascondendo l'arma)
Chi?

JORG:
Voi! . . . Stiffelio cerco.

STANKAR:
È inaccesso a tutti . . .

JORG:
A me nol fia
Quando saprà che Raffaele raggiunsi.

STANKAR:
Che di'?

JORG:
Ei verrà tra poco . . .
(Entra nella stanza di Stiffelio)



ATTO TERZO
Scena III

Stankar

STANKAR: (solo)
Qui Leuthold! Qui verrà grave; Leuthold!
In questo tetto uno di noi morrà!
Oh gioia inseprimibile,
Che questo core innondi,
È troppo, è troppo il palpito
Che in tutto me diffondi!
Convulsa provo un'estasi
Che quasi par deliro!
La voce ed il respiro
Mancar già sento a me!
Vendetta! . . . Ah vieni, affrettati,
Rinascerò per te!

(Parte).



ATTO TERZO
Scena IV

Stiffelio e Jorg dalla camera

STIFFELIO: (a Jorg)
Dite ai fratei che al tempio
Sarò fra pochi istanti
Lasciatemi . . .

JORG:
Egli viene . . .

(Parte)



ATTO TERZO
Scena V

Stiffelio, Raffaele e Fritz a tempo

RAFFAELE:
Ricercare mi feste?

STIFFELIO:
Sì.

RAFFAELE:
Prevedo qua
I rimbrotti . . .

STIFFELIO:
Non un detto.

RAFFAELE:
Non m'opporrò a vendetta, se bramate . . .

STIFFELIO:
Solo ho un'inchiesta . . .

RAFFAELE:
Quale?

STIFFELIO:
Che fareste, se pur libera fosse
Lina? . . .

RAFFAELE:
Che dite!

STIFFELIO:
Io chiedo! . . . Rispondete.

RAFFAELE:
A impossibil supposto?

STIFFELIO:
Fritz? . . .
(Fritz entra)
S'avverta Lina, che qui l'attendo . . .
(Fritz parte)

RAFFAELE:
E che cercate?

STIFFELIO:
Saper s' è a voi più cara
Colpevol libertade, o l'avvenire
Di donna che perdeste! . . .
Là tutto udrete . . .

(Lo conduce in una stanza laterale)

RAFFAELE: (entrando)
(Cielo!)


ATTO TERZO
Scena VI

Stiffelio e Lina

STIFFELIO:
Inevitabil fu questo colloquio
Prima di separarci . . .

LINA:
Che! . . . Partite? . . .

STIFFELIO:
Sì . . . questa sera . . .

LINA:
Voi! . . . Come?

STIFFELIO:
Udite!
Opposto è il calle che in avvenire
La nostra vita dovrà seguire . . .
Col guardo fisso soltanto in Dio
Vo' rassegnato correre il mio . . .
Voi, stretta all'uomo del vostro core,
Trarvi potrete dal disonore . . .

LINA:
Che dite! . . .
Quando ci unimmo sposi,
Perchè dovunque perseguitato,
A tutti il vero mio nome ascosi;
Dal dritto sciogliere tal nodo è dato.
Quest'atto il frange . . .

LINA:
Cielo, un divorzio! . . .

STIFFELIO: (presentando una carta)
A voi, segnatelo . . . firmato io l'ho.

LINA:
Ah, fatal colpo attendermi,
Rodolfo, qui sapea! . . .
Ma degna di rimprovero
Almeno mi credea . . .
No . . . d'uno sprezzo acerrimo
Trovo sol qui l'orror! . . .
Schiacciatemi . . . uccidetemi . . .
Morrò per vostro amor!

STIFFELIO: (con amarezza)
Speraste che per lagrime
Scemasse il dolor mio! . . .
Che l'onta incancellabile
Coprissi alfin d'oblio! . . .
Che rassegnato accogliere
Potessi il disonor! . . .
Ah vivon quanto l'anima
Le offese dell'onor! . . .

LINA:
A me quell'atto . . . Datelo.
(Glielo strappa di mano e corre alla tavola)

STIFFELIO:
Firmate?

LINA:
Sì.

STIFFELIO:
(Che ascolto!)

LINA:
Trama pensaste il piangere . . .
Ora tal dubbio è tolto . . .
(Firma)
Entrambi siamo or liberi,
Tutto tra noi cessò.
(Gli rende la carta)
Ora il potrete . . . Uditemi!

STIFFELIO: (per partire)
Non più, signora!

LINA: (trattenendolo)
Il vo'!
Non allo sposo volgomi,
Ma all'uom del Vangelo.
Ei fino dal patibolo
A' rei dischiude il cielo . . .
La donna più non supplica,
Qui la colpevol sta . . .

STIFFELIO:
Lasciatemi . . . lasciatemi . . .

LINA:
Ministro, confessatemi . . .
(Si getta ai suoi piedi)

STIFFELIO:
Voi! Voi! Che udrò?

LINA:
Quanto Müller
Voluto udir non ha.
Egli un patto proponea
Ch'altrui moglie mi rendea,
Quasi al mondo, lui perduto,
Trovar pace avessi potuto;
Quasi a prezzo tal volessi
Racquistarmi ancor l'onore . . .
Quasi vivere io potessi
Discacciata dal suo core . . .

STIFFELIO:
Basti! Basti!

LINA:
D'altrui moglie!
Ah voi dunque non capite
L'amor mio! . . .

STIFFELIO:
Amor! . . . che dite! . . .

LINA:
V'amai sempre . . . sempre v'amo;
Testimonio Iddio ne chiamo . . .

STIFFELIO:
Ma colui! . . .

LINA:
Fu tradimento . . .

STIFFELIO:
Vi tradiva! . . .

LINA:
Sì . . .

STIFFELIO:
Fia spento . . .
Io n'ho il dritto . . .

LINA:
Ciel! . . .

STIFFELIO:
È là.



ATTO TERZO
Scena VII

Detti, Stankar con una spada insanguinata alla mano e Jorg da opposte parti

STANKAR:
Non v'è più.

LINA:
Che!

JORG:
Un'uccisione?

STIFFELIO:
Un duello?

STANKAR:
Un'espiazione . . .
Chi poteva il disonore
Rivelar, estinto è già.

(Parte)

JORG: (a Stiffelio)
Vieni al tempio del Signore,
Virtù nuova avrai colà.



ATTO TERZO
Scena VIII

Stiffelio, Lina e Jorg

STIFFELIO:
Ah sì, voliamo al tempio,
Fuggiam le inique porte,
Delitto solo e morte
Qui l'uomo vi stampò.
Ai seduttori esempio
Rimanga questo tetto . . .
Iddio l'ha maledetto,
D'infamia il fulminò.

LINA:
A dunque non v'ha in terra
Conforto al mio dolore! . . .
D'involontario errore
Perdono non avrò!
Clemente Iddio disserra
Di tua pietà il tesoro,
Col palpito t'imploro
D'un cor che non peccò!

(Stiffelio è tratto altrove da Jorg. Lina si ritira in una stanza)





ATTO TERZO
Scena IX

Interno d'un tempio gotico sostenuto da grandi arcate. Non si vedrà alcun altare; solamente, appoggiata ad una colonna, è una cattedra, a cui si ascende per doppia gradinata.
Il popolo entra a poco a poco. Federico e Dorotea entreranno poco più tardi. Poi Lina, coperta d'un velo, va presso la cattedra a destra; finalmente Stankar a sinistra. Tutti s'inginocchiano e pregano accompagnati dall'organo.

CORO, DOROTEA, FEDERICO:
Non punirmi, signor, nel tuo furore,
O come nebbia al sol dileguerò!
Miserere di me, pietà, Signore,
Miserere, e tue glorie canterò.

STANKAR:
Se punii chi m'ha tradito
Nell'onor ch' è tuo dono,
Come a Davide pentito,
Dio, concedimi il perdono.

LINA:
Confido in Te,
Signor, pietà
Non nieghi a me
La tua bontà.



ATTO TERZO
Scena Ultima

Detti, Stiffelio e Jorg dalla destra. Sono coperti di nera e lunga cappa. Stiffelio è concentrato; porta un gran libro

JORG:
Stiffelio?

STIFFELIO: (riavendosi da un'astrazione)
Eccomi . . .

LINA:
(Udirlo ancor potrò!)

STIFFELIO: (passandole vicino)
(Qual donna!)

LINA:
(Non mi connobe!)

STIFFELIO: (a Jorg)
Qui restate.

JORG: (piano tra loro)
L'alma afforza
Speran tutti in te.

(Lina alza il velo)

STIFFELIO: (scorgendo Lina)
Ciel!

JORG:
Ch'hai?

STIFFELIO:
Dessa! . . .

JORG:
Pensa ove sei! . . . coraggio! . . .

STIFFELIO:
Ah sì! . . .
Ma confusa ho la mente
Ed il pensier mi sfugge . . .

JORG:
Il libro santo schiudi,
T'ispirerà il Signore . . .

STIFFELIO:
Dicesti ben . . .

JORG:
Fa core.

(Salgono alla cattedra per la scala a sinistra)

STIFFELIO: (Molto agitato apre il libro e con voce tremante vi legge)
"Allor Gesù rivolto
Al popolo assembrato
Mostrò l'adultera
Ch'era a suoi piedi e così disse:

LINA:
(Oh, ciel!)
(Cade sui gradini della scala a destra)

STIFFELIO:
'Quegli di voi che non peccò
La prima pietra scagli.'

JORG: (piano a Stiffelio)
Che parli?

LINA: (con dolore)
(E non finisce?)

STIFFELIO: (guardando Lina)
E la donna, la donna
Perdonata s'alzò."
(Lina sale coi ginocchi la scala)

LINA:
Gran Dio!

JORG:
Che fai, Stiffelio?

STIFFELIO:
"Perdonata, perdonata."
(Lina cade sull'ultimo gradino a piè di Stiffelio)
Iddio lo pronunziò.
(ponendo la mano sul libro)

CORO: (Tutti ripetono)
"Perdonata! Perdonata!" Iddio lo pronunziò.

(Lina si alza da terra e colle mani alzate grida)

LINA:
Gran Dio!

FINE
 

 


Omaggio a Verdi nel 100° anniversario della scomparsa

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