Elvira d'Aragona, Il Corsaro di Venezia e Il Proscritto.Ernani o l'onor castigliano
rappresentato anche come
Dramma lirico in quattro parti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Paria Piave
Tratto dal dramma Ernani di Victor Hugo
Prima: Venezia, Teatro La Fenice, 9 marzo 1844
Ernani , Don Giovanni di Aragona, il bandito, Tenore
Don Carlo, re di Spagna, Baritono
Don Ruy Gomez de Silva, grande di Spagna, Basso
Elvira, sua nipote e fidanzata, Soprano
Giovanna, di lei nutrice, Mezzosoprano
Don Riccardo, scudiero del re, Tenore
Jago, scudiero di Don Ruy Gomez, Basso
Banditi, Cavalieri, Vassalli, Cortigiani, Principi elettori, Paggi e Dame di Corte
Luogo:
Parte I, nelle montagne d'Aragona e nel castello di Don Ruy Gomez de Silva
Parte II, nello stesso castello
Parte III, in Aquisgrana
Parte IV, in Saragozza
Epoca: 1519.
Parte prima: Il bandito.
Parte seconda: L'ospite.
Parte terza: La clemenza.
Parte quarta: La maschera.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA I
Magnifica sala nel palazzo di Don Ruy Gomez de Silva. Porte che mettono a vari
appartamenti. Intorno alle pareti veggonsi disposti entro ricche cornici, sormontate da
corone ducali e stemmi dorati, i ritratti della famiglia di Silva. Presso ciascun ritratto
vedesi collocata una completa armatura equestre, corrispondente all'epoca in cui il
dipinto personaggio viveva. Avvi pure una
ricca tavola con presso un seggiolone ducale di quercia.
Cavalieri e Paggi di Don Ruy, Dame, Damigelle di Elvira riccamente abbigliate.
TUTTI:
Esultiamo! Letizia ne innondi!
Tutto arrida di Silva al castello;
no, di questo mai giorno più bello,
dalla balza d'oriente spuntò.
Esultiamo! Esultiam!
DAME:
Quale fior che le aiuole giocondi,
olezzando dal vergine stelo,
cui la terra vagheggia ed il cielo,
è d'Elvira la rara beltà.
CAVALIERI:
Tale fior sarà colto, adorato,
dal più bello e gentil cavaliere,
ch'ora vince in consiglio e sapere
quanti un dì col valore eclissò.
TUTTI:
Sia il connubio, qual merta, beato,
e se lieto esser possa di prole,
come in onda ripetesi il sole,
de' parenti abbia senno e beltà.
Esultiamo! Esultiam!
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA II
Detti, Jago, e Silva, che pomposamente vestito da grande di Spagna, va a sedersi sul
seggiolone ducale.
SILVA:
Jago, qui tosto il pellegrin adduci.
(Jago esce, e tosto compare Ernani sulla porta vestito da pellegrino)
ERNANI:
Sorrida il cielo a voi.
SILVA:
T'appressa, o pellegrin... chiedi, che brami?
ERNANI:
Chieggo ospitalità.
SILVA: (indicando i quadri)
Fu sempre sacra a' Silva, e lo sarà.
Qual tu sia, donde venga,
io già saper non voglio.
Ospite mio sei tu, ti manda Iddio...
disponi.
ERNANI:
A te, signor, mercè.
SILVA:
Non cale; qui l'ospite è signor.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA III
S'apre la porta dell'appartamento di Elvira, ed ella entra in ricco abbigliamento nuziale,
seguita dai giovani Paggi ed Ancelle.
SILVA: (a Ernani)
Vedi? La sposa mia s'appressa.
ERNANI:
Sposa!
SILVA:
(a Ernani)
Fra un'ora...
(a Elvira)
A che d'anello e di ducal corona,
non t'adornasti, Elvira?
ERNANI:
Sposa!! Fra un'ora!!! Adunque
di nozze il dono io voglio offrirti, o duca.
SILVA:
Tu?
ERNANI:
Sì.
ELVIRA:
(Che intendo! )
SILVA:
E quale?
ERNANI: (gettando il travestimento)
Il capo mio.
ELVIRA:
(Ernani egli è!) Gran Dio!
ERNANI:
Oro, quant'oro ogni avido
puote saziar desìo,
a tutti v'offro, abbiatelo
prezzo del sangue mio.
Mille guerrier m'inseguono,
siccome belva i cani...
sono il bandito Ernani,
odio me stesso e il dì.
ELVIRA:
(Ohimè, ohimè, si perde il misero!)
Silva: (a' suoi)
Smarrita ha la ragione.
ERNANI:
I miei dispersi fuggono,
vostro son io prigione,
al re mi date, e premio...
SILVA:
Ciò non sarà, lo giuro;
rimanti qui sicuro.
Silva giammai tradì, ecc.
ELVIRA:
Ohimè, si perde il misero, ohimè!, ecc.
ERNANI:
Al re mi date, mi date al re, ecc.
SILVA:
In queste mura ogn'ospite
ha i dritti d'un fratello.
Olà, miei fidi, s'armino
le torri del castello.
(a Elvira)
Seguitemi.
(Accenna ad Elvira di entrar nelle sue stanze con le Ancelle, e seguito da' suoi parte)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA IV
Elvira, partito Silva, fa alcuni passi per seguire le Ancelle, indi si ferma e, uscite
quelle, torna ansiosa ad Ernani, che sdegnosamente la respinge.
ERNANI:
Tu, perfida...
Come fissarmi ardisci?
ELVIRA:
A te il mio sen,
ferisci, ma fui
e son fedel, sì.
Fama te spento credere,
fece dovunque...
ERNANI:
Spento!
Io vivo ancora!
Elvira:(mostrandogli il pugnale celato)
Memore del fatto giuramento,
sull'ara stessa estinguere
me di pugnal volea, ah...
(piangendo)
non sono rea come tu sei crudel.
ERNANI:
Tergi il pianto,
mi perdona, fu delirio.
T'amo, sì, t'amo ancor.
ELVIRA:
Caro accento!
Al cor mi suona
più potente del dolor.
Elvira e Ernani: (a due)
Ah, morir, potessi adesso,
o mio Ernani (mia Elvira), sul tuo petto.
Preverrebbe questo amplesso
la celeste voluttà.
Solo affanni il nostro affetto
sulla terra a noi darà.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA V
Silva, che vedendoli abbracciati si scaglia furibondo tra loro,col pugnale alla mano, e
detti.
SILVA:
Scellerati, il mio furore
non ha posa, non ha freno;
strapperò l'ingrato core,
vendicarmi saprò almeno.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA VI
Jago frettoloso, e detti.
JAGO:
Alla porta del castello
giunse il re con un drappello.
Vuole ingresso...
SILVA:
(dopo aver pensato, dice:)
S'apra al re.
(Jago parte)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA VII
Silva, Elvira ed Ernani.
Ernani:
Morte invoco or io da te.
SILVA:
No, vendetta più tremenda
vo' serbata alla mia mano;
(ad Ernani)
vien, ti cela, ognuno invano
rinvenirti tenterà.
A punir l'infamia orrenda
Silva solo basterà.
Elvira e Ernani:
La vendetta più tremenda,
su me compia la tua mano,
ma con lui/lei ti serba umano,
abbi un'aura di pietade.
L'ira tua su me sol penda;
colpa in lui/lei no giuro non v'ha.
SILVA:
A punir l'infamia orrenda
Silva solo basterà.
(Ernani entra in un nascondiglio apertogli da Silva dietro il proprio ritratto. Elvira si
ritira nelle sue stanze)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA VIII
Silva, Don Carlo, Don Riccardo con seguito di Cavalieri.
CARLO:
Cugino, a che munito il tuo castel ritrovo?
(Silva s'inchina senza parlare)
Rispondimi.
SILVA:
Signore...
CARLO:
Intendo... Di ribellione l'idra,
miseri conti e duchi, ridestate...
Ma veglio anch'io, e ne' merlati covi
quest'idre tutte soffocar saprò,
e covi e difensori abbatterò.
Parla...
SILVA:
Signore, i Silva son leali.
CARLO:
Vedremo... De' ribelli
l'ultima torma, vinta, fu dispersa;
il capo lor bandito,
Ernani, al tuo castello ebbe ricetto.
Tu me'l consegna, o il foco, ti prometto,
qui tutto s'appianerà!
S'io fede attenga, tu saper ben puoi.
SILVA:
Nol niego, è ver
tra noi un pellegrino giunse,
ed ospitalità chiese per Dio;
tradirlo non degg'io.
CARLO:
Sciagurato!
E il tuo re tradir vuoi tu?
SILVA:
Non tradiscono i Silva.
CARLO:
Il capo tuo,
o quel d'Ernani io voglio.
Intendi?
SILVA:
Abbiate il mio.
CARLO:
Tu, Don Riccardo,
a lui togli la spada.
(agli altri, mentre Riccardo eseguisce)
Voi, del castello,
ogni angolo cercate,
scoprite il traditore.
SILVA:
Fida è la rocca come il suo signore.
(parte de' Cavalieri escono)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA IX
Don Carlo, Silva, Don Riccardo e parte de' Cavalieri.
Carlo: (con fuoco, a Silva)
Lo vedremo, veglio audace,
se resistermi potrai,
se tranquillo sfiderai,
la vendetta del tuo re.
Essa rugge sul tuo capo;
pensa pria che tutto scenda,
più feroce, più tremenda
d'una folgore su te.
SILVA:
No, de' Silva il disonore
non vorrà d'Iberia un re.
CARLO:
Il tuo capo, o il traditore,
altro scampo, no, non v'è.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA X
Cavalieri che rientrano portando fasci d'armi, e detti.
Coro:
Fu esplorata del castello
ogni latebra più occulta;
tutto invano, del ribello
nulla traccia si scoprì.
Fur le scolte disarmate;
l'ira tua non andrà inulta,
ascoltar non dÍi pietade
per chi fede, onor tradì.
CARLO:
Fra tormenti parleranno,
il bandito additeranno.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XI
Elvira che esce precipitosamente dalle sue stanze seguita da Giovanna e Ancelle, e detti.
Elvira: (Gettandosi ai piedi di Carlo)
Deh, cessate... in regal core
non sia muta la pietà.
CARLO:
(sorpreso)
Tu me'l chiedi? Ogni rancore
(rialzandola)
per Elvira tacerà.
(a Silva)
Della tua fede statico,
questa donzella sia.
Mi segua... o del colpevole...
SILVA:
No, no; ciò mai non fia.
Deh, sire, in mezzo all'anima
non mi voler ferir...
Io l'amo... al vecchio misero
solo conforto è in terra...
non mi volerla togliere...
pria questo capo atterra...
CARLO:
Adunque, Ernani?
SILVA:
Seguati,
la fè non vo' tradir.
Coro:
Ogni pietade è inutile,
t'è forza l'obbedir.
Carlo: (ad Elvira)
Vieni meco, sol di rose
intrecciarti ti vo' la vita;
vieni meco, ore penose
per te il tempo non avrà.
Tergi il pianto, o giovinetta,
dalla guancia scolorita;
pensa al gaudio che t'aspetta,
che felice ti farà.
Giovanna e Ancelle:
(Ciò la morte a Silva affretta
più che i danni dell'età. ecc)
Riccardo e Cavalieri: (a Elvira)
Credi, il gaudio che t'aspetta
te felice renderà, ecc.
SILVA:
(Sete ardente di vendetta,
Silva appien ti appagherà, ecc)
ELVIRA:
(Ah, la sorte che m'aspetta
il mio duolo eternerà, ecc)
CARLO:
Ah, vieni meco, sol di rose, ecc.
(Il Re parte col suo seguito, seco traendo Elvira appoggiata al braccio di Giovanna; le
Ancelle entrano nelle stanze della loro signora)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XII
Silva
Silva: (Dopo avere veduto immobile partire il re col suo seguito)
Vigili pure il ciel sempre su te.
L'odio vivrà in cor mio pur sempre, o re.
(Corre alle armature che sono presso i ritratti, ne trae due spade, e va quindi ad aprire
il nascondiglio di Ernani)
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XIII
Ernani e detto
SILVA:
Esci... a te... scegli... seguimi.
ERNANI:
Seguirti?... dove?
SILVA:
Al campo.
ERNANI:
Nol vo'... nol deggio...
SILVA:
Misero!
Di questo acciaro al lampo
impallidisci?... Seguimi.
ERNANI:
Mel vietan gli anni tuoi.
SILVA:
Vien, ti disfido, o giovane;
uno di noi morrà.
ERNANI:
Tu m'hai salvato, uccidimi,
Ma ascolta, per pietà!
SILVA:
Morrai...
ERNANI:
Morrò, ma pria
l'ultima prece mia...
SILVA:
Volgerla a Dio tu puoi.
ERNANI:
No... la rivolgo a te.
SILVA:
Parla... (ho l'inferno in me)
ERNANI:
Ah, una sol volta, un'ultima
fa ch'io la vegga...
SILVA:
Chi?
ERNANI:
Elvira.
SILVA:
Or, or partì:
seco la trasse il re.
ERNANI:
Vecchio, che mai facesti?
Nostro rivale egli è.
SILVA:
Oh, rabbia!... Il ver dicesti?
ERNANI:
L'ama.
Silva: (furente per la scena)
Vassalli, all'armi!
ERNANI:
A parte dêi chiamarmi
di tua vendetta
SILVA:
No.
Te prima ucciderò.
ERNANI:
Teco la voglio compiere,
poscia m'ucciderai.
SILVA:
La fè mi serberai?
ERNANI:
(Gli consegna un corno da caccia)
Ecco il pegno: nel momento
in che Ernani vorrai spento,
se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
SILVA:
A me la destra... giuralo.
ERNANI:
Pel padre mio lo giuro.
Ernani e Silva: (a due)
Iddio n'ascolti, e vindice
punisca lo spergiuro;
l'aura, la luce manchino,
sia infamia al mentitor.
[Esiste un finale ampliato con aria e cabaletta di Ernani]
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XIV
I cavalieri di Silva entrano frettolosamente
Cavalieri:
Salvi ne vedi, e liberi
a' cenni tuoi, signor.
SILVA:
L'ira mi torna giovane,
s'insegua il rapitor.
Ernani e Silva:
In arcione, cavalieri;
armi, sangue, vendetta.
Cavalieri:
Pronti vedi li tuoi cavalieri,
per te spirano sangue, vendetta.
Ernani e Silva:
Sangue, sangue, vendetta, vendetta;
Silva stesso ti guida, v'affretta,
premio degno egli darvi saprà.
Cavalieri:
Sangue, sangue, vendetta, vendetta;
se di Silva la voce gli affretta,
più gagliardo ciascuno sarà!
Ernani e Silva, Cavalieri: (brandendo le spade)
Questi brandi, di morte forieri,
d'ogni cor troveranno la strada.
Chi resister s'attenti, pria cada,
fia delitto il sentire pietà.
[Finale comprendente aria e cabaletta di Ernani, scritto da Verdi per il tenore Nicolai
Ivanov - Parma, 1845 ]
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XIV
Jago, Silva
JAGO:
D'Ernani i fidi chiedono
parlare al duca lor.
SILVA:
Or ben. Fa che avanzino
Infiamma il loro ardor.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XV
Ernani
ERNANI:
Padre, con essi intrepido
m'avrai vendicator.
Odi il voto, o grande Iddio,
che al tuo soglio un cor ti porta;
deh, ti piaccia il brando mio
di quel sangue dissetar.
Nell'angoscia del mio core
questo è sol che mi conforta:
del trafitto genitore
l'ombra inulta alfin placar.
ATTO SECONDO - L'ospite
SCENA XVI
Ernani, Banditi
Coro di banditi:
Vieni, con te dividere
vogliamo gioie e pene;
imponi, e come folgori
teco saprem pugnar.
ERNANI:
Verrete voi? Giuratelo!
Coro di banditi:
Giuriam sul nostro acciar!
ERNANI:
Ah!
Sprezzo la vita: né più m'alletta
che per la speme della vendetta
gioia del forte che non rifiuta
per lei morir.
Coro:
È la vendetta gioia del forte
per la vendetta bello è il morir.
(tutti partono, brandendo le spade)
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA I
Sotterranei sepolcrali che rinserrano la tomba di Carlo Magno in Acquisgrana. A destra
dello spettatore avvi lo stesso monumento con porta di bronzo, sopra la quale leggesi in
lettere cubitali l'iscrizione "Karolo Magno": in fondo scalea che mette alla
maggior porta del sotterraneo, nel quale si vedranno altri minori sepolcri; sul piano
della scena altre porte che conducono ad altri sotterranei.
Due lampade pendenti dal mezzo spandono una fioca luce su quegli avelli. Don Carlo e Don
Riccardo avvolti in ampi mantelli oscuri entrano guardinghi dalla porta principale. Don
Riccardo precede con una fiaccola.
Carlo, Riccardo
CARLO:
È questo il loco?
Riccardo:
Sì...
CARLO:
È l'ora?
Riccardo:
È questa.
Qui s'aduna la lega...
CARLO:
... che contro me cospira!
Degli assassini al guardo
l'avel mi celerà di Carlo Magno.
E gli elettor?
Riccardo:
Raccolti,
cribrano i dritti a cui spetti del mondo
la più bella corona, il lauro invitto
de' Cesari decoro.
CARLO:
Lo so. Mi lascia...
(Riccardo va per partire)
Ascolta:
se mai prescelto io sia,
tre volte il bronzo ignivomo
dalla gran torre tuoni.
Tu poscia scendi a me; qui guida Elvira.
Riccardo:
E vorreste?
CARLO:
Non più... Fra questi avelli
converserò co' morti
e scoprirò i ribelli.
(Don Riccardo parte)
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA II
Carlo
CARLO:
Gran Dio! costor sui sepolcrali marmi
affilano il pugnal per trucidarmi.
Scettri!... dovizie!... onori!...
bellezza!... gioventù!... che siete voi?
Cimbe natanti sovra il mar degl'anni,
cui l'onda batte d'incessanti affanni,
finchÈ giunto allo scoglio della tomba
con voi nel nulla il nome vostro piomba!
Oh, de' verd'anni miei
sogni e bugiarde larve,
se troppo vi credei,
l'incanto ora disparve.
S'ora chiamato sono,
al più sublime trono,
della virtù com'aquila
sui vanni m'alzerò, ah,
e vincitor de' secoli
il nome mio farò.
(Apre con chiave la porta del monumento di Carlo Magno e vi entra)
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA III
Schiudonsi le porte minori del sotterraneo, e vi entrano guardinghi ed avvolti in grandi
mantelli i Personaggi della Lega portando fiaccole.
Coro I:
Ad augusta!
Coro II:
Chi va là?
Coro I:
Per angusta!
Coro II:
Bene sta.
Tutti:
Per la lega santo ardor
l'alme invada, accenda i cor.
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA IV
Detti, Silva, Ernani e Jago vestiti come i primi.
Silva, Ernani e Jago: (a tre)
Ad augusta!
Coro:
Per angusta!
Silva, Ernani e Jago: (a tre)
Per la lega...
Coro:
Santa e giusta!
Tutti:
Dalle tombe parlerà
del destin la volontà.
Silva: (salendo sopra una delle minori tombe)
All'invito manca alcuno?
Lega:
Qui codardo havvi nessuno.
SILVA:
Dunque svelisi il mistero:
Carlo aspira al sacro impero.
Jago e Coro:
Spento pria qual face cada.
(Tutti spegono contro terra le faci)
Dell'iberica contrada
Franse i dritti... s'armerà
ogni destra che qui sta.
SILVA:
Una basti... la sua morte
ad un sol fidi la sorte.
(Ognuno trae dal seno una tavoletta, v'incide col pugnale la propria cifra, e la getta in
un avello scoperchiato)
Coro:
È ognun pronto in ogni evento...
a ferire od esser spento.
(Silva si appressa lentamente all'avello, ne cava una tavoletta; tutti ansiosi lo
circondano)
Qual si noma?
SILVA:
Ernani.
Jago e Lega:
È desso!!!
Ernani: (con trasporto di giubilo)
Oh, qual gaudio m'è concesso!!!
Padre, ah, padre!
Jago e Coro:
Se cadrai,
vendicato ben sarai.
Silva: (sottovoce ad Ernani)
L'opra, o giovine, mi cedi.
ERNANI:
Me sì vile, o vecchio, credi?
SILVA:
La tua vita, gli aver miei
io ti dono...
ERNANI:
No.
Silva: (mostrandogli il corno)
Potrei
ora astringerti a morir.
ERNANI:
No, no, vorrei prima ferir.
SILVA:
Dunque, o giovane, t'aspetta
la più orribile vendetta.
Tutti:
Noi fratelli in tal momento
stringa un patto, un giuramento.
(Tutti si abbracciano, e nella massima agitazione traendo le spade prorompono nel seguente
inno)
Coro:
Si ridesti il Leon di Castiglia
e d'Iberia ogni monte, ogni lito
eco formi al tremendo ruggito,
come un dì contro i Mori oppressor.
Siamo tutti una sola famiglia,
pugnerem colle braccia, co' petti;
schiavi inulti più a lungo e negletti
non sarem finché vita abbia il cor.
Morte colga o n'arrida vittoria,
pugnerem, ed il sangue de' spenti
nuovo ardir ai figliuoli viventi,
forze nuove al pugnare darà.
Sorga alfine radiante di gloria,
sorga un giomo a brillare su noi...
sarà Iberia feconda d'eroi,
dal servaggio redenta sarà.
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA V
Don Carlo alla porta del monumento, e detti.
Coro:
(S'ode un colpo di cannone)
Qual rumore!!
(Altro colpo di cannone, e la porta del monumento si apre)
Che sarà?
Il destin si compirà.
(Terzo colpo di cannone, e Don Carlo si mostra sulla soglia)
Carlo Magno imperator!!
(atterriti)
CARLO:
(picchia tre volte col pomo del pugnale sulla porticella di bronzo, poi esclama con
terribile voce:)
Carlo Quinto, o traditor!
ATTO TERZO - La clemenza
SCENA VI
S'apre la gran porta del sotterraneo, e allo squillar delle trombe entrano sei Elettori
vestiti di broccato d'oro seguiti da Paggi che portano sovra cuscini di velluto lo
scettro, la corona e le altre insegne imperiali. Ricco corteo di Gentiluomini e Dame
Alemanne e Spagnole circonda l'imperatore. Fra le ultime vedesi Elvira seguita da
Giovanna. Nel fondo saranno spiegate le bandiere dell'impero, e molte fiaccole portate da
soldati illumineranno la scena. Don Riccardo è alla testa del corteggio.
Riccardo:
L'elettoral consesso v'acclamava
augusto imperatore,
e le cesaree insegne,
o Sire, ora v'invia.
CARLO:
(agli elettori)
La volontà del ciel sarà la mia.
Questi ribaldi contro me cospirano.
(ai congiurati)
Tremate, o vili, adesso?
E tardi!... tutti in mano mia qui siete...
la mano stringerò, tutti cadrete.
Dal volgo si divida
(alle guardie che eseguiscono, lasciando Ernani tra il volgo)
solo chi è conte o duca,
prigion sia il volgo, ai nobili la scure.
ERNANI:
Decreta dunque, o re, morte a me pure.
(avanzando fieramente fra i nobili e scoprendosi il capo)
Io son conte, duca sono
di Segorbia, di Cardona...
Don Giovanni d'Aragona
riconosca ognun in me.
Or di patria e genitore
mi sperai vendicatore...
non t'uccisi... t'abbandono
questo capo... il tronca, o re.
CARLO:
Sì, cadrà... con altri appresso.
Elvira: (gettandosi ai piedi di Carlo)
Ah! Signor, se t'è concesso
il maggiore d'ogni trono,
questa polvere negletta
or confondi col perdono...
sia lo sprezzo tua vendetta
che il rimorso compirà.
CARLO:
Taci, o donna.
ELVIRA:
Ah no, non sia.
Parlò il ciel per voce mia,
virtù augusta è la pietà.
(Si alza)
CARLO:
(concentrato, fissando la tomba di Carlo Magno)
O sommo Carlo, - più del tuo nome
le tue virtudi - aver vogl'io,
sarò, lo giuro - a te ed a Dio,
delle tue gesta - imitator.
(dopo qualche pausa)
Perdono a tutti - (mie brame ho dome).
(guidando Elvira tra le braccia di Ernani)
Sposi voi siate, - v'amate ognor.
A Carlo Magno - sia gloria e onor.
Tutti:
Sia lode eterna - Carlo, al tuo nome.
Tu, re clemente - somigli a Dio,
perché l'offesa - coprì l'oblio,
perché perdoni - agli offensor.
Il lauro augusto - sulle tue chiome
acquista insolito - divin fulgor.
A Carlo Quinto - sia gloria e onor. ecc.
SILVA:
(Oh mie speranze - vinte, non dome,
tutte appagarvi - saprò ben io;
per la vendetta, - per l'odio mio
avrà sol vita - in seno il cor.
Canute gli anni - mi fer le chiome;
ma inestinguibile - è il mio livor...
Vendetta gridami - l'offeso onor. ecc)
CARLO:
Sarò, lo giuro - a te ed a Dio,
delle tue gesta - imitator.
A Carlo Magno - sia gloria e onor! ecc.
ATTO QUARTO - La maschera
SCENA I
Terrazzo nel palazzo di Don Giovanni d'Aragona in Saragozza.
A destra ed a manca sonvi porte che mettono a vari appartamenti; il fondo è chiuso da
cancelli, attraverso i quali vedonsi i giardini del palazzo illuminati e parte di
Saragozza. Nel fondo a destra dello spettatore avvi una grande scalea che va nei giardini.
Da una scala a sinistra di chi guarda odesi la lieta musica delle danze.
Gentiluomini, Dama, Maschere, Paggi ed Ancelle vanno e vengono gaiamente tra loro
discorrendo.
Tutti:
Oh, come felici - gioiscon gli sposi!
saranno quai fiori - cresciuti a uno stel.
Cessò la bufera - dei dì procellosi;
sorrider sovr'essi - vorrà sempre il ciel.
ATTO QUARTO - La maschera
SCENA II
Comparisce una Maschera tutta chiusa in nero domino, che guarda impaziente d'intorno, come
chi cerca con premura alcuno.
Coro I:
Chi è costui che qui s'aggira
vagolando in nero ammanto?
Coro II:
Sembra spettro che un incanto
dalle tombe rivocò.
Coro I: (attorniando la maschera)
Par celare a stento l'ira.
Coro II:
Ha per occhi brage ardenti.
Tutti:
Vada, fugga dai contenti,
che il suo aspetto funestò.
(La Maschera, dopo qualche atto di minacciosa collera, s'invola alla comune curiosità,
scendendo ne' giardini)
ATTO QUARTO - La maschera
SCENA III
Sopraggiungono altre Maschere dalla sala da ballo.
Tutti:
Sol gaudio, sol festa - qui tutto risuoni,
palesi ogni labbro - la gioia del cor!
Qui solo di nozze - il canto s'intuoni...
un nume fe' paghe - le brame d'amor.
(Tutti partono, la musica delle danze tace; si spengono le faci e tutto resta in un
profondo silenzio).
ATTO QUARTO - La maschera
SCENA IV
Elvira ed Ernani vengono dalla sala da ballo, avviandosi alla destra dello spettatore,
ov'è la stanza nuziale.
ERNANI:
Cessaro i suoni, disparì ogni face,
di silenzii e mistero amor si piace.
Ve' come gli astri stessi, Elvira mia,
sorrider sembrano al felice imene...
ELVIRA:
Così brillar vedeali
di Silva dal castello, allor che mesta
io ti attendeva... e all'impaziente core
secoli eterni rassembravan l'ore.
Or meco alfin sei tu...
ERNANI:
E per sempre.
ELVIRA:
O gioia!
ERNANI:
Sì, sì, per sempre tuo...
Elvira e Ernani
Fino al sospiro estremo
un solo core avremo.
(S'ode un lontano suon di corno)
ERNANI:
(Maledizion di Dio!)
ELVIRA:
Il riso del tuo volto fa ch'io veda.
(S'ode altro suono)
ERNANI:
(Ah, la tigre domanda la sua preda!)
Elvira: (spaventata)
Cielo!... Che hai tu?... Che affanni!...
Ernani: (delirante)
Non vedi, Elvira, un infernal sogghigno,
che me, tra l'ombre, corruscante irride?...
È il vecchio!... il vecchio!... mira!...
ELVIRA:
Ohimè, smarrisci i sensi!
(I suoni ingagliardiscono appressandosi)
ERNANI:
(Egli mi vuole!) Ascolta, o dolce Elvira...
solo ora m'ange una ferita antica...
Va tosto per un farmaco, o diletta...
ELVIRA:
Ma tu, signor!...
ERNANI:
Se m'ami, va, t'affretta.
(Elvira va nelle stanze nuziali)
ATTO TERZO - La maschera
SCENA V
Ernani
ERNANI:
Tutto ora tace intorno;
forse fu vana illusion la mia!...
Il cor, non uso ad esser beato,
sognò forse le angosce del passato.
Andiam...
(Va per seguire Elvira)
ATTO TERZO - La mascheraa
SCENA VI
Detto e Silva mascherato.
Silva: (fermandosi a capo della scala)
T'arresta.
Ernani: (spaventato)
(È desso!
Viene il mirto a cangiarmi col cipresso!)
Silva: (mostrandogli il corno)
Ecco il pegno: nel momento
in che Ernani vorrai spento,
se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
(appressandoglisi e smascherandosi)
Sarai tu mentitor?...
ERNANI:
Ascolta un detto ancor!
Solingo, errante, misero,
fin da' prim'anni miei,
d'affanni amaro un calice,
tutto ingoiar dovei.
Ora che alfine arridere
mi veggo il ciel sereno,
lascia ch'io libi almeno
la tazza dell'amor.
SILVA:
(fieramente presentandogli un pugnale e un veleno)
Ecco la tazza... scegliere,
ma tosto, io ti concedo.
ERNANI:
Gran Dio!
SILVA:
Se tardi od esiti...
ERNANI:
Ferro e velen qui vedo!
Duca... rifugge l'anima...
SILVA:
Dov'è l'ispano onore,
spergiuro, mentitore?...
ERNANI:
Ebben... porgi... morrò!
(Prende il pugnale)
ATTO QUARTO - La maschera
Scena Ultima
Detti ed Elvira dalle stanze nuziali.
Elvira: (ad Emani)
Ferma, crudele, estinguere
perché vuoi tu due vite?
(a Silva)
Quale d'Averno demone
ha tali trame ordite?
Presso al sepolcro mediti,
compisci tal vendetta!...
La morte che t'aspetta,
o vecchio, affretterò.
(Va per iscagliarlisi contro, poi s'arresta)
Ah, ma che diss'io? perdonami...
L'angoscia in me parlò.
SILVA:
È vano, o donna, il piangere...
È vano... io non perdono.
ERNANI:
(La furia è inesorabile)
Elvira: (a Silva)
Figlia d'un Silva io sono.
Io l'amo... indissolubile
nodo mi stringe a lui.
Silva: (con feroce ironia)
L'ami!... morrà costui,
per tale amor morrà.
ELVIRA:
Per queste amare lagrime
di me, di lui pietà.
ERNANI:
Quel pianto, Elvira, ascondimi...
ho d'uopo di costanza...
ELVIRA:
Pietà!
ERNANI:
L'affanno di quest'anima
ogni dolore avanza...
ELVIRA:
Di lui, di me pietade.
ERNANI:
Un giuramento orribile
ora mi danna a morte.
ELVIRA:
Pietà!
SILVA:
No.
ERNANI:
Fu scherno della sorte
la mia felicità.
ELVIRA:
Di lui, di me pietà!
SILVA:
Morrà... morrà, per tale amor morrà!
È vano, o donna, il piangere...
è vano... io no, non perdono.
Sì, per tale amor morrà!
ERNANI:
Non ebbe di noi miseri,
non ebbe il ciel pietà.
SILVA:
(appressandoglisi minaccioso)
Se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
ERNANI:
Intendo... intendo... compiasi
il mio destin fatale.
(Si pianta il pugnale nel petto)
ELVIRA:
Che mai facesti, ahi misero?
Ch'io mora!... a me il pugnale...
SILVA:
No, sciagurata... arrestati,
il delirar non vale...
ERNANI:
Elvira!... Elvira!...
ELVIRA:
Attendimi...
Sol te seguir desio...
ERNANI:
Vivi... d'amarmi e vivere...
cara... t'impongo... addio...
Elvira e Ernani:
Per noi d'amore il talamo
di morte fu l'altar.
SILVA:
(Delle vendette il demone
qui venga ad esultar)
ERNANI:
Elvira, Elvira, addio!
ELVIRA:
Attendimi.
SILVA:
(Qui venga!)
(Ernani spira ed Elvira sviene)
FINE
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